Il business della ‘ndrangheta nel traffico delle auto rubate, 12 arresti in Piemonte

Un’associazione criminale dedita alla commissione di furti, riciclaggio e ricettazione di veicoli, mezzi d’opera e merci varie trasportate a bordo di container e stata sgominata dai carabinieri di Alessandria e Tortona. Ventitré le perquisizioni effettuate dagli uomini dell’Arma, 12 invece gli arresti. La vasta operazione ha visto l’impiego dei militari del Nucleo investigativo del reparto operativo di Alessandria e della Compagnia di Tortona, coordinati dalla Procura della Repubblica e coadiuvati da 120 uomini appartenenti alle altre Compagnie del Comando Provinciale e a quelli dell’Arma territorialmente competenti per le altre province del nord Italia interessate.

Le indagini

Le indagini sono iniziate in seguito al ritrovamento nel Tortonese di diversi mezzi rubati. La refurtiva, rubata nel nord Italia, in particolare nelle province di Verona e Milano, secondo l’accusa, veniva poi nascosta all’interno di capannoni di proprietà o affittati da privati, dove i mezzi venivano svuotati della merce trasportata e poi “cannibalizzati” o, mediante l’alterazione dei telai e delle targhe, contraffatti per essere rivenduti. I riscontri effettuati dai Carabinieri hanno anche accertato come, in una circostanza, i trattori rubati erano stati già caricati su un bilico per essere portati in provincia di Caserta, dove erano stati già rivenduti ad un nuovo acquirente.

Un calabrese al vertice dell’organizzazione

Al vertice dell’organizzazione, in cui i ruoli degli associati erano ben definiti, ci sarebbe un italiano, di origini calabresi, e un cittadino egiziano. Il primo – riporta Rai Piemonte – sovrintendeva all’attività di riciclaggio e smercio della refurtiva, mentre il secondo, insieme ad altri due extracomunitari, era quello che si occupava di individuare e rubare i mezzi di trasporto. Il calabrese, inoltre, si avvaleva a sua volta di altri tre soggetti, tutti di nazionalità italiana, ai quali era affidata, sotto la sua supervisione, la responsabilità dell’occultamento dei mezzi rubati all’interno di capannoni inutilizzati o in disuso, e della successiva alterazione dei numeri di telaio per la loro successiva commercializzazione. Alcune delle figure arrestate, in passato, erano rimaste già coinvolte, in altre indagini che avevano riguardato soggetti appartenenti o contigui ad associazioni di stampo mafioso di matrice ‘ndranghetista, operanti nel settore del trasporto merci e della logistica del tortonese mediante imprese del settore spesso intestate a loro congiunti.