La sanità cosentina è nel disastro più assoluto. Azienda sanitaria e Azienda ospedaliera sono ancora in mano al Cinghiale (malgrado la copertura di Palla Palla) che bluffa e lo sa fare bene, intimorendo i due direttori generali con la (presunta) vicinanza alla Lorenzin.
Iniziamo da Achillone Gentile, uno certamente onesto ma fesso. Continua a far comandare Vincenzo Scoti, capo del personale ed elemento di punta del “cerchio magico” del Cinghiale.
Fu Scoti a far vincere la selezione medico legale a Ferdinando Francesco Genise, nonostante questi avesse una pensione privilegiata. Achillone ha avuto coraggio nel revocare la selezione ma è stato costretto a tenere Scoti, che nel frattempo sta facendo carne da macello con le assunzioni ad minchiam degli Oss (Operatori socio sanitari), riesumando una graduatoria vecchia di quasi dieci anni. E chiamando solo gli amici degli amici.
E poi non bandisce il concorso per dirigente ufficio stampa che da novembre risulterà vuoto per il pensionamento del Cinghiale. In persona.
L’Asp è un ginepraio con i guasti causati in rapida successione da Franco Lucio Petramala, Gianfranco Scarpelli e Gianfranco Filippelli. Mentre il “nuovo arrivato” Raffaele Mauro (si è insediato a dicembre 2015) nulla ha fatto per segnare una discontinuità col passato, anzi.
Filippelli prima e Mauro dopo hanno mantenuto saldi al comando i vari fra’ Remigio da Varagine Magnelli, condannato in primo grado per le false stabilizzazioni e Giovanni Lauricella, capo dell’ufficio legale e autore della porcheria degli oltre 400 incarichi a Nicola Gaetano.
Gianfranco Ponzio e Michele Marchese, i due principali prenditori prestanome del Cinghiale, sono ancora al loro posto a fatturare cifre da capogiro per i loro affari.
L’Asp continua a regalare soldi a legali esterni mentre i servizi fanno schifo.
A Ferragosto come a Natale sempre la stessa, identica liturgia del passato. Uno scandalo. Che dovrebbe interessare molto le autorità preposte.