Jovanotti, la Calabria e il solito tritacarne a cui siamo condannati (di Emilio Grimaldi)

di Emilio Grimaldi

Lorenzo Cherubini ha messo in scena il solito piagnucoloso nostro nostalgico sogno di resuscitare. Lui lo ha fatto sapendo che questo avrebbe avuto un prezzo: approfittarsi dell’ingenuitá mista ad una incomprensibile richiesta di rispetto. Ma lui è una persona genuina, e non mancherà.
Ciò che manca a noi, invece, è la consapevolezza. Per questa – perché qualcuno ci dica che siamo bravi, bravi in tutto, soprattutto in quelle cose che facciamo gratis e con passione – siamo fantastici (fantastici indica che ci vuole molta fantasia) Dunque, Jovanotti, come Raoul Bova che deluse tutti i calabresi per quel video pagato da noi per due milioni di euro.
Solita solfa, solito tritacarne, anche se adesso in positivo perché “quello che sta facendo lui gratis … nessuno mai”. Solito tritacarne a cui siamo condannati.
Forse per sempre.
E forse anche per questo nascono i genii, persone che guardano lontano. Che non si accontentano di auto ed etero compiacersi. E vedono, davvero, la luna o il buco nero. Perché sono capaci. E la capacità gliela dà proprio questo coacervo di ignoranza, di comunità, di egoismi, cattiverie e tanta luce.
Già, forse è la luce del sole che ammirano o il sapore del mare in cui si tuffano: verde, azzurro, certe volte anche viola e giallo. Dipende dal colore del cielo.