La Sicilia come la Calabria. La Caporetto di Schifani, Fratelli d’Italia non lo vuole più: “Intollerabile”

di Ilaria Proietti

Fonte: Il Fatto Quotidiano

“L’epoca dell’uomo solo al comando in Sicilia è finita. Ma Schifani non l’ha ancora capito”. Luca Sbardella, plenipotenziario di Giorgia Meloni in Sicilia, dipinge con poche parole lo stato dell’arte. I rapporti di Fratelli d’Italia con il presidente di Forza Italia che –per sintetizzare – sono alla frutta o quasi. A far precipitare la situazione, la prova di forza del governatore siculo, che ha imposto in un ruolo chiave nella sanità la riconferma dell’ex deputato azzurro Salvatore Iacolino, però accusato di usare il suo ruolo per fare campagna acquisti tra le file degli altri partiti alleati. Ma non c’è solo questo. Giovedì sera la manovra è stata bersagliata nel segreto dell’urna da una quantità industriale di franchi tiratori: la maggioranza è andata sotto 17 volte, come prevedibile data l’aria e neppure a quel punto Schifani ha rinunciato a fare la voce del padrone, dando ordine a Forza Italia, democristiani di rito cuffariano e leghisti di uscire dall’aula senza nemmeno consultare i meloniani. Insomma la manovra alla fine è stata approvata per quanto malconcia, ma le macerie politiche sono sotto gli occhi di tutti. Caporetto, Waterloo, Big bang in salsa sicula?

C’è che oltre alla fronda interna a Forza Italia a cui il governatore bada il giusto, adesso sul piede di guerra ci sono i meloniani e son dolori. “La verità è che noi siamo sempre stati leali. Ma da Schifani c’è una quotidiana esibizione di potere francamente intollerabile. Lunedì chiederemo conto”, sbotta Sbardella che assicura: “L’obiettivo è riportare la ragione, non far saltare la regione. Ma a questo punto c’è bisogno di un segnale per pensare di ripartire. Lo spero, ma dire che scommetto che accadrà è troppo…”. Il fatto è che al governatore hanno chiesto conto anche i suoi durante un vertice in casa Forza Italia convocato subito dopo la disfatta in aula all’Ars: qualcuno pretende la testa dell’assessore all’Economia Alessandro Dagnino, chi quella della collega alla Sanità Daniela Faraoni, qualcun altro ha invocato il grande reset, insomma il rimpastone. Ma è l’antipasto: lunedì 13, quando si chiuderanno le urne in Toscana, a Palermo la maggioranza capirà se ci sono le condizioni per andare avanti, che poi è solo una. Schifani deve intendere che a capotavola non c’è più lui.

Intanto il lungo weekend prima della verifica di centrodestra è iniziato all ’insegna della migliore tradizione: pizzini incrociati e molto teatro di pupi.
IL PRESIDENTE dell ’Ars Gaetano Galvagno di Fratelli d’Italia (campione di Ignazio La Russsa e dunque candidato naturale per la successione a Schifani) ieri ha giurato sui social che è tutto falso: non c’è stato alcun litigio con il governatore a cui anzi è legato da “sentimenti di profondo rispetto, amicizia ed affetto”. Epperò “certo mi dispiace molto che tutti i deputati di Forza Italia, della Lega e della Democrazia cristiana abbiano lasciato soli in aula i deputati di Fratelli d’Italia . . .”, ha scritto rammaricandosi per certi teatrini comici a cui ha assistito. Si fa sentire anche Totò Vasa VasaCuffaro, che evoca Machiavelli “sugli assai discutibili mezzi messi in opera, ma ancora più sul loro reale fine”, ma anche Pirandello per denunciare “i falsi amici”, e le tante “maschere”. Sipario. Forse…