dalla pagina FB di Francesco Scanni
IL GENITORE E L’OSTETRICA. LO STRANO CASO DI CASALI DEL MANCO
Migliaia di persone, due anni or sono, hanno creduto, con fervente spirito di coinvolgimento e grande slancio, alla nascita del nuovo Comune di Casali del Manco. I propositi erano dei migliori, a detta dei propugnatori, sebbene le posizioni non fossero monolitiche: il dibattito si è sviluppato nel confronto, serrato ed a volte anche aspro, fra posizioni intransigenti bipartisan (i sostenitori del NO ad ogni costo e quelli del SI senza margine di discussione). Io che notoriamente non sono mai stato un amante della moderazione, in quel caso, assieme e dopo di altri (ad essere sincero), ho ritenuto che in questo caso mancasse – o fosse debole – una posizione più cauta e riflessiva, che fuoriuscisse dalla polarizzazione in questo caso eccessiva. Una prospettiva che stesse “con i piedi per terra” per parafrasare qualcuno molto importante.
Eppure il dibattito ha continuato a basarsi su fronti inconciliabili, su posizioni irrimediabilmente lontane portate avanti con argomentazioni sferzanti. È risultato impossibile sottrarsi alle tifoserie, porre in essere una riflessione seria e pacata che fosse scevra da fondamentalismi di sorta. Sta di fatto che il Comune di Casali del Manco è nato, fra strappi, critiche, proteste ma è ‘cosa viva’. E sostenere che la gestione dei primi due anni lasci a desiderare suonerebbe come un ridicolo eufemismo. Non c’è programmazione, la “campagna elettorale permanente” permane, il bilancio appare costellato da spese allegre ma privo di un indirizzo specifico che sia incentrato sulla sostenibilità, sullo sviluppo, l’occupazione e tante altre cose. Al contrario, questi primi anni sarebbero dovuti servire per programmare, progettare, gettare le basi, anche grazie all’apporto significativo del fondo straordinario che non durerà per sempre (anzi, è già finito, dilapidato), ed invece assistiamo ad una serie infinita di micro-interventi improntati sullo spreco che ha allertato persino il revisore dei conti.
Ma oltre al tema della mole della spesa, dei debiti e degli sprechi, c’è una questione di qualità della spesa: se queste somme fossero servite a finanziare progetti duraturi, investimenti di grande impatto, se fossero state messe a servizio di una programmazione ‘macro’ su diversi piani, avremmo anche potuto giustificarle (a maggior ragione se avessero consentito di aggredire le tante problematiche che affliggono il territorio, o se si fossero gettate le basi per qualche attività in grado di garantire un introito incrementale all’Ente nel corso del tempo). Qui il punto è che non solo si spende più del dovuto, ma che lo si fa anche male ed in molti casi per cosette futili.
Dal lato politico, invece, assistiamo ad un fenomeno che mi piace definire ‘maggioranze multiple’, in cui micro-gruppi interni a quella che fu la lista Futuro in Comune si stanno rendendo autonomi (alcuni sono del tutto fuoriusciti dalla maggioranza) rispetto agli altri per aumentare il proprio potere negoziale (leggasi ricattatorio, in senso politico ovviamente). Uno, due, tre, quattro fronti distinti che stanno insieme non si sa bene per quale reale motivo. Neanche durante l’emergenza sanitaria, quando i protocolli imporrebbero almeno una parvenza di coesione e di armonia, le parti che compongono e sostengono la maggioranza non hanno lesinato critiche incrociate ad oltranza.
Ora vorrei rivolgere un appello a tutti quelli che, come me, pensano che la fusione dei Comuni sia ancora un’opportunità se gestita come si deve: comportiamoci da genitori, non da ostetriche. La differenza è lapalissiana: quello dell’ostetrica è un ruolo tecnico, che si riduce al momento in cui la levatrice compie la manovra per aiutare a far nascere il/la neonato/a. Da quel momento in poi la responsabilità professionale finisce e lascia il posto a quella genitoriale e poi sociale. Il ruolo del genitore, invece, non si limita a quello del concepimento e del parto (nel caso della madre). Egli veglia e sorveglia sul processo di crescita e di sviluppo del pargolo, se ne assume la responsabilità fino all’età adulta. Alcuni confondono il proprio ruolo con quello dell’ostetrica, mentre la responsabilità politica chiamerebbe a svolgere la funzione del genitore. Così rivendicano la genitura del progetto quando conviene, si ritirano su posizioni deresponsabilizzanti quando il dibattito diventa spinoso.
La creatura Casali del Manco è come un neonato: ha bisogno di cure ed attenzioni sotto diversi punti di vista: politico, amministrativo, sociale, culturale, educativo ecc. Spero che le persone responsabili di Casali del Manco, i soggetti politici e le associazioni si rendano conto che stiamo crescendo molto male la creatura, e che forse siamo in tempo utile per rimediare, anche se ancora per poco credo.