Calabria 2021, Irto minaccia Letta e De Magistris e organizza il partito trasversale

Dopo mesi e mesi di guallera abbuffata sul perché la sua era l’unica candidatura possibile, Nicola Irto, creatura nata dal leggendario incontro tra il mitologico Minniti e la divina Madame Fifì, abbandona la partita per l’investitura alla carica di presidente della Regione Calabria del Pd. “Non ci sono le condizioni per andare avanti”. Così sintetizza la sua rinuncia Nicola Irto. E aggiunge: “il Pd in Calabria è in mano ai feudi (chissà se Nicolino ha incluso anche il suo di feudo in questa affermazione)”. E chiude con una minaccia (una prassi consolidata nel Pd) indirizzata a Letta e a De Magistris: “Non me ne starò zitto e buono”.

Nicolino si è arreso alle pressioni interne provenienti principalmente da Roma (anche se vuole far credere alla gente che a fermarlo sono stati i baroni del Pd, come se lui venisse da un altro mondo): Letta ha bisogno di alleanze forti per vincere le amministrative di Napoli e Roma che sullo scacchiere politico contano molto di più della Regione Calabria, e De Magistris a Napoli così come i 5Stelle a Roma, possono fare la differenza.

Letta preferisce appoggiare De Magistris in Calabria in cambio del suo sostegno (anche ad un eventuale ballottaggio) alle amministrative di Napoli, mentre per Roma si appresta a siglare un patto con i 5Stelle che in Calabria (in tanti) premono per un’alleanza con De Magistris (tranne la Nesci che dopo la rinuncia di Irto resta l’unica candidata alle primarie del centrosinistra). Prove tecniche del nascente partito di Conte. Che non può certo essere messo in discussione per il capriccio di Nicolino e qualche ricandidatura. Del resto l’esperimento politico di Roma è il banco di prova della “nuova alleanza” tra Pd e M5s, e poi a leggere i numeri che compongono l’elettorato romano e napoletano quasi 5 milioni di cittadini chiamati alle urne, a confronto gli scarsi 500.000 elettori calabresi diventano una briciolina sulla tovaglia piena di leccornie del pic nic.

Nicolino lascia ma a denti stretti. E come nella migliore tradizione di infamità del Pd medita già la vendetta. E il partito trasversale, da sempre presente nella politica calabrese, è il miglior strumento da mettere in campo per colpire i suoi “avversari”. Irto medita già di confabulare sottobanco con la destra a danno di De Magistris: voti in cambio della promessa di una fetta di torta per il suo feudo. Un classico anche questo dell’agire del Pd: quando non possono vincere si alleano, sottobanco, con l’avversario. Nicolino sa di poter raggruppare attorno a se tutti i consiglieri uscenti del Pd che nelle liste di De Magistris non troverebbero mai spazio, tanti livorosi personaggi che pur di far dispetto a Letta e a De Magistris, e soprattutto salvare la loro parte di bottino, non si fanno scrupolo a vendersi anima e corpo alla destra. Un bel pacchetto di voti che farebbe comodo al centrodestra per vincere in sicurezza le prossime elezioni in Calabria. Un accordo sottobanco che non troverà nessuno ostacolo. Spetta a De Magistris e a Letta prendere le contromisure.

La rinuncia di Irto voluta da Letta pone una domanda: visti i veti posti dal tandem De Magistris/Tansi rispetto alle alleanze con i partiti, come farà il Pd ad entrare nella loro coalizione civica?