Incredibile: all’Arpacal non c’è neanche un tecnico per la prevenzione

RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI

L’avvocato Maria Francesca Gatto, figlia del noto costruttore Salvatore e sorella dell’altrettanto noto Tonino alias “il re della Despar”, dopo una lunga attività alla Provincia di Cosenza, viene “promossa” alla Regione da Palla Palla.

E dopo qualche tempo viene inviata da commissario all’Arpacal, dove ne succedono di tutti i colori e la dottoressa Santagati è costretta alle dimissioni. Peccato che non abbia i titoli per farlo.

1- L’avvocato Gatto non possiede i titoli per poter ricoprire l’incarico di commissario straordinario Arpacal e nonostante nel decreto di nomina detta verifica venisse demandata, in modo specifico al Dipartimento Ambiente, la stessa non veniva effettuata anche se obbligatoria.

Insomma, la Gatto deve stare lì, costi quel che costi, E, visto che c’è, si circonda almeno di facce amiche, tipo le signore Silvana Naccarato e Sonia Serra. Così come risulta dall’esposto che è stato presentato alla procura di Salerno, visto che la procura di Catanzaro traccheggia e punta ad arrivare solo ad un risultato: prescrizione per tutti. Ma in questo caso i reati sono in pieno svolgimento!!!

LA COMMISSARIA SENZA TECNICO DI PREVENZIONE

Tra le carte troviamo anche l’ipotesi di reato di esercizio abusivo della professione, reato contemplato dall’art. 348 del C.P.

Risalta all’occhio che la Commissaria “abusiva e senza titoli” Maria Francesca Gatto è stata informata dell’impossibilità di ARPACAL ad assolvere alle funzioni di monitoraggio controllo e vigilanza che la legge gli assegna, infatti la legge attualmente in vigore specifica che dette attività devono essere svolte da un tecnico della prevenzione, figura che oggi non rinveniamo tra il personale in forza presso Arpacal.

L’anomalia, tutta calabrese, potrebbe rientrare nell’ordinaria disorganizzazione che ci contraddistingue dal resto d’Europa se non ci fossero “particolari” che dimostrano come la carenza sia stata voluta e quindi creata ad hoc.

Prima di proseguire con l’analisi dei reati che la Procura di Catanzaro non ha inteso perseguire, attirandosi, le attenzioni di quella di Salerno competente ad indagare sui reati che riguardano la magistratura Catanzarese è  opportuno inquadrare bene la figura del tecnico della prevenzione:

–  La nuova figura professionale è diventata “Professione Sanitaria” tutelata quindi dal Testo Unico delle Leggi Sanitarie. Il relativo titolo universitario o di equipollenza “abilita all’esercizio della professione”. Tale nuova prospettiva pone non pochi ostacoli al permanere di posizioni anomale nelle Aziende ULSS o nelle ARPA, nonché rispetto all’inserimento di altre figure professionali non abilitate, nel sistema della prevenzione sanitaria ed ambientale. Prima infatti, quando la qualifica di “vigile sanitario” alias “ispettore d’igiene” alias “tecnico della prevenzione” non era una professione sanitaria, vi era la pratica possibilità di assegnare le relative funzioni di vigilanza, controllo o istruttoria anche a figure diverse purché in possesso della formazione di base via via necessaria. Oggi, con l’entrata in vigore della nuova normativa, tutto ciò non è più possibile.

Almeno sulla carta…

gatto La carenza di tale figura di cui, come abbiamo detto, la Commissaria Gatto è perfettamente a conoscenza (e non potrebbe essere altrimenti), inficia l’utilizzabilità delle prove oggetto di processo.

L’ inutilizzabilità riguarda tutte le prove acquisite dal personale Arpacal nelle funzioni di vigilanza, controllo o ispettive,  che devono essere acquisite con la presenza del tecnico della prevenzione risultante dai verbali di acquisizione della prova stessa.

La carenza di tale figura professionale non può certamente essere superata, come alcuni sono indotti a credere, da verbali poco chiari in merito alla presenza o meno di tale figura o  surrogati dalla presenza tra gli intervenuti di forze di polizia, che, certamente, godono della qualifica di U.P.G. (ufficiale di polizia giudiziaria) ma non di quella di tecnico, obbligatoria e rientrante tra le professioni sanitarie, figura che ricordiamo risulta “obbligatoria” quando il reato commesso riguarda il campo ambientale.

Come certamente i calabresi ricorderanno, nel 2006 l’Arpacal  bandi una serie di concorsi. Ebbene, molti di questi sono finiti sotto processo ma uno che ancora non era attenzionato dagli inquirenti riguarda proprio quello di tecnico della prevenzione che non è mai stato portato a termine.

Il concorso non concluso, anche se necessario all’operatività di Arpacal, riguardava proprio la selezione dei tecnici della Prevenzione che nonostante fossero in corso le selezioni non è dato sapere che fine abbia fatto.

