La bancarotta “politica” de iGreco diventa un caso nazionale: coinvolti anche Calenda e la Bellanova

Cena di lavoro all'Ariha Hotel, l'albergo de iGreco. Si riconoscono, oltre ai fratelli Greco, Luca Lotti, Stefania Covello, Ernesto Magorno e il "solito" Aiello

Nonostante le “coperture”, qualcosa si sta muovendo per mettere a nudo la regia politica che ha consentito al gruppo iGreco di acquisire (al costo di un euro!!!) con il benestare del Ministero dello Sviluppo Economico targato Calenda e Bellanova, in Umbria le aziende del Gruppo Novelli. A tre anni di distanza (http://www.iacchite.blog/politicapadroni-sequestrate-le-societa-agricole-ex-novelli-saverio-greco-indagato-per-bancarotta/) dal clamoroso blitz con il quale vennero sequestrate le aziende agricole ex Novelli e indagato ufficialmente per bancarotta fraudolenta il “boss” ovvero Saverio (i)Greco, la procura di Castrovillari, nonostante il trasferimento del procuratore Facciolla, ha chiuso le indagini e chiesto e ottenuto il processo per i fratelli Saverio e Cataldo Greco, i “boss” della famiglia cariatese insieme all’avvocato, Giancarlo Greco.

Nel Centro Italia anche i grandi media hanno aperto i riflettori sulla vicenda, che coinvolge direttamente molte pedine chiacchierate del cosiddetto “renzismo”, a cominciare da quell’ex ministro Carlo Calenda, ribattezzato fenicottero bulimico dai giornalisti de Il Fatto Quotidiano, che dopo aver fatto il “bello” mettendosi in prima fila per la rinascita del Pd (!!!), adesso fa il bastian contrario… per continuare con i rappresentanti dei sindacati venduti al potere attraverso i buoni uffici dell’ex sottosegretario ora addirittura promosso ministro e viceministro (!!!) Teresa Bellanova, altra pedina dell’ebetino di Firenze e per finire con i referenti calabresi, guidati da soggetti impresentabili come “Ciaone” Carbone, Ferdinando Aiello e Brunello Censore ovvero i politici che hanno consentito a iGreco di espandersi e proliferare. Senza dimenticare il “solito” Luca Lotti e don Ernesto Magorno, che potete ammirare (si fa per dire) nella foto di copertina a cena con i fratelli del gruppo iGreco nell’albergo di Rende che gestiscono, l’Ariha Hotel, quartier generale di questi politici corrotti e della loro cricca.

Sarebbe ora che anche altri magistrati oltre al procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla (trasferito anche per questo dal Csm?) controllassero i conti di queste aziende, Fattorie, Bioagricola e Cantine, oggi sequestrate e portate al fallimento da Renzi e dai suoi scagnozzi. Il 70% delle uova prodotte da queste aziende veniva commercializzata a marchio Coop ed altri marchi. Il 30% a marchio Ovito. E sono tante le domande che in queste ore si pongono al Centro Italia per aiutare anche noi calabresi a fare luce su quello che è stato messo in moto in questi anni. Il 30% portava guadagno, il 70% rimessa.

Un’azienda in concordato può lavorare per rimettere? Un’azienda in concordato andrebbe controllata ogni 2/3 mesi nella contabilità, nei bilanci. Veniva fatto? In 3 anni e mezzo da 62/63 milioni di debiti si è saliti a 125 milioni!!!. Dovevano essere restituiti 6 milioni e mezzo. Non è avvenuto. Chi doveva controllare il Consiglio d’amministrazione? Qualcuno del Consiglio d’amministrazione aveva a che fare qualcosa con la Coop?

Poniamoci un’altra domanda: il Consiglio d’amministrazione aveva un concordato da rispettare con un debito di 62/63 milioni. Più volte ci fu un’offerta, tenuta nascosta ai soci Novelli, di 23 milioni, per la “Cisterna” di Latina. È tutto scritto nella denuncia presentata al Tribunale di Terni. Il debito sarebbe sceso immediatamente a 40 milioni. Con i 6,5 milioni che si sarebbero dovuti restituire tra il 2013 e il 2016, l’azienda al momento della cessione per 1 euro a iGreco, avrebbe dovuto avere 33,5 milioni di debito! E invece – come abbiamo appena accennato – ne aveva 125… La colpa, la responsabilità poteva essere di Enzo Novelli? E perché allora gli operai andavano a protestare sotto casa sua di notte accendendo lumi e lumini a forma di croce?

Il mangimificio, raddoppiato nelle dimensioni, da studi fatti e presentati, avrebbe dato, come minimo, un guadagno, un utile netto almeno di 500.000 euro all’anno. Non è stato mai rimesso in funzione. Come mai? C’era un debito da pagare o da far crescere? La Cantina, al contrario, portava sempre il segno rosso al bilancio. Non sarebbe stato meglio cederla per ripianare i conti? No, non sarebbe stato meglio. Il finale di questo “giochino” poteva e doveva essere solo uno… E i poteri forti, che sono stati messi alle strette, noncuranti di tutto adesso stanno provando addirittura a far trasferire l’unico magistrato che ha messo il becco in queste porcherie. Avete capito perché hanno paura di Facciolla?