Il Cosenza come “Agata”. Gemmi guarda, stupisci…

Ci sono voluti poco più di quattro mesi per sputtanare l’ennesima presa per il culo di Gargamella. Il Cosenza Calcio è in piena zona playout, è reduce da quattro sconfitte consecutive (esattamente come nella stagione scorsa) e sta per esonerare l’allenatore (esattamente come nella stagione scorsa). Di conseguenza, tornano di prepotente attualità tutte le cazzate che sono uscite dalla bocca del direttore sportivo Gemmi in data 17 giugno 2022.

La conferenza stampa di presentazione di quella mattina di 4 mesi fa del nuovo direttore sportivo e del nuovo allenatore del Cosenza Calcio era stata annunciata, nella tarda serata del 16 giugno, soltanto da messaggi dell’addetto stampa ai suoi colleghi e senza neanche un piccolo cenno sul sito ufficiale o sui social. Un penoso trucco del mestiere per evitare di far arrivare davanti allo stadio Marulla qualche tifoso arrabbiato col presidente Gargamella per la mancata riconferma di Bisoli e l’ingaggio di un tecnico come Dionigi che definire in “bassa fortuna” sarebbe quasi un eufemismo. Ma tant’è. Nessuno comunque sarebbe andato al di là della normale invettiva nei confronti del nemico dei puffi e dei suoi nuovi lacché.

Tralasciando il “povero” Dionigi, che sinceramente ha fatto anche tenerezza mentre cercava disperatamente di arrampicarsi sugli specchi per “giustificare” il suo “palmares” di esoneri e fallimenti, non c’è dubbio che il mattatore della mattinata fosse stato il nuovo diesse, Gemmi Roberto da San Giorgio a Cremano, Napoli, non a caso il paese che ha dato i natali anche a Massimo Troisi. E non c’è dubbio che Gemmi abbia dato fondo a tutta la sua “napoletanità” per fronteggiare un gruppo di giornalisti che lui vedeva per la prima volta ma che (con pochissime eccezioni) è ed era piegato a 90 gradi alle esigenze di “spilorceria” di Gargamella.

E così, il buon Gemmi, s’era studiato un bel piano a tavolino di “comunicazione” e aveva deciso che il verbo da ripetere come un mantra per tutta la conferenza stampa, nonostante Gargamella, nonostante il budget da quattro soldi che ha avuto a disposizione, nonostante il “mezzo” allenatore che ha preso al mercato… degli sconti, sarebbe stato nientepopodimenoche “stupire”. Sì, proprio così, stupire. 

Citiamo testualmente: “Cosa mi ha convinto a venire a Cosenza? Per venire a Cosenza non c’è bisogno di convincere nessuno. Io sono orgoglioso di essere venuto a Cosenza, non ci è voluto molto. La mia trattativa non ha superato i tre minuti. E questo spirito che io ho, lo trasporto a venire qui. Io non convinco nessuno a venire a Cosenza, chi vuol venire trova la porta aperta, in base alle scelte che vogliamo fare. Che squadra sarà? La migliore possibile. Dare dei riferimenti è sbagliato. C’è un giudice supremo, il campo, insieme ai tifosi, che ci diranno se la squadra è forte e ha raggiunto l’obiettivo che meritava. L’obiettivo che abbiamo è quello di stupire…“. E lo ha ripetuto costantemente, facendolo pronunciare anche al suo allenatore, che a dire il vero non sembrava molto entusiasta di questa molto discutibile strategia di comunicazione.

Ma a furia di sentir ripetere “stupire”, “stupore” e tutti i vari derivati, ecco che s’è accesa la lampadina. In realtà, il mantra dello stupore è un vecchio stratagemma tutto napoletano per “colorire” un sacco di situazioni ed è il “segreto” del successo di una vecchissima macchietta dal titolo “Agata”, con versi di Gigi Pisano e musica di Giuseppe Cioffi, risalente addirittura al 1937 e portata alla ribalta da uno straordinario caratterista napoletano ovvero Nino Taranto. Un successo che poi ebbe anche una seconda “vita” nella cover di Nino Ferrer, che negli anni Settanta portò quella stessa macchietta a “Canzonissima“. 

“Agata” era ed è un tocco di sano cazzeggio, che non guasta mai, anche per dimostrare che, malgrado tutto, abbiamo sempre la “capa fresca” come dicono a Napoli.
Il tema di Agata è quello solito delle canzoni napoletane: il male d’amore, la donna zoccola (scusate il francesismo) e la precarietà della condizione economica (insomma ‘o muorte ‘e famme per usare l’idioma caro allo stesso Gemmi).
Questo avviene attraverso un abile meccanismo poetico in crescendo degli autori Pisani e Cioffi, in una lirica costruita con tre strofe ed un ritornello ripetuto.

Ma la differenza rispetto ad altre macchiette e ad altre rappresentazioni è che il tono non è quello solito lamentoso e piagnucoloso, ma diventa sarcastico ed ironico con un sottile delicato ricorso al doppio senso… E così dopo aver ricordato tutte le sue traversie economiche per cercare di mantenere “alto” il tenore di vita di Agata, il Nostro protagonista esplode e si “vendica” della ingrata donna che lo fa soffrire.

Agata,
tu mi capisci,
Agata,
tu mi tradisci, Agata,
guarda, stupisci,
com’è ridotto questo uomo per te!

Il doppio senso sta tutto in quel “guarda, stupisci” che ha reso celebre Nino Taranto e che è stato recentemente ripreso anche da Renzo Arbore come titolo di una fortunata trasmissione televisiva. 
Ora, noi non sappiamo se Roberto Gemmi conosce la macchietta o la canzone ma non c’è dubbio che da quel giorno quel “guarda, stupisci” ha accompagnato la sua avventura cosentina. Noi ci auguriamo sinceramente che il suo “stupore” possa essere quello di tutta Cosenza sportiva ma già dopo 4 mesi è venuta a galla tutta la verità e il fatto che lui si sia appellato allo “stupore” ha fatto diventare lui stesso una “macchietta”… Povero Cusenza nuastru!!! AGATA VERSIONE NINO TARANTO (https://www.youtube.com/watch?v=wmw3inXF9zc) AGATA VERSIONE NINO FERRER (https://www.youtube.com/watch?v=yJIQibIKoIc)