Il superclan dei calabresi intoccabili: gli spifferi dell’inchiesta, Chiaravalloti, Pittelli, Galati e i “servizi”

Sono passati vent’anni dall’avvio del gran casino giudiziario e mediatico delle inchieste calabresi di Luigi De Magistris. Il magistrato napoletano aveva smascherato, con tanto di prove documentali, l’inverecondo “sistema Calabria”, all’interno del quale Madame Fifì, il marito, i Cinghiali, i cazzari, gli avvocati, i pezzi di stato deviati e tutti i politici di tutto l’arco costituzionale dei partiti gestivano (come gestiscono ancora oggi) allegramente e a loro piacimento il flusso infinito dei fondi pubblici. Insieme ai “colletti bianchi” tra i quali primeggiava l’avvocato Giancarlo Pittelli, “pizzicato” sì ma dopo altri 13 anni di “baldoria”. Questi politici a dir poco discutibili si salvarono solo perché De Magistris fu fermato in tutti i modi possibili dai soliti servizi segreti e dalle loro propaggini nelle forze dell’ordine e negli organi di informazione deviati. Per non parlare degli stessi colleghi magistrati, evidentemente terrorizzati dall’idea che potesse venir fuori la loro vergognosa corruzione.

Bene, a distanza di tempo, in Calabria non solo non è cambiato nulla ma si prosegue a delinquere come e più di prima. Basta fare l’elenco di società in house ed enti strumentali dove succede di tutto: Fincalabra, Calabria Verde, Calabria Etica, Field… Roba che la Why Not dei bei tempi sembra quasi un giochino per educande… 

Del resto, appena qualche mese fa, lo ha ribadito proprio lo stesso protagonista di quelle inchieste ovvero Luigi De Magistris in persona.

DE MAGISTRIS: “NON E’ CAMBIATO NULLA” (https://www.iacchite.blog/calabria-de-magistris-mare-sempre-sporco-e-logge-ancora-occulte-nulla-e-cambiato/)

Oggi quelle vicende sono tornate di attualità perché – 8 e 9 fora maluacchiu – alla veneranda età di 90 anni si è spento uno dei protagonisti di quelle storie, Giuseppe Chiaravalloti. E allora continuiamo a ripercorrere la storia per testimoniare quanto, in Calabria, questa gente si consideri letteralmente onnipotente e – quasi sempre – impunita.

IL SUPERCLAN DEI CALABRESI

prima parte (http://www.iacchite.blog/il-superclan-dei-calabresi-e-ancora-intoccabile/)

di Gianni Barbacetto (seconda parte)

Gli spifferi dell’inchiesta

Questa è una storia piena di spifferi. Le conversazioni concitate del 4 maggio 2005, secondo le ipotesi dell’accusa, sono spiegate dal fatto che al gruppo di Mercuri è arrivata la notizia che le indagini potrebbero arrivare fino a loro.

Mercuri cerca di mettersi in salvo, mettendo il malloppo al sicuro in una banca del nord. Ma dopo il 10 l’agitazione si fa più acuta. Anche gli amici sono messi in allarme e infatti, quando il 16 maggio arrivano le perquisizioni, non viene trovato nulla, tranne che a casa di Papello, che era in America, o che non viene avvertito.

Dopo le perquisizioni, comunque, Roberto Mercuri capisce che è meglio portare i soldi all’estero. Convince a fare l’operazione il fratello Cesare, del tutto ignaro degli affari di Roberto. Ma qualche uccellino rovina tutto: manda la Guardia di finanza a bloccare il malloppo e poi fa in modo che De Magistris lo venga a sapere: forse per uno scontro di potere tra cordate in competizione tra loro.

Ci sono dei precedenti. Il gruppo di Mercuri è molto sfortunato alle frontiere. Il 24 novembre 2003 erano già stati fermati in auto al valico di Brogeda, vicino a Como, Roberto Mercuri e Nicolino Volpe, l’autista di Giuseppe Galati, sottosegretario alle Attività produttive del governo Berlusconi.

Che cosa andavano a fare i due, in Svizzera? Il 21 gennaio 2005, sempre al valico di Brogeda, Nicolino Volpe – sempre lui, l’autista di Pinuccio Galati – era stato controllato mente rientrava dalla Svizzera insieme ad Annunziato Scordo, il commercialista di Chiaravalloti. Ma da dove viene tanta sfortuna alle dogane? De Magistris non potrà più tentare di rispondere. Non potrà più cercare la soluzione di questi due gialli.

Mariano Lombardi

Perché il 29 marzo 2007 il suo capo gli ha tolto l’indagine, accusandolo di gravi violazioni procedurali. Il procuratore Mariano Lombardi quel giorno ha deciso di astenersi egli stesso dall’inchiesta, in quanto amico di uno degli indagati, il senatore Pittelli, indagato anche per riciclaggio, dopo alcuni accessi in banche, in Italia e all’estero, dove l’esponente di Forza Italia è titolare di conti.

Chiaravalloti, dopo aver terminato la sua esperienza di presidente della Regione, è diventato vicepresidente dell’Ufficio del Garante per la privacy. Una sorte beffarda ora lo costringe a leggere sui brogliacci dei carabinieri le sue parole intercettate dai carabinieri. Non fa mai il nome di De Magistris.

Lo chiama “lui”, “il poverino”, “il pagliaccio”. È sempre ben informato sulle mosse del magistrato e sulle scadenze giudiziarie: “Oggi scade per lui il termine per chiedere la proroga…”. A volte si lascia andare: “Questa gliela facciamo pagare”. Oppure: “Lo dobbiamo ammazzare. No, gli facciamo cause civili per risarcimento danni e ne affidiamo la gestione alla camorra napoletana… Quello che voglio non sono i soldi!”.

Chiaravalloti

La segretaria, temendo di essere intercettata, cerca di frenare l’ex presidente: “Ma non dirlo neanche per scherzo, per carità di Dio! Mettiti nei panni di chi è costretto ad ascoltarci…”. E Chiaravalloti: “Poverino, è bene che sappia queste cose, la cosa bella è che abbiamo detto tutto alla luce del sole… Saprà con chi ha a che fare, mi auguro che qualcuno ascolti e glielo vada a riferire… Siamo così tanti ad avere subito l’azione che, quando esploderà la reazione, sarà adeguata!”.

Ma è Pittelli ad apparire l’uomo forte, quello che controlla più parti di una situazione complessa, fatta di alleanze sotterranee e di scontri intestini. Pittelli è amico del procuratore Lombardi, ma anche socio, nella Roma 9 srl, di Pierpaolo Greco, figlio della compagna di Lombardi.

Pittelli uscirà senza conseguenze dall’inchiesta e fino a ieri, indovinate un po’, faceva anche il gradasso quando parlava della sua nuova assistita: la Dama nera delle tangenti Anas. Perché un penalista come Pittelli è meglio averlo amico che nemico: vero? Galati invece è stato recentemente agli arresti domiciliari per la gestione della sanità catanzarese, dopo che i magistrati di Reggio e Catanzaro per due volte non c’erano riusciti tra il 2016 e lo scorso anno.

Ma alla fine della giostra è stato anche “risarcito” per ingiusta detenzione… Effetto Gratteri… Povera Calabria nostra! Quanto a Chiaravalloti, è passato a miglior vita ed è stato anche santificato dai media di regime. Questa è la triste realtà nella quale siamo costretti a vivere…2 – continua