In alcuni Stati americani il procuratore distrettuale, l’equivalente del nostro procuratore capo, è eletto direttamente dai cittadini. Così come si fa con il sindaco, con una sola differenza: la campagna elettorale dell’aspirante procuratore distrettuale, a differenza di quella dei politici che spaziano su tutto, è incentrata su un unico e preciso tema: assicurare i cattivi alla giustizia. E per vincere l’elezione il candidato deve convincere gli elettori di esserne capace, esponendo pubblicamente il suo programma di prevenzione e repressione dei crimini. Che per essere un buon programma deve, necessariamente, indicare le priorità investigative del distretto, e promettere la dura repressione dei reati che più turbano il quieto vivere dei cittadini. Se in quel distretto il reato più consumato è, ad esempio, la rapina, vince chi promette di arrestare, come priorità, tutti i rapinatori.
Ora immaginate lo stesso sistema a Cosenza. E immaginate la campagna elettorale del Gattopardo impegnato in pubblici comizi a convincere i cosentini che se sarà eletto sbatterà in galera tutti i cattivi. Secondo voi sulla represione di quale reato in particolare incentrerebbe la sua campagna elettorale il Gattopardo? Qual è il reato che più “si consuma” in città e che toglie il sonno ai cosentini? Il traffico di droga, il pizzo, la corruzione, il riciclaggio, la truffa, le rapine. A nostro parere la corruzione. I corrotti e i corruttori a Cosenza sono più dei pusher. Sarebbe davvero interessante ascoltare dagli sfidanti alla poltrona di procuratore capo di Cosenza la loro ricetta per debellare l’odioso reato della corruzione che blocca ogni possibilità di sviluppo della città, e dell’intera provincia. Ma Cosenza non è Cosangeles, e il procuratore capo, per occupare la poltrona, non deve promettere niente ai cittadini. Se non fedeltà ai politici e agli amici degli amici dei fratelli che su quella poltrona lo hanno sistemato (Palamara docet). E visto che il procuratore capo non deve rendere conto a nessuno, le priorità investigative dell’ufficio di procura sono esclusivamente “cosa sua”. Anche se il reato più consumato in città è la corruzione, nessuno lo obbliga ad intervenire. Infatti il Gattopardo, come si sa, ha stabilito da tempo le priorità investigative della procura, e al primo posto ci siamo noi di Iacchite’. Tutto il resto viene dopo.
In procura tutti gli uffici sono obbligati a dare seguito alle direttive emanate dal Gattopardo che ogni giorno si assicura personalmente che tutti i pm eseguano i suoi ordini. Si è anche assicurato che il nuovo arrivato, il sostituto procuratore aggiunto Antonio D’Alessio, nell’occupare la poltrona che fu di Marisa Manzini, faccia lo stesso. E il nuovo giunto, Antonio D’Alessio, che ha fatto le scarpe ad Antonio Tridico che alla poltrona “di aggiunto” aspirava, così sta facendo: esegue agli ordini del Gattopardo alla lettera. Il suo lavoro, da quando si è insediato, consiste nel girare gli uffici dei pm, e verificare la loro sottomissione all’andazzo attraverso la quantità di procedimenti istruiti a nostro carico, assicurandosi, inoltre, che tutti si concludano con la richiesta di una pena esemplare. Potessero chiedere 30 anni per un aggettivo lo farebbero. Perché è così che vuole il Gattopardo. E’ questa la priorità del suo ufficio.
Un vero e proprio peccato, anzi uno spreco di risorse visto il curriculum di Antonio D’Alessio che ha tanto lavorato sui reati contro la pubblica amministrazione. A Cosenza il lavoro non gli sarebbe mancato, ma purtroppo è impegnato ad intimidire diversi pm che svolgono il loro lavoro nel rispetto costituzionale che si deve a tutti gli imputati e che, nell’arringa finale del procedimento penale, chiedono la nostra assoluzione. E lo fanno attenendosi al codice di procedura penale che attribuisce la facoltà al pm di svolgere accertamenti a favore dell’imputato.
Lo dice l’articolo 358 del cpp: “il pubblico ministero compie ogni attività necessaria ai fini indicati nell’articolo 326 cpp, e svolge altresì accertamenti su fatti e circostanze a favore della persona sottoposta alle indagini”. Che tradotto significa: se il pm nell’istruire il procedimento riscontra elementi a favore dell’indagato, è tenuto a portarli davanti al giudice. E questo al di là della diatriba tutta interna ai “filosofi del diritto” da tempo impegnati a stabilire se gli accertamenti a favore del reo siano un “dovere/obbligo” del pm, oppure no, ma resta il fatto che il pm ha sempre “l’obbligo” di evitare un “processo inutile” se ha scoperto l’innocenza dell’imputato. E questo non sta bene al Gattopardo. Del resto l’applicazione di questo articolo prevede una alta levatura morale, etica, e deontologica, qualità sconosciute ai più in procura. E chi ce l’ha, è costretto a nasconderle. Della servile e losca attività posta in essere dal nuovo giunto D’Alessio, in spregio alla Giustizia, nei nostri confronti, è a conoscenza tutto il tribunale. E non serve una talpa per saperlo, basta leggere la tabella delle udienze dove campeggia solo il nostro nome. In città, per il nuovo giunto D’Alessio non c’è nessun altro a cui dare la caccia. E che le cose stanno così, presto, come sempre facciamo, ve ne daremo prova.









