Italia Campione d’Europa. La finale ci ha detto che Berardi e Chiesa possono giocare insieme

Scusate il ritardo. La maglia azzurra della Nazionale Domenico Berardi l’avrebbe potuta vestire ben prima del giugno 2018, quando Mancini lo fece debuttare in casa della Francia, nell’amichevole in cui gli azzurri esclusi dal Mondiale furono sparring-partner dei futuri campioni del mondo: lui omologo di Mbappé, che stava per andare in Russia da protagonista annunciato. Le ironie si sprecavano, sul ragazzo calabrese di Bocchigliero, il ragazzo della Sila, scoperto dal Sassuolo in un torneo di calcio a 5 a quasi 15 anni e solo perché era andato a trovare il fratello, che studiava a Modena. Si sprecavano le ironie sul ragazzo che ha preferito restare in provincia invece di andare alla Juventus. Che nel 2013 era stato punito dalla Figc e da Sacchi, coordinatore delle Under, per avere scelto di festeggiare la promozione in A invece di rispondere alla convocazione dell’Under 19. Che con Conte ct, nel 2015, si era infortunato dopo la prima chiamata a Coverciano.

Mbappé di Calabria

Ora le ironie non si sprecano più, anzi, anche se Berardi non ha neanche 20 presenze (e 5 gol) in Nazionale. E il paragone con l’aspirante Pallone d’oro Mbappé, pur restando al momento impossibile, sembra un po’ meno paradossale, visto che l’Italia è Campione d’Europa e la Francia è uscita agli ottavi per mano di quella stessa Svizzera che noi abbiamo mortificato nel girone. Al di là delle suggestioni e del fatto che sia inappropriato il suddetto paragone con Paolo Rossi, Cabrini e Schillaci lanciati in prossimità di un grande torneo, Berardi ha confermato talento, tecnica, intraprendenza e duttilità tattica. Quasi Mbappé di Calabria, dunque.

Le ali della tradizione. Compatibile con Chiesa

Berardi è un’ala atipica e decisamente moderna, come atipici e moderni, al tempo in cui giocavano, erano stati Causio, Bruno Conti e Donadoni: in questo rientra nella tradizione dei tornanti all’italiana, creativi e immarcabili, un prototipo perduto che adesso sembra tornare con lui e con Chiesa. Hanno caratteristiche diverse, anche se li accomuna il dribbling. Chiesa è più diretto e punta spesso il fondo, se gioca a destra, essendo appunto destro di piede. Berardi a destra è il classico mancino che rientra sul sinistro: da lì può tirare, crossare, dettare l’imbucata, aprire spazi per l’avanzata del terzino sul binario. E’ andata a finire che Mancini li ha fatti giocare insieme, sia pure non dall’inizio, con Insigne falso nueve e il sacrificio di Immobile: uno su una fascia e l’altro sull’altra e con risultati più che apprezzabili. Sia contro la Spagna sia soprattutto contro l’Inghilterra nella finale. Arricchiscono dunque il ventaglio delle alternative d’attacco, anche perché rispetto a Causio, Bruno Conti e Donadoni sono più attaccanti: vanno al tiro spesso.

Mancini può compiacersi della loro crescita, che è soprattutto fisica e tattica. In attesa del verosimile duello cruciale con la Svizzera per il primo posto nel girone di qualificazione al Mondiale – tra settembre e novembre – anche grazie alle numerose partite in calendario, ci sarà modo di verificare se la soluzione del falso nueve sarà quella preferita dal Mancio. Nel frattempo, Berardi e Chiesa hanno gradito molto, non c’è che dire.