Il Garantista da cinque giorni non è più in edicola

La triste e segnata parabola del Garantista si chiude nel modo più scontato e prevedibile: fallito.

Una esperienza che era nata già con diversi problemi. L’idea di Sansonetti e company era quella di mettere a segno una bella speculazione editoriale. Come è uso fare da anni il direttore. Individua una testata che ha in dote un finanziamento pubblico, mette insieme una redazione che tanto sa che non pagherà mai, pubblica un po’ di mesi, presenta un bilancio farlocco, incassa il finanziamento, e chiude. Ma questa volta gli è andata male.

La cooperativa che editava le Cronache del Garantista, passata da qualche mese a questa parte dall’industriale Cuzzocrea (con i soldi degli altri) a Francesco Armentano, è stata dichiarata fallita. E le rotative da sabato si sono fermate. Il giornale infatti non è più in edicola da 5 giorni.

Armentano
Armentano

Il liquidatore, dopo aver preso atto delle spese di gestione giornaliere necessarie per portare il giornale in edicola, si è reso conto che l’operazione è a perdere. Cioè: le copie vendute non soddisfano, nè coprono le spese di produzione. Per cui, per non aggravare la già disastrata situazione debitoria, il liquidatore ha deciso di sospendere le pubblicazioni.

La situazione che si è venuta a creare nell’arco dei 18 mesi di vita di questo ennesimo fallimento editoriale della cricca calabrese a cui Sansonetti presta volentieri sempre il fianco, è drammatica. Decine e decine di giornalisti lasciati per strada e che vantano dall’editore decine di stipendi arretrati. Senza contare i mancati versamenti degli oneri previdenziali e i costi legati alla gestione quotidiana della struttura. Una massa di debiti che liquidarli sarà veramente impossibile.

garantista

Appena lanciato, il giornale di Sansonetti si era subito distinto nel panorama calabrese per la proposta economica fatta ai giornalisti; infatti propose ai giornalisti che accettarono l’incarico contratti regolari con stipendi regolari. Roba che qui in Calabria non si era mai vista.

Di solito lo stipendio medio di un giornalista da noi oscilla tra i 400 e i 500 euro mensili per 10/12 ore di lavoro. Al Garantista il più fesso doveva prendere 1300 euro al mese. Una manna dal cielo per la neonata redazione. Una gioia che però è durata poco.

Di quello straordinario contratto poco o niente è stato versato ai lavoratori. Ecco perché glielo hanno proposto, perché era loro intenzione non pagarli. Ma nonostante gli sforzi e la pazienza e i sacrifici dei lavoratori, che hanno continuato a lavorare a gratis, pur di far uscire il giornale, la cricca non è riuscita a portare a termine l’operazione “intasca il contributo pubblico e scappa”.

I sacrifici dei giornalisti erano in funzione proprio di questo: garantire l’uscita del giornale per arrivare a fine anno ed intascare il finanziamento sperando di recuperare le dovute arretrate spettanze. Sogno oramai svanito. L’unico ovviamente che si è fatto bene i conti e che non ci ha rimesso niente è il solito stampatore.

de rose

Umberto De Rose, infatti, è l’unico che ha intascato, 500.000 euro dallo stato. Un malloppone che bene si è guardato dal “dividersi” con i lavoratori. Ha intascato e chi si è visto si è visto. Ora, l’unica speranza per i lavoratori è quella di vedersi riconosciuti, quantomeno, gli ammortizzatori sociali, che dovrebbero dare un po’ di respiro agli stremati giornalisti di questo ennesimo disastro economico.

Perché qui, se non lo avete ancora capito, i giornali di carta, che nessuno legge, sono sempre pagati dai cittadini. Quello che non capiamo è come mai questi imprenditori che si dicono anche editori non investono mai il proprio denaro confrontandosi con il mercato: se vendi guadagni, se non vendi chiudi. Facile fare l’editore con il portafogli degli altri. E poi solo un pazzo oggi investirebbe nella carta stampata.

Cosa che negli altri paesi tecnologicamente progrediti non si usa più. L’informazione oggi viaggia sul web. Ed è in tempo reale. Perché mai dovrei comprare un giornale che oltre ad essere espressione di questo o quel padrino politico dice e scrive cose che ho letto per tutto il giorno sul web? Non è una cosa difficile da capire, ai tempi di oggi.

L’era della carta stampata è finita. Che non vuol dire che è finita l’informazione, ovviamente. Ma costruire redazioni di 50 persone per pubblicare un giornale che sul territorio regionale stenta ad arrivare a qualche migliaio di copie vendute, è indice della cattiva fede di chi ha ideato questo progetto. Che bene sapeva che si sarebbe scontrato con un mercato che è evidentemente in calo vertiginoso.

Non ci voleva mica una indagine di mercato, cosa che avrebbero dovuto fare, e se non l’hanno fatto, questo rimarca ancora di più la loro idea di truffare, per capire che il rapporto benefici/costi sarebbe saltato il secondo giorno.

Né ci voleva un matematico per capire che se incasso 1000 euro al giorno di vendite e ne spendo 5000 di gestione quotidiana, sarebbe finito gammi all’aria. E così è stato. Non c’era altra possibilità. Ai giornalisti e ai lavoratori tutti dell’ex giornale Cronache del Garantista va la nostra solidarietà. Più di questo non si può fare.

Perché, non me ne vogliano gli amici che sono stati vittima di questi truffatori, in fondo va anche detto che chi ha colpa del suo male pianga se stesso. Che sarebbe finita così, si poteva capirlo anche il secondo giorno. Come ho già detto. Senza per questo ergermi a moralista, a professore o a bacchettone.

In bocca al lupo a tutti.

GdD