Le Arpa e quindi anche Arpacal sono nate a seguito del referendum del 18 aprile 1993 che ha abrogato alcune parti della legge 833/78 di istituzione del Servizio Sanitario Nazionale eliminando le competenze ambientali esercitate tramite i Presidi Multizonali di Prevenzione ed istituendo con legge n. 61/94 di conversione del decreto legge 496/93.

arpacal-675A questo punto si è portati a pensare che, comunque, provenendo l’Arpacal dagli ex PMP, certamente avrà tra il personale quanti già esercitavano detta mansione, ma purtroppo l’ aspettativa non trova risposta positiva.

Il personale transitato in Arpacal che ha potuto partecipare a una selezione per la progressione verticale già inquadrato come tecnico della professione di categoria “D” fu reinquadrato in categoria “DS” ma non più come tecnico della prevenzione ma come Collaboratore Tecnico Sanitario Esperto, facendogli perdere, a causa della promozione, il titolo che gli deriva, per legge, dalle funzioni svolte al momento del transito.

Oltre ai concorsi per il reclutamento esterno, l’Arpacal acquisì personale proveniente da altri enti e nel contempo attivò delle progressioni interne, ma si è ben guardata di andare ad inquadrare o reclutare qualsiasi tecnico della prevenzione  anche se qualcuno era in possesso delle competenze necessarie.

Francesco Caparello
Francesco Caparello

Il nuovo inquadramento con la conseguente perdita (irreversibile) della qualifica di tecnico della prevenzione fu posto in essere dal Dott. Caparello che era dirigente del Personale e dalla terna manageriale del periodo Domenico Lemma (Commissario), poi sostituito nel 2008 del Direttore Generale Vincenzo Mollace, dal dott. Scalzo Antonio (direttore scientifico) e da Lucio Luciano Rossi (Direttore Amministrativo).

Alla gestione che ha creato la menomazione dell’operatività dell’ente di controllo non ha posto rimedio né la gestione Santagati né l’attuale, con l’ aggravante per quest’ultima dell’intervenuta modifica al codice penale sui reati ambientali.

NESSUNA VIGILANZA SUGLI ECOREATI: I VELENI DELL’ENI A LAMEZIA E IL TERMOVALORIZZATORE DI GIOIA TAURO

Con l’entrata in vigore della legge n. 68 del 22/05/2015,  viene contemplato anche il reato di “ostacolo alle attività di vigilanza” che, come abbiamo esplicitato, è proprio di questa intrigata vicenda, che si va a sommare a tutti quelli già esistenti prima di questa epocale modifica al sistema sanzionatorio sugli ecoreati che ha modificato  il nostro Codice Penale.

MONT-1-1024x566E a trarre beneficio dagli ecoreati sono in tanti in questa regione, basti pensare al processo che tra poco sarà avviato presso il Tribunale di Potenza sui veleni dell’Eni in Calabria, che vede tra gli imputati gli amministratori dell’Ecosistem, azienda lametina che opera nel vampo ambientale e tanto cara al dott. Pietro De Sensi, che non disdegnava di “aiutare”, attraverso il suo intervento amicale, quando i tecnici dell’Arpacal venivano chiamati ad esprimere pareri tecnici obbligatori e necessari alle  autorizzazioni per trattamento dei rifiuti o per esercitare le restanti attività nelle quali risulta impegnata.

Oppure alle note vicende che hanno portato all’arresto di alcuni amministratori della società che gestisce il Termovalorizzatore di Gioia Tauro, tra i quali ritroviamo anche  un ex Commissario dell’emergenza ambientale.

L’Arpacal  in quest’ultima vicenda, avrebbe dovuto occuparsi della vigilanza e della verifica del materiale che finiva bruciato nel termovalorizzatore e non solo come fa di solito a “pseudo controlli” in AIA delle emissioni.

Come abbiamo detto, la commissaria Gatto proviene da questa parte del territorio e ci aspettavamo che almeno per questo aspetto prestasse  particolare attenzione affinché l’attività di vigilanza venisse svolta in modo rigoroso e non certamente un comportamento omissivo che non tutela e garantisce un ambiente idoneo per la salute degli abitanti.

628newsGli abitanti della Piana di Gioia Tauro vorrebbero rassicurazioni:

  • sul livello di contaminazione da DIOSSINE (tra i maggiori imputati di molte forme tumorali e altre malattie);
  • sul livello di inquinamento della falda che non consente ai cittadini di avere acqua potabile, con un contenuto di nitrati e nitriti accettabile e tra i maggiori responsabili di malattie altrettanto gravi.

In merito al controllo sulle diossine, sarebbe opportuno che i calabresi sapessero che l’Arpacal  nel 2008 attraverso l’utilizzo di fondi comunitari si è dotata di tutta la strumentazione per eseguire la ricerca dell’inquinante spendendo quasi due milioni di euro.

Ma, come capita spesso in queste vicende, le apparecchiature prendono il fresco presso il nuovissimo Laboratorio Chimico di Catanzaro mentre il personale che potrebbe essere, previa opportuna formazione, adibito ai processi analitici di questa strumentazione (prevalentemente chimici) vengono mandati a Catanzaro e a Cosenza a fare non si capisce cosa…

8 – (continua)