La dottoressa Manzini apre la strada alla DDA

Lo sapevo che stava dalla parte dei buoni. Che sono i cittadini che vivono onestamente. Non mi sono fatto mai persuaso del contrario, nonostante le divergenze di vedute con il direttore.

Ero sicuro che la dottoressa Manzini avrebbe fatto il suo dovere. Non poteva essere altrimenti. I reati sono sempre stati lì, scritti in bella vista, e facili da scoprire. Vuoi che non li vedeva? Avrebbe potuto girare la faccia dall’altra parte, come hanno fatto sempre in procura a Cosenza, quando si tratta di Occhiuto e potenti vari, invece non l’ha fatto, è andata avanti con le sua inchiesta, e ha ben lavorato.

Al punto che, così come recita dalle colonne della Provincia, Vincenzo Brunelli, ha chiesto al GIP di firmare 8 ordinanze di custodia cautelare. L’indagine parte dalla truffe delle luminarie e si allarga ad altre ditte che avrebbero usufruito di tanti affidamenti diretti da parte dell’amministrazione comunale.

Carlo Pecoraro e Mario Occhiuto
Carlo Pecoraro e Mario Occhiuto

E’ difficile dire con esattezza quali sono i nomi scritti nelle richieste d’arresto, ma si possono ipotizzare, visto il “tema” dell’inchiesta. Di sicuro saranno coinvolti i dirigenti che quelle determine hanno firmato. E qui i nomi sono due, i soliti: l’ingegnere Carlo Pecoraro (il vero boss del Comune, è lui che ha firmato le determine per le luminarie) e l’agnellino sacrificale, l’architetto Domenico Cucunato (affidamenti diretti a più non posso agli amici di Occhiuto, detto il firma tutto).

Da sinistra: Cannizzaro, il questore Anzalone, Occhiuto e Potestio
Da sinistra: Cannizzaro, il questore Anzalone, Occhiuto e Potestio

Evidentemente i titolari delle ditte. Potrebbe, anzi c’entra di sicuro, il capo gabinetto del sindaco Carminuzzu Potestio (l’uomo dei clan al Comune). E se tanto mi dà tanto, e se la Legge è uguale per tutti, non può mancare Occhiuto, che è quello che gestiva la combriccola.

Non può che essere così. Vedremo. Le richieste sono sul tavolo del GIP che sta valutando il buon lavoro della dottoressa Manzini che tanto si è spesa in questa inchiesta. E a breve deciderà. E’ questione di giorni.

Certo è che di prove ce ne sono a dire basta, e come dico sempre, anche evidenti. Finalmente anche la procura di Cosenza si muove. Grazie al lavoro della dottoressa Manzini. Anche se il direttore mi ha imposto di scrivere in coda a questo pezzo pure la sua impressione rispetto a questa azione della dottoressa Manzini (scusatemi se ripeto spesso la “dottoressa Manzini”).

E’ chiaro per il direttore che Marisa la Nuit (è così che il direttore chiama la dottoressa Manzini, scusatemi di nuovo se ho ripetuto la “dottoressa Manzini”), avendo finora pettinato bambole, ora che ha annusato l’arrivo di una inchiesta della DDA, si fa trovare pronta.

Come a dire: vedete, colleghi dell’antimafia, qui c’è pure gente che lavora, non siamo tutti come dice Iacchite’. Una paraculata insomma. Per il direttore. Che per quel che mi riguarda va anche bene.

L’importante è perseguire i reati nella pubblica amministrazione e se si riscontra che qualcuno ha rubato è giusto che paghi. Ma se mai nessuno inizia (e dunque merito alla dottoressa Manzini), Cosenza resterà sempre la città dei corrotti.

Comunque io resto del mio avviso, la dottoressa Manzini (repetita iuvant) è dalla parte della gente onesta. Anche perché rubare i soldi degli asili, per l’assistenza agli anziani, per la scuola, per i servizi alle persone bisognose, è una cosa di uno squallore unico.

Preferisco chi entra in una banca e, senza far male a nessuno, mette a segno una bella rapina. Cosa che ovviamente non bisogna fare. Essere complici di questi squallidi personaggi, amministratori e dirigenti che rubano, è indecoroso. Immorale. E questo, un bravo e onesto magistrato, come la dottoressa Manzini, non lo può accettare.

Se il GIP firmerà, verosimilmente nella prossima settimana, l’azione della procura cosentina farà da apripista alla più vasta operazione della DDA di Catanzaro che da tempo ormai si prefigura.

GdD