Il crollo di Roma. È morto l’operaio intrappolato nella Torre dei Conti

Ha lottato con tutte le sue forze ma non ce l’ha fatta. L’operaio Octav Stroici è morto dopo aver trascorso una giornata intera sotto le macerie della Torre dei Conti. L’operaio era stato estratto vivo alle 22.36, e sottoposto più volte a massaggio cardiaco. Poi la terapia intensiva all’ospedale Umberto I. I medici hanno tentato di tutto, la famiglia disperata ha chiesto fino all’ultimo se ce l’avrebbe fatta. La notizia sperata non è arrivata. “Rivolgo un pensiero commosso alla vittima e alla sua famiglia, ai suoi colleghi e a tutti coloro che gli erano vicini”, dichiara il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni su X: “Profondo dolore e cordoglio. Siamo vicini alla sua famiglia e ai suoi colleghi in questo momento di indicibile sofferenza”. “Piangiamo la morte di Octav Stroici. Il suo cuore ha smesso di battere malgrado l’ammirevole sforzo dei Vigili del Fuoco”, è stato il messaggio del ministro della Cultura Alessandro Giuli.

Termina così, poco dopo la mezzanotte e nel peggiore dei modi, la lunga giornata iniziata 14 ore prima con un lieve scricchiolio. Poi il rumore dei detriti che cadono e infine il boato, la nube di polvere che ricopre via dei Fori Imperiali. Il cuore della Capitale ieri ha smesso di battere per ben due volte. La prima alle 11.20, quando lo sperone costruito negli anni Trenta per sorreggere l’edificio è crollato giù come se fosse di farina. «Pensavo fosse un’esplosione – racconta Ioana Todor, cassiera della pizzeria di largo Corrado Ricci – Solo quando siamo usciti abbiamo capito che era la Torre». Dopo dieci minuti i vigili del fuoco erano sul posto.

Hanno estratto tre operai che stavano lavorando alla riqualificazione della torre abbandonata dal 2007. Uno è stato accompagnato in ospedale. Poi le attenzioni sono state riservate a Stroici, rimasto sotto le macerie. I vigili hanno scavato, si sono avvicinati sempre di più, ma quando erano a un passo lo scricchiolio si è fatto sentire nuovamente: un altro crollo, alle 12.50, questa volta del solaio e del vano scala. La polvere bianca è tornata ad avvolgere la torre e anche i pompieri. Si sentiva solo una voce: «No! No!». Le operazioni di soccorso si sono fermate. I vigili hanno studiato per ore: sono arrivati i droni, poi anche un Elephant, un mezzo per aspirare le macerie. Pompieri, vigili, polizia, carabinieri, operatori sanitari: c’erano tutti.

Anche la politica è scesa in campo. Il sindaco, Gualtieri, è rimasto tutto il giorno sul posto, «grato – dice – per lo straordinario coraggio dei vigili del fuoco e dei medici». Al calar del sole si scavava ancora tra le macerie. Nel pomeriggio erano arrivate notizie confortanti dal prefetto Lamberto Giannini: prima del secondo crollo l’operaio è stato messo al riparo e rifornito di ossigeno. Non è bastato.

Nel frattempo i magistrati erano già a lavoro dalla mattina. Il pm Mario Dovinola e l’aggiunto Antonino Di Maio hanno aperto un fascicolo prima per disastro e lesioni colpose poi diventato omicidio colposo. Quando la polvere bianca era ancora sospesa nell’aria i carabinieri hanno cominciato a cercare risposte, interrogando gli undici operai presenti sul cantiere e i responsabili delle ditte impegnate nel restauro della Torre dei Conti.

Occorre capire se i lavori siano stati eseguiti a regola d’arte. Il sospetto è che le impalcature potrebbero aver contribuito al crollo, così come le carrucole utilizzate per il trasporto dei materiali. Il cuore dell’inchiesta si concentrerà anche su altro: eventuali ritardi nei lavori, segnalazioni di rischio ignorate. Il sospetto nasce dalle parole di Fabrizio Santori, capogruppo della Lega in Assemblea capitolina, che parla di «mancata continuità del monitoraggio» negli anni. Alcune risposte arrivano dalla Sovrintendenza capitolina. Ricordando il finanziamento di 6 milioni e 900 mila euro per il restauro e la messa in sicurezza, spiegano che si trattava di un intervento articolato in più fasi. La prima, avviata a giugno, riguardava lavorazioni preliminari, era quasi conclusa e costava 400 mila euro. «Sono state effettuate indagini strutturali, prove di carico e carotaggi per verificare l’idoneità statica della struttura, che avevano attestato le condizioni di sicurezza necessarie per procedere agli interventi». Le cose, però, non sono andate come previsto. I lavori erano stati affidati alla Edilerica srl e la Picalarga. Sono aziende con un secolo di storia alle spalle. I loro dipendenti hanno lavorato a opere di rilievo, da Castel Sant’Angelo a Palazzo Madama. A queste eccellenze è stato affidato il restauro. Eppure, qualcosa non ha funzionato. Fonte: Repubblica