Lamezia, bancarotta fraudolenta: sequestrata la pista da bowling dei “Due Mari”

Beni per tre milioni di euro sono stati sequestrati a due persone di Lamezia Terme provvedimenti cautelari sono stati eseguiti nei confronti di altre tre accusate di bancarotta fraudolenta, omessa dichiarazione dei redditi e peculato.

Questa mattina i finanziari del nucleo Polizia tributaria di Catanzaro, coordinati dal Procuratore della Repubblica di Lamezia Terme Salvatore Curcio e dal Sostituto Marta Agostini, hanno infatti eseguito la misura cautelare personale e un decreto di sequestro preventivo sequestrando conti correnti accesi in diversi istituti di credito, quattro immobili (tra cui una villa di 15 vani con piscina), la sala bowling a 12 piste nel Centro Commerciale “Due Mari” di Maida e centinaia di slot-machine.

I PRECEDENTI

Le Fiamme Gialle hanno notificato a Giuseppe Cristaudo, 48enne, e alla moglie Titina Caruso, 45enne, la misura del divieto temporaneo di esercitare ogni attività di impresa, mentre a Battista Cristaudo, 52 anni, quella del divieto di esercitare la professione di commercialista.

La coppia era stata colpita nel 2015 da misure interdittive nell’ambito dell’Operazione “Tyche” con l’accusa di peculato, bancarotta fraudolenta, dichiarazione infedele e circonvenzione di incapace, commessi nell’ambito del fallimento della Caruso Group, società a loro riconducibile e operante nel settore della gestione di videogiochi ed apparecchi da intrattenimento. In quella circostanza, ai finanzieri non erano sfuggiti alcuni beni confluiti nella società lametina Automatic Gamescostituita dai due coniugi e poi dichiarata fallita nel 2014.

L’approfondimento delle vicende legate al fallimento di quest’ultima aziende avrebbe portato alla luce una serie di anomalie e presunti artifizi contabili che sarebbero stati tesi a rendere difficilissima la ricostruzione del patrimonio e il movimento degli affari della società.

LA “SCATOLA VUOTA”

Artifici e anomalie che, secondo gli investigatori, avrebbero tuttavia consentito di accertare un presunto “svuotamento” progressivo dei beni societari, in danno di creditori e della Pubblica Amministrazione, a favore della Casimò Entertainment di Titina Caruso e di un’altra società riconducibile al marito.

Questi beni, costituiti da un impianto di bowling a 12 piste e numerosi apparecchi come slot-machine, flipper, carambole, sarebbero stati ceduti alla Casimò a titolo gratuito o a cifre irrisorie rispetto al prezzo di acquisto, rendendo di fatto la Automatic Games una “scatola vuota” fino alla dichiarazione di fallimento.

Dagli accertamenti svolti dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria del Gruppo Tutela Economia di Catanzaro sarebbero anche emersi più di 4 milioni e mezzo di euro “scassettati”, ovvero prelevatidagli apparecchi da gioco e mai transitati nelle casse della società fallita, tra i quali era computata anche la quota da versare all’erario come concessionario per la tenuta di apparecchi da gioco con vincita in denaro (circa 48 mila euro).

IL RUOLO DEL COMMERCIALISTA

La tesi è che le condotte e la dissipazione del patrimonio societario sarebbero state portate avanti con il concorso di Battista Cristaudo, commercialista della società, che avrebbe fornito un considerevole apporto personale, gestendo la contabilità della Automatic Games nella quale, tra l’altro, avrebbe registrato costi fittizi per oltre 2 milioni di euro allo scopo di abbattere i ricavi e distrarre liquidità.

Alla luce delle indagini svolte, il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Lamezia Terme, Valentina Gallo, ha emesso l’ordinanza di misure cautelari e disposto il sequestro preventivo di sommedi denaro e beni nelle disponibilità degli indagati per un ammontare complessivo di circa tre milioni di euro.