Il pm Tridico e l’uso strumentale della Giustizia

Il pm Tridico

L’inchiesta portata avanti dal dottor Tridico sul voto di scambio a Cosenza tra politici e mafiosi, sarebbe cosa buona e giusta se non fosse che lo scopo non è la ricerca della verità per punire i colpevoli, ma piuttosto quella di mettere in piedi un bel dossier su Paolini ed usare il tutto come ricatto verso qualche altro magistrato (amico intimo di Paolini) che sta indagando su Occhiuto.

Perché, come scrivevo ieri, Tridico non si muove per amor di Giustizia, ma solo per insabbiare, ricattare ed usare il materiale probatorio come merce di scambio per favorire il suo mammasantissima ovvero Occhiuto.

Altro non è che un esecutore degli ordini del sindaco che da tempo sta acquisendo materiale giudiziario a carico dei suoi nemici da utilizzare come contropartita per appattarsi i tanti procedimenti penali che ha in corso. Nel senso che se tutta la classe politica, di ogni schieramento, è collusa con la mafia e la massoneria deviata, così come buona parte della procura, questo può voler dire solo una cosa: che sono tutti colpevoli. Quindi la conclusione, come nella migliore tradizione calabrese, non può che essere questa: tutti colpevoli, nessun colpevole.

Un risultato che si ottiene solo con l’abuso di potere e delle funzioni pubbliche, il dossieraggio e tutto il cucuzzaro che ogni politico mafioso ordina di porre in essere a tutti i propri sodali, nei confronti dei propri nemici. In poche parole: ogni corrotto per stare tranquillo deve conoscere bene gli scheletri che risiedono negli armadi di tutti i suoi nemici. E qui da noi questo “giochetto” ha vita facile.

occhiuto paolini show Infatti Occhiuto, che è persona intelligente, è da un bel po’ che ha messo in campo questa strategia, mobilitando i suoi sodali a tutti i livelli. Tra questi Tridico, che come si sa porta in copiata proprio il sindaco Occhiuto. Che si sta muovendo così come hanno fatto altri suoi colleghi per apparare l’inchiesta sul voto di scambio politico/mafioso a Cosenza della DDA, ottenendo ottimi risultati.

D’altra parte, il dottor Gratteri ha detto che le dichiarazioni di Foggetti, Lamanna, Bruzzese ed altri pentiti di serie B (come li definisce Gratteri) come loro, non sono sufficienti per aprire un fascicolo sul sindaco Occhiuto.

Adolfo Foggetti
Adolfo Foggetti

Per arrestare Principe e Ciciarello e per azzoppare Orlandino Greco sono stati più che sufficienti. Per Occhiuto e Manna non bastano. E’ bastato che qualcuno, così come era successo per i verbali di Foggetti, facesse uscire l’intercettazione del deputato del PD Ernesto Magorno che si vanta nell’auto dell’imprenditore prestanome dei Muto, intercettato a sua insaputa dai Ros, di far parte del clan.

Dice, il deputato Magorno, di  essere stato battezzato da tempo e che in copiata lui porta come favorevole proprio il boss Muto.

renzi magornoDopo questa fuga di notizie, guarda il caso, l’inchiesta su Occhiuto, Manna ed altri sul voto di scambio a Cosenza, è sparita. Un’inchiesta che va avanti da quasi 2 anni buttata al cesso. Comunque, al di là di questo, qualcuno mi ha detto: “Ma tu come ti permetti ad usare questo linguaggio irrispettoso, infamante, diffamante contro un PM della procura di Cosenza che fa il suo lavoro?”. Una giusta domanda.

Alla quale rispondo lanciando una sfida o una scommessa. Ora vi racconto quello che è successo ieri offrendovi prove inconfutabili di reato e vediamo come finisce. Se Tridico, che sta lavorando da tempo a questa inchiesta sulla compravendita di voti alle ultime amministrative a Cosenza e non solo, procederà come Legge prevede, portando i colpevoli davanti ad un giudice perché ha molte prove certificate, vorrà dire che tutto quello che ho scritto è diffamazione allo stato puro, ed io non posso che essere nu piddrizzuni drogato visionario che merita pure di finire in galera.

Se invece, nonostante la gravità dei reati accertati, di questa inchiesta di Tridico si perderanno le tracce, e non ci sarà mai un seguito giudiziario, a finire in galera dovrà essere qualcun altro.

I fatti.

Come spiegavo ieri, Tridico, per tutta la campagna elettorale delle ultime amministrative a Cosenza, segue, pedina, intercetta, fotografa, tutto quello che succede nella segreteria politica di Paolini. Perché?

paoliniEvidentemente ha avuto notizie di reato, oppure deve preparare un dossier su uno dei nemici di Occhiuto. Da qui non si scappa. O è l’una o è l’altra.

Mentre “indaga” su questo, capita che a pochi giorni del voto un cittadino straniero si reca dai carabinieri per denunciare che qualcuno ha taroccato una trentina di deleghe, sempre di cittadini stranieri, per richiedere in maniera fraudolenta il certificato elettorale. Una denuncia che porterà all’emissione di 6 avvisi di garanzia ad impiegati dell’ufficio elettorale, all’incaricato di Paolini e agli ex consiglieri Giuseppe Mazzuca e Roberto Sacco. Oltre a diverse perquisizioni tra cui la segreteria di Paolini. Un atto “dovuto” vista la denuncia. Che si va ad “innestare” proprio nel filone d’indagine a cui sta lavorando Il PM.

