Roggiano Gravina – Amministrare senza discriminare, e ancor più amministrare non “contro” chi alza la testa per rivendicare diritti riconosciuti. In queste poche ma significative affermazioni si racchiude la drammatica vicenda della 46enne Emanuela, disperata “per le vessazioni ricevute dall’Amministrazione del Comune di Santa Caterina Albanese. Da soli due anni lascia la bella Spoleto per tornare a vivere nel piccolo borgo di Joggi, contrada di Santa Caterina Albanese. Finalmente con la presenza della nuova famiglia appunto Joggi raggiunge i suoi 100 (cento) residenti.
Ma inizia per il nucleo (4 persone) il calvario della famiglia Tomassini. Vuole rendere vivibile il vecchio rudere, acquista da un lontano e inconsapevole proprietario in Oregon una casupola abbandonata e fatiscente. Si preoccupa di acquistare dal Comune albanese un fazzoletto di terreno sdemanializzato e dimenticato negli anni nonostante la sua pericolosità franosa proprio dagli amministratori locali, ma quando va per avviare il suo risanamento, viene bloccata dal sindaco, che avrebbe condizionato l’utilizzo di quelle “zolle” impervie all’acquisto di sottostante spazio già in uso dalla stessa famiglia che l’aveva reso agibile per accedere alla propria abitazione.
Per cui mamma Emanuela, figlia, marito e genitrice, si ritrovano con il rischio di inondazioni in casa, stante anche il canale di scolo sovrastante mai bonificato,nonostante le numerose segnalazioni, e incombente la civile abitazione. “Il sindaco pare che ce l’abbia con me, che chiedo chiarezza, trasparenza e riconoscenza per le opere di civiltà a mie spese realizzate”. Né meno pericolosa è la condizione di salute per i cittadini che si ritrovano a convivere, gomito a gomito, con una vasta copertura con amianto di casupole sempre in quel piccolo borgo. Eppure l’Asp di Castrovillari (con relazione della dottoressa Orsomarso) aveva constatato il grave rischio inquinamento già due anni fa. Vana è risultata la promessa secondo cui entro i sei mesi del 2019 sarebbero state rimosse quelle lastre “fortemente minacciose per la salute di quegli abitanti”. Né la minoranza consiliare ha avuto fortuna, attraverso le relative interrogazioni consiliari, a far desistere il sindaco da quell’atteggiamento “vessatorio”, e far rimuovere l’amianto. Sconsolata, ma non vinta, Emanuela è decisa a rendere il più possibile pubblico “il degrado igienico e politico” della sua nuova residenza.