In Calabria la Giustizia è diventata una barzelletta

La magistratura oramai in Calabria è diventata una barzelletta. Eccezion fatta per la Dda di Reggio e alcuni magistrati sparsi nelle varie procure calabresi. Troppo pochi per contrastare lo strapotere dei loro colleghi al servizio, spesso, di apparati paralleli allo stato, e degli amici degli amici. Nella Giustizia, in Calabria, non ci crede più nessuno.

Tutti i calabresi onesti hanno capito che in questa terra la Legge non è uguale per tutti. A Riace, la procura di Locri, guidata  da Luigi D’Alessio – che evidentemente non ha altro da fare da quelle parti, si sa che nella Locride non succede mai niente – emette un ordine di arresto per il sindaco Lucano, colpevole di aver affidato “direttamente”, senza gara, la raccolta dei rifiuti ad una cooperativa “locale” che lavora con gli asinelli, mentre in tutto il territorio calabrese, vedi Cosenza, la corruzione nelle pubbliche amministrazioni dilaga e gonfia ogni giorno sempre più le tasche di ‘ndranghetisti, politici corrotti e servitori dello stato infedeli, tra cui tanti magistrati.

Centinaia di determine farlocche vengono firmate ogni giorno da pseudo amministratori il cui unico scopo è lucrare sulle casse pubbliche, il tutto, ovviamente, nell’impunità totale garantita da procuratori infami e giudici corrotti. Un dato incontrovertibile. Infatti nessuna procura calabrese, tranne la Dda di Reggio, ha mai promosso un’azione giudiziaria contro i corrotti della pubblica amministrazione, i politici collusi, gli imprenditori/prenditori e i masso/mafiosi. L’unica inchiesta, ad esempio, della procura di Locri, sulla corruzione, è quella di Riace. In tutte le altre amministrazioni, per il procuratore capo Luigi D’Alessio, non succede nulla di illegale, tutto procede nel totale e pieno rispetto delle regole. E’ chiaro che la procura di Locri, come quella di Cosenza, si è prestata ad assecondare, per tornaconto personale, i desiderata dei politici: prima quelli di Minniti, oggi quelli di Salvini. Perché l’arresto di Mimmo Lucano è un arresto politico, questo lo hanno capito anche i bambini. E senza la complicità della procura di Locri, non sarebbe stato possibile procedere.

Di fronte a tutto questo, purtroppo, non c’è niente che il cittadino onesto possa fare per fermare questa ingiustizia che va avanti da decenni. A nulla serve presentare esposti, denunce, querele, anche quando i reati sono evidenti e palesi, come i famosi appalti spezzatino del Comune di Cosenza, nessun magistrato osa intervenire quando il sindaco fa parte della paranza. E questo lo sanno bene i deputati 5Stelle che hanno presentato diverse denunce in procura a Cosenza sulla gestione allegra degli affidamenti diretti, da parte dell’amministrazione Occhiuto. Esposti che contengono centinaia e centinaia di determine farlocche, con tanto di riscontri e documenti che testimoniano l’avvenuta frode. Tutto quello che è riuscito a fare il procuratore di Cosenza è stato emettere una interdizione di tre mesi dall’ufficio per alcuni dirigenti comunali senza sospendergli neanche lo stipendio. Una punizione che equivale ad una vacanza di tre mesi pagata dallo stato.

In Calabria in galera finiscono solo coloro i quali non si adeguano al potere masso/mafioso che tiene per la palle procure, questori, comandanti dei carabinieri, e prefetti. Un sistema ben organizzato e rodato, di cui Cosenza è un esempio evidente e concreto. Tant’è che tutti i magistrati hanno paura di intervenire contro il malaffare nella pubblica amministrazione, perché sanno che dietro a questo potere mafioso, spesso si celano loro superiori. E non si può promuovere una azione giudiziaria contro un procuratore capo corrotto. Meglio farsi i fatti propri e tirare a campare.

L’arresto di Mimmo Lucano è la conferma di quanto scritto: in Calabria la Giustizia è corrotta fino all’osso. E questo governo che aveva promesso onestà e lotta alla corruzione in Calabria, nulla ha fatto fino ad oggi, tranne che arrestare Mimmo Lucano mentre i mafiosi, assieme ai politici corrotti, ringraziano. Se questa è la lotta alla corruzione promessa da Bonafede, vuol dire che è arrivata l’ora per i calabresi di scendere in piazza e farsi Giustizia da soli, perché in Calabria, lo stato non esiste. O meglio, lo stato c’è, ma è al servizio dei mafiosi.