Quasi esattamente due anni fa a Reggio il collega Consolato Minniti aveva fatto il “botto” con la pubblicazione sulla testata LaC news24 dell’interrogatorio-
Senza voler sminuire il lavoro di Consolato, è evidente che LaC news, anche se ha ridimensionato – causa… Gratteri – uno dei principali lecchini di Madame Fifì e marito ovvero Pasquale Motta (che è davvero patetico quando “attacca” il partito), è un media ancora vicino al Pd e a tutto quel locale di ‘ndrangheta che rappresenta, sia a Reggio (con i vari Seby Romeo, De Gaetano, Irto, Battaglia e compagnia cantante) ma soprattutto a Cosenza, dove tutti sanno che don Magorno è affiliato al clan Muto e che l’orribile Madame Fifì lo segue a ruota.
Fatta questa doverosa premessa, passiamo al vero oggetto di questo articolo.
Ascoltando il documento pubblicato all’epoca da Consolato Minniti, in molti si sono fatti un ragionamento. La signora Anna Martino, la cui figlia è sposata con il figlio dell’avvocato Giorgio De Stefano (sì, proprio lui l’alter ego di Paolo Romeo e cugino del boss Paolo, arrestato nell’ambito della’operazione “Mammasantissima”), ha lavorato per molti anni con Alberto Sarra nella sua segreteria.

Ora, sappiamo bene che Sarra era organico alla cupola capeggiata da Paolo Romeo e Giorgio De Stefano, ma vi invitiamo ad una ulteriore riflessione.
Sarra, travolto dalle inchieste, ovviamente non può ricandidarsi nel 2014 alle Regionali e allora volete sapere da chi lavora la signora Martino così vicina al boss De Stefano? Ma semplice: dal capogruppo di Forza Italia Alessandro Nicolò.
E secondo voi perché proprio da lui e soprattutto perché Nicolò la chiama a lavorare nella sua segreteria senza che ci sia stata l’intercessione dell’avvocato De Stefano?
Forse è Nicolò l’anello mancante del puzzle per quanto riguarda il centrodestra?
Intanto, per non saper né leggere e né scrivere, il soggetto è stato “fatto fuori” da Forza Italia alle ultime Politiche (sacrificato sull’altare di Cannizzaro, il figlioccio di Totò Caridi) e ha trovato riparo a Fratelli d’Italia… Ma quando si arriva tra le braccia di Giorgia Meloni l’epilogo è quasi scontato e così Nicolò è finito in manette.
Poi abbiamo atteso invano che il buon Consolato ci illuminasse anche sulle magagne del Pd ma abbiamo avuto la netta sensazione che prima di darci la luce sarebbe dovuto passare sul cadavere di Madame Fifì. Che, almeno finora, gode ancora di ottima salute. E gli “attacchi” di LaC, con decenza parlando, non le fanno neanche il solletico, ché almeno quello sarebbe già una gran cosa.