L’accordo era chiaro: in cambio della candidatura a sindaco, Occhiuto avrebbe dovuto cedere pezzi di sovranità del “quarto piano” di Palazzo dei Bruzi, a quei marpioni dei Gentile. Il contratto prevedeva una prima gestione dell’ufficio tecnico del Comune a un uomo di fiducia di Occhiuto, cosa che gli avrebbe permesso di sbrigare pratiche, alla velocità della luce, come cottimi fiduciari e somme urgenze, “attagnando” cosi il nugolo di creditori che bussavano alla porta dell’architetto.
Fatto questo, avrebbe dovuto lasciare il posto al quarto piano a un dirigente di fiducia dei Gentile, permettendo loro così di chiudere la filiera amministrativa (stazione unica appaltante: assessorato ai Lavori pubblici della Regione Calabria, vedi compà Pinuzzu. Più la nomina paventata, che poi sarebbe saltata in seguito all’Oragate, di Tonino come sottosegretario ai Lavori pubblici) per meglio gestire il mega appalto della metro leggera, unico vero interesse dei fratelli Gentile.
L’inoperosità della disastrosa giunta Perugini, che, oltre a produrre laceranti frantumazioni a sinistra, aveva anche lasciato ingenti risorse provenienti dall’Europa inattive, aveva reso di fatto il candidato a sindaco del centrodestra un cavallo sicuro su cui puntare.
E Occhiuto, che navigava in cattive acque economiche, per mettere a tacere un po’ di creditori, una occasione così non poteva certo farsela scappare. Occasione ghiotta per lui, cercata a suon di compromessi, e mediata dalla figura del fratello, che, insieme ai fratelli Gentile, aprono il “tavolo dell’intesa”.
L’operazione consiste nel rassicurare i potentati economici cittadini e i padroni del cemento – allettandoli con l’enorme mole di denaro che da lì a poco sarebbe piovuta sulla città – che nulla nella sua gestione sarebbe cambiato.
E che i posti chiave per mettere in moto la macchina amministrativa del “prima i fatti nostri”, sarebbero stati equamente divisi e con garanzie per tutti. Ovvero: mettere la gente giusta negli uffici nevralgici (non solo dirigenti esterni, ma anche dirigenti interni saggiamente spostati) capaci di costruire, a norma di legge, capitolati di appalti su misura per tutti gli amici, e sottoscrivere determine senza andare troppo per il sottile.
Una operazione, parliamoci chiaro, indispensabile alle nostre latitudini, se vuoi avere voti e appoggio da parte di certa imprenditoria locale, che vuoi o non vuoi ha il suo peso elettorale. Garantire la continuità dei loro affari con lo Stato significa, inoltre, per i soliti marpioni politici, garantirsi anche il proprio guadagno.
A questo va aggiunto il bisogno della coalizione di trovare il candidato dalla faccia pulita, incarnato da Occhiuto, che di fatto mette d’accordo tutti e suggella il patto. Le due famiglie, per meglio accreditarsi sia tra di loro che con i loro clienti, mettono sul piatto dell’accordo tutte le conoscenze che hanno nei vari uffici: ministero, prefettura, questura, tribunale ed enti vari. Possono vantare conoscenze importanti e coperture istituzionali.
I giochi si chiudono e anche Cosenza, sull’onda nazionale dei tecnici al governo, ha il suo professionista, come spesso lui stesso ama definirsi, prestato alla politica, che concorre alla carica di sindaco. Un abbocco facile per gli elettori, che dopo Perugini avrebbero votato anche Paperino.
Il piano è semplice: recuperare le risorse che la giunta Perugini non era riuscita a mettere a regime, sfruttando le capacità imprenditoriali e manageriali (secondo loro) di Occhiuto, per completare opere già finanziate e mai avviate (vedi ponte Calatrava), da cui trarre prestigio e visibilità, e usarle al momento opportuno come paravento per meglio nascondere, agli occhi dei cittadini, i milioni di euro che uscivano da altre parti, e a discrezione del sindaco.
Prestigio che vuole dimostrare a tutti i costi spostando, da subito, il finanziamento destinato dalla precedente fallimentare giunta alla costruzione di un Auditorium (nell’area delle ex officine), su piazza Fera. Non tanto per sgobbarci, ma per avviare il progetto della sua visione di città che da quell’appalto prende inizio. Visione, che va riconosciuta al sindaco Occhiuto.
Un’opera dal valore di oltre 16 milioni di euro, di cui 11 provenienti da fondi comunitari, e il resto a carico della ditta aggiudicataria. Il cui guadagno è previsto in questo tipo di progetto (project financing) nella gestione, ad opera finita, dei servizi: i parcheggi nonché la gestione del Museo virtuale e le attività commerciali annesse, per 26 anni.
Dopo l’era Mancini, la prima vera grande opera. Una impresa che avrebbe dovuto lasciare il segno del suo passaggio, secondo le intenzioni dell’architetto ma che allo stato risulta essere solo un ground zero al centro della città. E la cui realizzazione è messa in crisi, non solo dall’ ATI, che sembra non poter far fronte al previsto investimento, ma anche dalle inchieste della procura su questo sgarrupato appalto.
Ora, direte, ma come si fa a parlare di accordo? E dove sono le prove di questa campagna elettorale dietro le quinte? Basta leggere gli atti amministrativi prodotti da questa giunta, per capire come ha funzionato la macchina comunale: milioni e milioni di euro erogati a chiamata diretta, e ‘nzaccati ogni anno nei debiti fuori bilancio. Certo, questi sono atti previsti dalla legge, ma un ricorso così eccessivo e frequente di questa “formula”, qualche dubbio di opportunità politica lo fa sorgere. E non solo.
A riprova di questa sintonia tra i Gentile e gli Occhiuto, e su quali specifici atti entrambi miravano, c’è il fatto che nel primo biennio, o meglio fino alla rottura con il vicesindaco Katia Gentile, l’architetto così si pronunciava in merito alla metro leggera: “Un progetto che ottimizza la vita dei cittadini”. Difendeva a spada tratta l’opera – che negli accordi era cosa dei Gentile – seppur proponendo alcune migliorie che a suo dire non avrebbero influenzato l’iter amministrativo della messa a bando per la realizzazione di questa innovativa (a suo dire) infrastruttura (Nuova Cosenza 22-11-2011, da poco eletto sindaco). Salvo poi, nemmeno un anno dopo, quando il patto inizia a venire meno, mettere “petri i punta” ad ogni cosa, così dicendo: “Progetto da rivedere: si evitino scempi” (dal Quotidiano della Calabria del 10-11-2012). Si passa dall’opera micidiale e bellissima, all’opera inutile e dannosa. Eppure l’architetto aveva ben studiato i progetti, partecipato a ogni presentazione, conosceva tutto dell’opera e, fino a quel momento, non aveva avuto altro che parole di elogio e benevolenza verso la sua realizzazione. Un cambiamento di opinione che, come l’uso spregiudicato di affidamenti diretti, quantomeno lascia intuire che sotto c’è dell’altro.
La candidatura è lanciata e le chiacchiere del faremo questo e faremo quello si sprecano. E come volevasi dimostrare Occhiuto sarà ufficialmente eletto sindaco il 31 maggio 2011. Ad affiancarlo nella consiliatura che si apre, nelle vesti di vice: Katya Gentile.
Michele Santagata
1 – (continua)