Il Tirreno Cosentino non è un luogo di villeggiatura

Il Tirreno Cosentino non è un luogo di villeggiatura. Non lo è per i turisti, non lo è più neanche per i cosentini. Chiunque abbia frequentato le nostre spiagge gli anni precedenti, non sceglierà certo di ritornarci quest’anno. E non sono da biasimare: nessuno vuole passare le proprie vacanze ad attendere, per poter fare un tuffo in acqua, che la ormai sempre presente chiazza di merda che galleggia lungo tutta la costa prenda il “largo”.

Non è certo questa la vacanza che tutti sognano. Del resto anche tanti cosentini preferiscono tenersi lontano dalle melmose acque del Tirreno. Il rischio di passare una giornata sotto l’ombrellone senza mettere un piede in acqua, a guardare la merda che galleggia, è altissimo. E la cosa più assurda è che a tutto questo sembra non esserci rimedio. La lunga scia che ormai da anni si presenta puntualmente d’estate a rovinare le vacanze a tutti, come la nuvola del ragionier Fantozzi, è oramai connaturata alle nostre spiagge. E nessuno può farci niente. Depurare le acque prima di scaricarle a mare, da noi, è una missione impossibile. Dobbiamo rassegnarci. Nessun politico all’oggi è riuscito a risolvere il problema. Manco si trattasse di lanciare nello spazio un nuovo satellite che viaggia alla velocità della luce. Ma questo è. Da decenni sentiamo parlare di piani di investimento per la depurazione, e di task force di super professionisti mobilitati, e cari pagati, per risolvere il problema che ogni anno puntualmente si ripresenta.

Anche Robertino aveva annunciato, come i suoi predecessori, tutti ricordiamo “il mare da bere”, la soluzione del problema, mettendo in scena la solita pantomima a cui siamo abituati: droni, “scienziati” pagati anche profumatamente per non risolvere nulla, procure, specialisti del mare, politici navigati e consulenti di ogni ordine e grado, il tutto condito con la solita frase retorica: tolleranza zero per chi scarica a mare. Una “minaccia” che non ha intimorito nessuno, perché la melma continua a galleggiare lungo le spiagge. E non saranno certo le chiacchiere di Robertino a fermarla.

La verità è che non c’è nessuna volontà politica a risolvere il problema. Impossibile mappare, ad esempio, i tanti pozzi neri presenti lungo la costa, che scaricano direttamente a mare. E avviare un censimento significherebbe toccare gli stessi interessi dei tanti politici che consentono questo disastro ambientale.

Solo per dirne una. Bisognerebbe mobilitare i sindaci e un “mare” di ispettori per poter aver un minimo di cognizione del problema. E poi depuratori che non funzionano mai, e aziende, ristoranti, bar, alberghi, villaggi, camping che “si arrangiano” come possono e non sono collettati alla rete fognaria. Paesi che d’estate quintuplicano il numero dei propri abitanti, che affannano, per via di una rete fognaria inadeguata, a smaltire gli scarichi. Un problema gigantesco che non può essere affrontato con le chiacchiere. Questa è la realtà. Che va affrontata con le giuste risorse e competenze. Ma tanto ai politici che gliene frega, l’estate passa in fretta e poi loro hanno le ville con piscina, e vanno in vacanza nei paesi esotici.

Ma una soluzione, alla fine, per farci contenti e fessi, la politica l’ha trovata. Ed è quella che gli scienziati, cari pagati dai politici, hanno adottato negli anni precedenti: dare un nome scientifico alla scia di merda. L’anno scorso era la fioritura algale, quest’anno potrebbe essere… (aiutali a trovare un nome). Buona estate a tutti.