I TANTI (TROPPI) DUBBI DELLE BANDIERE BLU
Il presente scritto è un resoconto tratto da “la farsa delle bandiere blu”…
“Il mare è sporco, puliamolo con una bella bandiera blu!” Sembra il motto di qualche bastian contrario, ma credere alla logica di quel simbolo color mare che sventola disinvolto, diventa ogni anno più difficile. Ma procediamo per gradi. L’ambito premio è istituito dalla Fee (Foundation for Environmental Education), fondata nel 1981. Si tratta di un’organizzazione internazionale non governativa e no-profit con sede in Danimarca, attualmente presente in 58 paesi nei cinque continenti. Il suo obiettivo è quello della diffusione delle buone pratiche per la sostenibilità ambientale, anche e soprattutto all’interno delle scuole di ogni ordine e grado. Tra le altre cose, la FEE ha sottoscritto nel marzo 2003 un Protocollo di intesa di partner-ship globale con il Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) e, nel febbraio 2007, un Protocollo d’intesa con l’Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite (UNWTO).
I CRITERI PER L’ASSEGNAZIONE DELLA BANDIERA BLU
I criteri del programma sono aggiornati periodicamente, in modo tale che le amministrazioni siano costrette a migliorare continuamente la gestione del territorio. La qualità delle acque di balneazione è il criterio principale e solo le località con un livello delle acque eccellenti nella stagione precedente, possono presentarsi per la candidatura. Inoltre solo le località con impianto di depurazione o con trattamento secondario delle acque, possono procedere al percorso di valutazione. E con tutta la buona volontà, per restare solo… alla Calabria, e con decenza parlando, non potrebbe partecipare quasi nessuno… per essere buoni!
La percentuale di raccolta differenziata deve essere superiore ad un minimo e almeno l’80% degli edifici deve essere allacciato alle fognature. E anche qui la Calabria, con riferimento all’allacciamento alle fognature, non potrebbe manco partecipare, dal momento che alle fognature non è praticamente allacciato… nessuno!
Inoltre è valutata anche la gestione dei rifuti per quanto riguarda olii usati e le batterie esauste. Valutata anche la regolamentazione del traffico, la quantità di aree pedonali, le piste ciclabili, parcheggi decentrati e bus-navetta, la cura dell’arredo e il decoro urbano, la sicurezza e i servizi in spiaggia. E qui per la Calabria ci limitiamo solo a stendere un velo pietoso senza commento.
IL PROGRAMMA: il programma della FEE è riconosciuto in tutto il mondo come l’unico strumento di valutazione della sostenibilità nelle località turistiche marine e lacustri.
LO SCOPO: lo scopo principale della FEE è quello di promuovere nelle località marine una gestione del territorio sostenibile, con scelte che mettano alla base delle politiche il rispetto e la cura per l’ambiente. Nel 2009 sono state insignite 13 bandiere blu rispetto allo scorso anno. I Comuni candidati sono stati 151, e tre di questi erano comuni lacustri.
I LIMITI DELLA CERTIFICAZIONE FEE
Ovviamente, per le amministrazioni comunali non è semplice conciliare esigenze tanto diverse. Occorre alimentare l’economia locale non solo con il turismo, che è stagionale, ma anche con opere che spesso non sono affatto compatibli con le esigenze ambientali. Questo purtroppo è il tasto dolente.
Per esempio, ancora in Calabria, non esistono praticamente più spiagge naturali. Sono tutte antropizzate, non esistono più i sistemi dunali depredati e spianati nel corso degli anni, le coste sono quasi tutte protette da scogliere artificiali… Dal punto di vista ambientale ed ecologico soprattutto, le spiagge naturali sono ben altra cosa. Ma possiamo fare altri esempi. In molti centri balneari è praticamente impossibile accedere alla spiaggia, praticamente un cordone unico di villette separa la spiaggia dalla strada. L’abusivismo edilizio è drammaticamente e pacchianamente sotto gli occhi di tutti, specie sul Tirreno, ma non solo. Tra l’altro, il problema della cementificazione delle coste (porti, approdi) nessuno lo ha mai considerato, ma dal punto di vista ambientale sono devastanti.
Si scaricava e si scarica tuttora in mare, senza depurare alcunché. Potremmo continuare con numerosi esempi, tra cui quello dei turisti che si sono lamentati dell’odore nauseabondo che emanava l’acqua in molte ore del giorno.
Ma perché accade questo? Semplicemente perché la Fee spedisce un questionario ai comuni rivieraschi con valenza turistica, e sarà l’amministrazione comunale stessa a rispondere alle domande, in autonomia. A risposte date, è il Comune che rispedisce al mittente il modulo. La Fee dunque non fa che raccogliere i dati ricevuti e in base a quanto dichiarato dai sindaci e dagli amministratori attribuisce le bandiere blu. Nessuno in pratica valuta il pregio del paesaggio ne la qualità ambientale. Per non parlare delle voci dilaganti di… tangenti, piccole o grandi che siano. Del resto, siamo in Italia!