Irriducibili e clan Flachi, omicidi e arresti non fermano la corsa della ‘ndrangheta all’egemonia in curva

SAN SIRO. DALLE INTERCETTAZIONI EMERGE COME LA ’NDRANGHETA NON INTENDA MOLLARE LA NORD

di Davide Milosa

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Non c’è soluzione di continuità. Da Boiocchi a Bellocco. Non sono bastati due omicidi e gli arresti di lunedì, la ’ndrangheta non intende mollare la curva dell’Inter né tanto meno gli affari milionari dello stadio. E a spiegarlo è lo stesso Marco Ferdico, ex frontman della Nord, pochi giorni dopo l’omicidio di Bellocco da parte di Andrea Beretta.

L’intercettazione è del 12 settembre, giorno in cui davanti al Baretto di San Siro viene annunciato il nuovo direttivo interista. Riassume il pm in una nota integrativa all ’ordinanza: “Ferdico commenta sui nuovi soggetti terzi interessati alla gestione della tifoseria organizzata a sostegno della squadra Internazionale FC”. E ancora: “Il riferimento sul punto è a tale Davidino” e cioé Davide Flachi, figlio del defunto boss Giuseppe Flachi e oggi in carcere per droga. Il nome di Flachi e del clan omonimo egemone nel quartiere Comasina ha, secondo gli inquirenti, un grande valore visto che si lega al gruppo ultras degli Irriducibili che, con l’arrivo del triumvirato Bellocco-Beretta-Ferdico, sarà cacciato dalla curva.

Ora, per quel che risulta, già durante la partita di Champions di martedì tra Inter e Stella Rossa, il gruppo degli Irriducibili ha fatto di nuovo ritorno in curva.
Un atto che non è passato inosservato. Il capo degli Irriducibili è Domenico Bosa detto Mimmo Hammer già condannato per estorsione aggravata dal metodo mafioso per la sua vicinanza alla cosca Pompeo. Storicamente i Pompeo e i Flachi hanno sempre operato insieme. Il che spinge a pensare che le parole di Ferdico non siano state dette a caso. È evidente che se non sarà attuata da parte del club una vera bonifica, le porte rimarranno aperte per i clan. Del resto tra gli arrestati di lunedì non vi è Giuseppe Calabrò, il vero garante mafioso di Pino Caminiti nella gestione dei parcheggi. Il che fa ipotizzare che già sia in atto un cambio di regia sempre sotto il controllo della ’ndrangheta. Nella nota integrativa, come già anticipato dal Fatto giorni fa, emergono particolari su come Bellocco avesse programmato di uccidere Beretta. Lo dirà lo stesso Beretta.

Il pm: “Beretta ha riferito di essere, già da alcuni giorni, sottoposto a minacce da parte di Bellocco che, unitamente a Ferdico e altri complici, avevano lui rappresentato di volersi appropriare del merchandising della Curva Nord”. Di più: “Ha rivelato di essere stato a conoscenza di un piano omicidiario in suo pregiudizio, che sarebbe dovuto passare a vie di fatto dopo che lo stesso era stato convocato a luglio, a casa di Bellocco”. Beretta ha spiegato ai pm “che è riuscito più volte a sventare il progetto omicidiario grazie alle rivelazioni ricevute dalla persona incaricata a tirarlo in trappola, con un sonnifero, e condurlo in un luogo idoneo a perfezionare la sua esecuzione: qui sarebbe stato colpito e sotterrato”.
L’incontro avviene il 24 luglio nel garage di Bellocco. Arriva prima Bellocco poi raggiunto dagli amici Salvatore Paolillo, Domenico Sità e Daniele D’Alessandro. I quattro portano un borsone. Dopo arriverà Andrea Beretta. L’incontro durerà 45 minuti alla presenza anche di un latitante. È il penultimo atto prima dell’omicidio.