Italia “melona”. Il governo ha già tolto il Reddito di cittadinanza

(CHIARA SARACENO – lastampa.it) – La legge di bilancio 2023, nell’annunciare la fine del Reddito di cittadinanza a partire dal 2024, quando verrà sostituito da una nuova misura tutta da definire, ha introdotto alcune modifiche sostanziali per il 2023. Le più importanti, che mutato i diritti e le obbligazioni dei beneficiari, sono tre. La prima è la riduzione a soli 7 mesi della durata del beneficio per tutti coloro, adulti, che non hanno tra i familiari un minorenne, una persona con una grave disabilità, un anziano ultra-sessantacinquenne, a prescindere dal fatto che, secondo la normativa vigente, siano indirizzati al patto per il lavoro o invece al patto per l’inclusione sociale. Un ultracinquantenne senza figli a carico, disoccupato di lungo periodo e senza realistiche chance di trovare un’occupazione regolare con remunerazione decente, attualmente inviato ai servizi sociali, a fine luglio perderà il sostegno che gli consente di pagarsi un affitto e di provvedere ai propri bisogni di base. La seconda modifica è l’eliminazione della possibilità di rifiutare anche una sola proposta di lavoro “congrua”, come se il problema fosse l’eccesso di rifiuti e non la scarsità e inadeguatezza delle offerte. La terza modifica è l’obbligo, per chi è tenuto al patto per il lavoro, a frequentare sei mesi intensivi di un corso di formazione, a partire dal primo di gennaio. Per i giovani fino ai 29 anni che non hanno il titolo della scuola secondaria di primo grado, a questo obbligo si aggiunge quello di frequentare, sempre dal primo gennaio, corsi che consentano di acquisirlo.

Questi due obblighi formativi, a ben vedere, non riguardano solo i percettori del Rdc. Riguardano, di fatto, in primo luogo chi dovrebbe provvedere a renderli attuabili: centri per l’impiego in collaborazione con gli enti di formazione da un lato, ministero dell’Istruzione dall’altro. A tutt’oggi, tuttavia, nulla si è mosso su questo fronte. Non è stato neppure approvato il protocollo di intesa tra ministero del Lavoro e ministero dell’Istruzione che dovrebbe fornire il quadro organizzativo e regolativo necessario per individuare, organizzare e rendere disponibili su tutto il territorio nazionale i corsi per il conseguimento dell’obbligo scolastico, stante che le iscrizioni e la frequenza ai Cpa, Centri per la formazione degli adulti, seguono il calendario scolastico normale e non ci si può iscrivere a metà anno. È una questione annosa, che non riguarda solo i beneficiari del Rdc, che richiederebbe di ripensare alla formazione scolastica per gli adulti in una chiave più flessibile dal punto di vista del calendario, per intercettare la domanda formativa il più tempestivamente possibile, senza imporre lunghe attese che rischiano di far perdere la motivazione, quando non scoraggiare del tutto.

Anche sul piano della formazione professionale, intensiva o meno, nulla è cambiato rispetto a prima, quando pochi erano coloro effettivamente coinvolti. Anche l’ambizioso programma di politiche attive del lavoro avviato con il Pnrr, il programma Garanzia di occupabilità dei lavoratori, include solo una piccola frazione dei beneficiari del Rdc, che, per altro, si sono dimostrati i più difficilmente occupabili e bisognosi di un più lungo percorso formativo.

Di questo passo, a fine luglio molti beneficiari di Rdc lo perderanno senza aver ricevuto neppure i sostegni e le risorse formative loro promesse. E anche coloro che, stante la presenza di minorenni, anziani, o persone con disabilità grave in famiglia, avranno ancora qualche mese di respiro, difficilmente avranno incrociato quelle misure di rafforzamento delle loro competenze e qualifiche professionali che sono necessarie, anche se non sempre sufficienti, per trovare una collocazione adeguata in un mercato del lavoro difficile. Prontissimo a mostrare la faccia arcigna con i poveri e a colpevolizzarli per la loro condizione, il governo si sta dimostrando incapace di dare seguito ai propri impegni nei loro confronti, per altro nel totale disinteresse dell’opposizione.