Il Cesena in Serie B raccontato da Michele Napoli: “Orgoglioso del nostro cammino”

Fonte: Il Resto del Carlino

Tutta colpa di Massimiliano Mirabelli, oggi direttore sportivo del Padova ma calabrese purosangue. È stato proprio lui a inventare e a comporre l’inscindibile e imprescindibile coppia formata da mister Domenico ‘Mimmo’ Toscano e dal suo fidato assistente e amico, Michele Napoli, cosentino come Mirabelli, al secondo anno alla guida del Cesena.

Correva l’anno 2007 e Napoli, nato a Cosenza il 12 maggio del 1969, aveva smesso pochi mesi prima di giocare, una carriera da bomber fra le giovanili del Cosenza con Franco Gagliardi, Interregionale ed Eccellenza calabrese terminata con un bottino di oltre 200 gol: “Volevo restare nel mondo del calcio quando arrivò questa proposta di Mirabelli che era stato prima mio compagno di squadra e poi mio allenatore. Portò Mimmo a Cosenza e così si formò la nostra coppia. Ci ha creato lui sotto tutti i punti di vista”.

Vice o assistente, che dir si voglia, si nasce o si diventa?

“Io lo sono nato, ma è un ruolo che mi è sempre piaciuto e che ho sempre vissuto con entusiasmo e partecipazione”.

Non le piacerebbe allenare una squadra sua?

“Me lo hanno chiesto in tanti, ma la mia risposta è sempre la stessa: no, sono del ruolo che ho, me lo sento cucito addosso. Mimmo ha sempre avuto per me la massima considerazione e mi ha fatto partecipare a tutti i processi decisionali facendomi sentire molto gratificato”.

Chi fa il vice è: uno che aspetta di fare il capo allenatore, uno che non se la sente di fare il capo allenatore, oppure uno che sta bene così?

“La risposta varia da persona a persona, nel mio caso la terza è quella che mi rispecchia”.

Confessi: a inizio stagione vi sareste mai aspettati di vivere un’annata sportiva di questo livello e di tale continuità?

“Dopo il campionato passato siamo stati indecisi se restare o andare perché avevamo una società (il Vicenza, ndr) che ci aveva fatto una proposta molto importante. Alla fine la decisione di restare a Cesena è stata presa anche considerando il lavoro che avevamo fatto l’anno scorso, eravamo convinti fosse la base di partenza per la stagione odierna. Sarei ipocrita e falso se dicessi che ci saremmo aspettati un cammino così, ma eravamo consapevoli che saremmo stati attrezzati per vincere, o almeno per portare avanti una stagione importante”.

Nella quale i giovani hanno rappresentato una parte importante e forse non del tutto inizialmente preventivata.

“I nostri giovani, alcuni dei quali come Pieraccini, Francesconi, Shpendi e David avevano già esordito l’anno scorso, sono stati la forza trainante di questo gruppo, anche se oltre al loro è stato fondamentale il contributo dei ‘grandi’. Così si è creata la giusta miscela esplosiva”.

Qual è stata la differenza rispetto al 2022-2023?

“Lo zoccolo duro del gruppo c’era già e il direttore Artico e la società sono stati bravi nel colmare quelle lacune che c’erano portando a Cesena gli uomini giusti e più adatti. E in questo modo il puzzle si è completato”.

Tutti i giocatori sono stati concordi nell’individuare una delle ragioni di questa stagione esaltante il lavoro e l’intensità in ogni allenamento.

“Questo è il nostro modo di intendere il calcio perché l’intensità delle sedute deve ricreare il clima della partita domenicale e perché quello che fai in settimana poi te lo porti in campo”.

Qual è stato il momento chiave della stagione?

“La trasferta di Gubbio quando, rimasti in 10 per un’espulsione ingiusta dopo pochi minuti, siamo stati in campo come se noi fossimo 12 e loro 10. Poi c’è stata la serie di otto vittorie di fila che è stata molto importante”.

Oltre a essere bravo lei è anche una sorta di portafortuna: in questi due anni quando ha sostituito Toscano la squadra non ha mai perso…

“Confesso che a parte un paio di circostanze, è sempre successo così anche negli anni passati. È andata bene per la squadra, per noi e per i ragazzi e questo era quello che contava”.