Appreso questo, Paolini si consulta con qualcuno che gli dice che bisogna anticipare le mosse del PM. E così il 20 luglio Paolini si presenta spontaneamente dal dottor Tridico per denunciare una compravendita di voti e non solo. Sarà che io sono fazioso, ma ditemi se questa mossa non sa di “paraculata”.

Perché Paolini sa per certo che Tridico è da tempo che gli va dietro. E quindi mette le mani avanti. Dopo 6 giorni da queste dichiarazioni spontanee, Tridico emette gli avvisi di garanzia. Avvisa tutti “responsabili” della segreteria politica dell’avvocato, tranne che il responsabile dei responsabili: Paolini.

La “tendenza”, pare di capire, è quella di scaricare tutto su Roberto Sacco. Che giustamente, capita l’antifona, ed avendo la coscienza a posto, decide di vuotare il sacco (appunto). E si reca nella nostra redazione.

Ci racconta dell’assurdità dell’accusa, e si dice fiducioso di poter spiegare tutto ai giudici. Ha in mano bonifici e assegni emessi dal Paolini e destinati a lui. Ci chiede di pubblicare questa sua dichiarazione, non prima di aver accertato la veridicità di quanto sostiene. E così facciamo.

Il 30 luglio pubblichiamo l’articolo. Dopo poco più di una settimana, Roberto Sacco riceve dai carabinieri una comunicazione per presentarsi in procura giorno 10 agosto con convocazione d’urgenza. Il PM Tridico vuole ascoltarlo in merito alle dichiarazioni che ha rilasciato al nostro giornale.

TridicoFin qui uno potrebbe dire: ma cosa c’è di sbagliato, di corrotto nell’atteggiamento del  dottor Tridico in questo tuo racconto? Niente, se non fosse che quella di Tridico è una mossa per acquisire informazioni su Paolini per altri fini non certo per la Giustizia. Vuole vedere cosa ha in mano Sacco. Tutto materiale che gli tornerà utile per completare il dossier su Paolini, che fino a questo momento ha risparmiato, proprio in virtù di questo.

L’intenzione di Tridico non è arrivare ad un rinvio a giudizio, ma produrre materiale contro Paolini da utilizzare come merce di scambio con qualche altro giudice della fazione apposta alla sua che vuole incastagnare  Occhiuto. E Tridico sa bene che se prendono ad Occhiuto sono guai anche per lui.

Deve essere sicuro che nessun GIP accolga una qualsivoglia misura contro Occhiuto. E sappiamo tutti che ogni politico mafioso ha i suoi agganci in tribunale. Si lavora per queste cose in procura non per la Giustizia. Lo sgamo delle deleghe taroccate è l’occasione giusta per Tridico per acquisire informazioni, oltre a quelle che autonomamente ha già acquisito mettendo sotto osservazione la segreteria politica Paolini. Che conferma l’esistenza dell’inchiesta di Tridico su Paolini prima delle tessere irregolari, inchiesta di cui dovrebbe esserci un numero di fascicolo se tutto è stato fatto a norma di Legge.

Altrimenti Tridico dovrà spiegare perché ha mobilitato i carabinieri per settimane per seguire i frequentatori della segreteria di Paolini. E poi gli avvisi di garanzia che ha spedito agli ex consiglieri hanno creato un malumore tutto interno al gruppo dei paoliniani che lo accusano di non aver preso una forte posizione pubblica su questa questione. Un malumore che torna utile a Tridico.

Siamo convinti di non far torto all’ex consigliere Sacco se raccontiamo quello che è avvenuto la mattina del 10 agosto nella stanza di Tridico, anche perché lo stesso Sacco, commentando il nostro articolo di ieri, ha reso pubblica questa convocazione in procura. Proprio perché non ha niente da nascondere. Quello che, nel commento,  Roberto Sacco chiede alla nostra redazione, è sapere come siamo venuti a conoscenza di questa convocazione e ancor di più del contenuto della stessa. Una domanda più che legittima da parte dell’ex consigliere. Alla quale però non possiamo dare risposta.

Lo sappiamo perché esiste gente che come il consigliere Sacco ci tiene alla verità e alla Giustizia. Visto che ha detto tutto quello di cui era a conoscenza al Pm Tridico. Lo abbiamo saputo da qualcuno che ha capito dove va a parare tutta questa tarantella che ha messo in piedi Tridico. Ce lo ha detto un cittadino perbene a cui fa schifo l’uso improprio e strumentale per fini personali della Giustizia. E poi, per una volta, che qualcuno spia Tridico ci può stare. Dato che lui lo ha fatto con tanti altri impropriamente.  Ma veniamo all’interrogatorio.

Roberto Sacco come da convocazione la mattina del 10 si reca in procura: destinazione l’ufficio di Tridico. Dopo le formalità la discussione si sposta subito sui contenuti del nostro articolo: “Schede elettorali irregolari, Sacco annuncia: al giudice porterò bonifici e assegni”. E Tridico dopo aver chiesto informazioni su di noi chiede a Sacco se questo articolo corrisponde al vero. E Roberto Sacco, la cui intenzione è fare chiarezza, pone all’attenzione del Pm bonifici ed assegni per un valore di quasi 15.000 euro emessi da Paolini a suo favore. Tutti emessi in periodo di campagna elettorale. E la domanda dopo il deposito dei documenti è conseguenziale. A che cosa servono questi soldi? Perché Paolini emette a suo favore questi bonifici?

E la risposta arriva. Perché…

2 – (continua)

GdD