La morte del piccolo Giancarlo: l’inutile testimonianza dell’ex assessore Bozzo

Quella di oggi è stata un’udienza interlocutoria nel processo per la morte del piccolo Giancarlo Esposito, appena 4 anni, per annegamento nella piscina comunale di Campagnano.

Imputati il responsabile della piscina Carmine Manna e le educatrici deputate alla sicurezza dei bambini all’interno della struttura.

Nell’udienza di oggi sono stati ascoltati alcuni genitori dei bambini che frequentavano il servizio Kinder Garden della piscina comunale e che avevano accompagnato i figli anche la mattina nella quale il piccolo Giancarlo ha perso la vita.

Il pm Maria Francesca Cerchiara, nella sua lista di testimoni, ha inserito, tra gli altri, anche Massimo Bozzo, ex assessore della giunta Occhiuto e collega di Carmine Manna dal dicembre 2014 fino allo scorso mese di giugno. Bozzo ha infatti due figli che per molti anni hanno frequentato il Kinder Garden. Diversi testi non si sono presentati, Bozzo invece c’era.

Senza nessuna volontà polemica, il quesito da porre non tanto alla procura, che in questo caso esegue dettati di legge, ma all’ex assessore Bozzo è uno solo: c’era bisogno di farci assistere a questo scempio? 

Cosa avrebbe dovuto dire Bozzo se non frasi e concetti che hanno fatto letteralmente saltare dalla sedia anche un avvocato con tanta esperienza alle spalle come Francesco Chiaia? Sì, perché il tenore delle risposte di Bozzo era diventato una sorta di elogio della gestione della piscina e Chiaia lo ha fatto correttamente rilevare al giudice Marco Bilotta.

Una testimonianza così irritante che anche l’avvocato Ugo Ledonne, notoriamente pacato e moderato, ha quasi perso le staffe quando Bozzo menava il can per l’aia dovendo riferire di un foglio informativo sul servizio da assicurare ai bambini, firmato solo per una stagione e non per le successive. E ancora una serie di assurdità legate alle conoscenze medico-scientifiche dello stesso Bozzo fino alla candida affermazione che l’ex assessore non è a conoscenza di quanto debba essere profonda una piscina per bambini di 4 anni. Eppure, anche i suoi figli sono passati da quelle strutture. Ed è già chiaramente emerso che, mentre la legge prescrive 60 centimetri, nella vasca riabilitativa dov’è annegato Giancarlo, la profondità era di 1 metro e 20.

Ma queste cose Bozzo non le sa, preferisce dare una mano all’amico Carmine Manna e non capisce o fa finta di non capire il dramma di una famiglia che non solo ha perso un figlio ma che deve anche sopportare queste inutili passerelle, al limite della provocazione.

Non è un caso che quando Bozzo, finita la sceneggiata, è venuto a salutarmi, non ho potuto fare a meno di fargli notare che avrebbe dovuto vergognarsi.

Gabriele Carchidi