Il Cosenza Calcio 1914 SpA dal 1981 al 1986: da Cenzino Morelli a Peppino Carratelli

La scomparsa di Cenzino Morelli, primo presidente del glorioso Cosenza Calcio 1914 SpA, ci dà l’opportunità di ricordare i primi anni di quella società, che sono un po’ anche la storia della Città dei Bruzi. 

Nel 1981 il Cosenza è appena retrocesso in C2, non ha più un presidente dopo la drammatica fine di Elio Spadafora e, soprattutto, non si intravede la minima prospettiva di andare avanti. La gloriosa Associazione Sportiva (As) Cosenza ha accumulato un deficit di oltre due miliardi e le altre società (chi più, chi meno) si sono già costituite in Società per Azioni, oscuro oggetto del desiderio – all’epoca – per la nostra realtà.

L’assessore allo Sport Mario Romano (Psdi) intuisce il dramma del possibile fallimento e prende in mano le redini della situazione. Anzitutto spinge sui creditori affinché non affossino la società, poi sensibilizza politici ed imprenditori. Il baratro è scongiurato e nel mese di settembre del 1981 Romano nomina un gruppo di promotori per la costituzione della prima, sospirata SpA. Occorre reperire, però, un miliardo e mezzo. Impresa difficile ma non impossibile.

Il primo atto è la messa in liquidazione dell’As Cosenza, approvata col solo voto contrario dell’ex commissario Osvaldo Siciliano. Il presidente dell’assemblea è il giudice Quagliata (che sarebbe scomparso due anni dopo proprio al San Vito durante un Cosenza-Siena) che, narrano gli annali, appena qualche secondo prima di porre ai voti la proposta afferma commosso: “Vorrei ricordare a tutti che stiamo per decidere le sorti calcistiche di Cosenza nostra!”. Contemporaneamente, viene lanciata la campagna per la sottoscrizione delle azioni e nel giro di pochi giorni vengono raccolte quote per 900 milioni di vecchie lire e si procede alla costituzione di un comitato di reggenza del quale fanno parte Antonio “Toniuccio” Nunziata (anche lui morirà nel corso di una partita al San Vito, Cosenza-Messina, all’inizio degli anni Novanta), Mariano Gallucci e Carmine Sodano.

Ormai è fatta. Vincenzo Morelli, per tutti Cenzino, figlio di Mario, presidente della prima Serie B nel 1946, viene individuato come il simbolo del nuovo corso. Mario Romano e il sindaco Antonio Rugiero insieme al già immarcescibile Franco Covello lo contattano con successo e il 20 marzo del 1982 si costituisce ufficialmente il Cosenza Calcio 1914 SpA, presieduto da Morelli.

Franco Covello

Il popolo rossoblù, trascinato dagli Ultrà Cosenza, che dalla fine degli anni Settanta hanno dato vita al tifo organizzato sugli spalti del San Vito, torna a stringersi attorno alla squadra e nel giro di pochi mesi avviene il “miracolo” della promozione del Cosenza in C1 al termine di un campionato rocambolesco. Aita e compagni, guidati dal tecnico Renzo Aldi, coronano con successo una lunga rimonta e riportano a galla i colori rossoblù. 

La ristrutturazione societaria dà, lentamente, i suoi frutti. Morelli chiama nel ruolo di direttore sportivo la vecchia gloria Franco Rizzo, ex calciatore del Cosenza all’inizio della sua importante carriera che l’ha visto Campione d’Italia con la Fiorentina, grande protagonista con Cagliari, Bologna e Genoa e primo calciatore calabrese in assoluto a indossare la maglia azzurra della Nazionale. Rizzo allestisce una squadra di tutto rispetto, che vince il Torneo Angloitaliano (la finale al San Vito vede il Cosenza vincente 2-0 contro il Padova) e si piazza al 5° posto nel campionato di C1 acquisendo il diritto a giocare la Coppa Italia con le squadre di Serie A. 

Nell’estate del 1983 arrivano al San Vito il Napoli di Dirceu e l’Udinese di Zico e Causio e in entrambe le occasioni ci saranno più di 20mila spettatori. Ma nonostante tutto è ancora difficile scrollarsi di dosso la Serie C.

Nel 1984-85 il presidente Morelli vuole la Serie B. Nel ruolo di direttore sportivo arriva Roberto Ranzani, che porta a Cosenza giovani di sicuro avvenire (Simoni, Marino, Baldassarri, Simeoni) ma anche talenti consacrati come Costante Tivelli e Damiano Morra e punta con decisione sull’esplosione di Gigi Marulla, arrivato da qualche anno a Cosenza e che ha già lasciato intravedere le sue qualità nonostante una serie di infortuni. La squadra sembra dare garanzie, ma a metà campionato, dopo una bruciante sconfitta a Catanzaro, si arena e non basteranno i 18 gol di Gigi Marulla (capocannoniere del girone insieme a Pino Lorenzo del Catanzaro) per salire in Serie B. E’ grande però la soddisfazione per il successo nel derby di ritorno al San Vito contro il Catanzaro dopo 21 anni. Finirà 1-0 con lo storico gol di Aita davanti a 20.000 tifosi e con un epico bandierone rossoblù cucito a mano da Piero Romeo. Per la cronaca, a fine campionato, Gigi Marulla verrà ceduto al Genoa per due miliardi di vecchie lire: Oggi la definiremmo una plusvalenza da record…

Cenzino Morelli getta la spugna qualche mese dopo, all’indomani di una brutta sconfitta interna. Ufficialmente per motivi di lavoro e di famiglia, sostanzialmente perché politici e imprenditori l’hanno mollato. Gli succede Antonio Parise, titolare di una concessionaria di autolinee. Il Cosenza nel campionato 1985-86 si salva solo all’ultima giornata grazie al vecchio Tivelli e sarà il primo vero momento di crisi della SpA. A giugno del 1986 torna a scendere in campo la politica. Franco Covello rompe gli indugi e chiama un gruppo di esperti: l’avvocato Peppino Carratelii, i giudici Carmelo Copani e Francesco Mollace, Alvaro Iannuzzi e il commercialista Emilio Giglio. A loro era destinato il compito di creare una struttura in grado di evitare crisi economiche. Il 31 ottobre 1986, al cinema Italia, Peppino Carratelli viene eletto terzo presidente del Cosenza Calcio 1914 SpA, a capo di un direttivo corposo, comprendente fior di professionisti. Un gruppo serio e compatto, che dà vita ad una programmazione in piena regola. Il tecnico Gianni Di Marzio sostituisce Franco Liguori e, nel campionato successivo, il sogno della Serie B diventa finalmente realtà.