La Calabria deviata, Bisignani e le terrazze della restaurazione (di Saverio Di Giorno)

di Saverio Di Giorno

In Calabria si vive un clima di restaurazione pura. Nessuno dei vecchi potentati e delle vecchie logiche è più messo in discussione come pareva già solo un anno fa. Di restaurazione in restaurazione la Calabria sembra inscalfibile al passare degli anni e al cambiare del contesto. Addirittura, sulla famigerata “terrazza cosentina” (anche se il “capo” la chiama terrazzo) è tornato ad affacciarsi – qualche giorno fa – Luigi Bisignani, accompagnato persino dal “nuovo” sindaco (incappucciato) di Cosenza. Vorrà dire qualcosa? È segno che i tempi sono cambiati, anzi sono ritornati.

Bisignani è tornato per presentare il libro di Luigi Mazzei che ruota attorno alla cosiddetta “persecuzione giudiziaria”. Un tema che va forte negli ultimi tempi. A trent’anni da Mani Pulite il ruolo dei pm e la considerazione della magistratura è completamente naufragata. E se da un lato è vero che la magistratura ha fatto invasioni di campo incostituzionali determinando il destino di interi pezzi di territorio, dall’altro interi pezzi di politica e potere hanno cavalcato l’indignazione per aumentare gli spazi di impunità e controllo. E questi spazi sono luoghi di coltura ideali per tessere rapporti, costruire legami e stabilire centri decisionali occulti. Questi spazi hanno l’aspetto di privé, terrazze elitarie, luci soffuse e candele da cui promana uno stantio odore di massoneria.

“Ricordo bene quel luglio 2007” inizia la voce di De Magistris al telefono. “La perquisizione a Bisignani fu fatta a Roma. L’impressione che avemmo è che avesse saputo qualcosa, almeno un sentore, perché trovammo tutto sistemato in maniera anomala, sembrava ripulito. Ovviamente è una mia supposizione”. In quegli anni De Magistris indagava su una rete di rapporti e collusioni, indagava anche per associazione segreta, ad altissimi livelli e Bisignani era uno snodo fondamentale di queste reti insieme a Pittelli, Elia Valori e altri. “Qualche mese prima erano state fatte altre perquisizioni molto delicate, erano momenti cruciali.” E proprio dopo quei momenti cruciali intervenne il trasferimento di De Magistris. Un trasferimento sul quale Palamara ha di recente raccontato i fatti che tutti ormai avevano ben chiari: un’operazione per fermare un pm scomodo.

Se De Magistris è stato fermato altri hanno invece fatto carriera e di quei giorni ricorda anche Massimo Stellato, membro dell’AISI (servizi segreti), ora nuovamente indagato per rivelazione di segreto d’ufficio. Appunto tempi che ritornano. “Queste sono persone abituate a tessere relazioni e frequentare salotti, non muoiono – professionalmente – mai davvero, basti vedere quante vicende italiane hanno attraversato”.

A proposito di tempi che ritornano. Se De Magistris fu fermato è anche dovuto al fatto che il procuratore capo di Catanzaro dell’epoca (Mariano Lombardi, oggi passato a miglior vita( ha potuto fare pesanti inferenze nelle indagini. Un rapporto quello tra pm e capo spesso criticato perché mina l’autonomia della magistratura, lasciando le procure in mano a pochi capi che possono essere facilmente eterodiretti. “Questo è un punto molto importante. La Calabria all’epoca fu un laboratorio per costruire un magistrato burocrate. Nel 2007 ci fu la riforma Mastella e quel disegno accennato in quegli anni trova compimento con la Cartabia”. Secondo l’ex pm questa riforma con la scusa di affrontare problemi seri finisce per ridurre autonomia e indipendenza dei magistrati. “Quali sono, ad esempio, i criteri per misurare i magistrati che si porranno? Si rischia di usare pure formalismi per mettere il pm sotto un ombrello di controllo?”

D’altra parte, è vero che pm completamente sregolati negli anni hanno fatto danni per pura vanagloria o per asservimento alla propria parte politica. “Se si agisce in questo modo però non si risolve il problema. Pm più asserviti, sono pm che obbediscono di più. Indubbiamente è vero che ci sono degli abusi (si pensi alla custodia cautelare) e che andrebbe fatta una distinzione tra giudice e pm, ma così si rischia di buttare via il bambino con l’acqua sporca. Anche perché” nota De Magistris “da una parte abbiamo innocenti in carcere, e dall’altra condannati in via definitiva ai quali la vita non è cambiata per nulla. È un paradosso non da poco”. È un problema di giustizia classista, debole con i forti e forte con i deboli. E poi rilancia la palla nell’informazione: “Mi lasci dire che c’è bisogno anche di una cultura del processo in Italia e sui mezzi d’informazione. Un avviso di garanzia non è una condanna”.

I protagonisti ritornano, le riforme vengono portate a compimento. Dunque, è tutto uguale, anche i gruppi occulti che operano? “Dal mio osservatorio personale all’interno delle istituzioni io sono convinto che in Italia i centri di potere occulti siano determinanti”. Negli anni, secondo De Magistris, si è andato incontro ad un’”eversione dolce” che ha riformato il paese portandolo ad un presidenzialismo di fatto, minando le garanzie e svuotando il Parlamento. Ma riempiendo salotti e terrazze.