martedì, Luglio 1, 2025
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Lamezia. Guarascio, Irto e l’Armata Brancaleone del Pd: chi sarà candidato per perdere le prossime elezioni?

Eugenio Guarascio, Irto e l’Armata Brancaleone a Lamezia Terme

Eugenio Guarascio, alias Gargamella per la sua straordinaria somiglianza con il famigerato mago nemico dei Puffi, reduce dai trionfali successi conseguiti nella sua qualità di patron della corazzata dei rifiuti Ecologia Oggi e presidente del Cosenza Calcio, si è messo di buzzo buono per affossare definitivamente nel ridicolo l’azione del Pd di Lamezia per la scelta del candidato a sindaco che dovrà scendere in campo nelle elezioni della primavera prossima.

Lui, da grande intenditore di calcio, che ha portato il Cosenza a raggiungere vette mai agognate – basta chiedere ai tifosi (non lecchini) cosentini –, da buon centravanti, alla Gennaro Tutino verrebbe da dire, ha rotto la melina stancante e asfittica del centrosinistra e in pieno conclave ha fatto proporre al consuocero Doris Lo Moro come candidata a sindaco del centrosinistra. Il garbo, l’astuzia, l’acume profuso da Eugenio Guarascio nella circostanza ha fatto ricordare le migliori pagine della sua presidenza a Cosenza.

Ma Eugenio Guarascio oltre al titolo di presidente (più tirchio e “incupatore” di denari) del Cosenza calcio, ha un altro grande merito per poter parlare con autorevolezza e dare consigli spassionati. Alle ultime amministrative del 2019 fu lui, il nostro mitico “Garga”, a correre alla carica di sindaco per il Partito Democratico. Fu un “successone”, non arrivò neanche al ballottaggio, si fermò al primo turno con appena 5 mila voti e uno striminzito 17%, e il Comune se lo contesero Paolo Mascaro con le sue liste civiche e Ruggero Pegna candidato del centrodestra da Forza Italia a Fratelli d’Italia. Stravinse naturalmente Paolo Mascaro che oggi vorrebbe ripresentarsi come candidato di tutto il centrodestra dopo il suo approdo alla corte di Roberto Occhiuto.

Andando a ritroso nel tempo c’è da evidenziare che la candidatura di Eugenio Guarascio fu avanzata e sostenuta proprio da Doris Lo Moro. La sede di rappresentanza di Eugenio Guarascio fu collocata al primo piano di Palazzo Lo Moro/Trapuzzano in pieno centro di Lamezia Terme con tanto di saloni e uffici a disposizione. Forse la sponsorizzazione di oggi è una specie di restituzione del favore ricevuto a suo tempo. Come diceva Totò: ci carichiamo e scarichiamo a vicenda. “Eh, non ci faccia caso: ci carichiamo e ci scarichiamo a vicenda… Siamo o non siamo in democrazia?”.

Certo, rispetto al 2019 oggi c’è almeno un fatto nuovo. Eugenio Guarascio è coinvolto insieme alla sorella ed è in attesa di processo nell’inchiesta della Procura di Vibo Valentia sul ciclo dei rifiuti effettuato all’interno di un impianto di recupero con sede a Vazzano nel Vibonese. I Guarascio sono accusati di inquinamento ambientale e di aver realizzato una discarica abusiva. Inizialmente il Gip aveva disposto la misura interdittiva per le società Ecoball, Ecologia Oggi e 4el, ordinanza che è stata poi revocata a inizio aprile dal giudice per il riesame. E nessuno, specie a Lamezia, ha dimenticato che il nominativo di Guarascio appare anche in alcune dichiarazioni del pentito Pulice che a suo tempo dichiarò che “Garga” avrebbe gestito anche la raccolta degli oli delle navi che arrivano nel porto di Gioia Tauro e che sarebbe stato appoggiato dal clan Pesce di Rosarno.

Ma su tutto questo mondo, sugli intrecci e sui rapporti di Guarascio con il Pd e Doris Lo Moro e con pezzi del centrodestra, basta ricordare i legami con il commercialista Massimiliano Tavella, già vicesindaco della giunta Scaramuzzino sciolta per mafia, e vi rimandiamo al nostro articolo che li spiega nei dettagli  https://www.iacchite.blog/ecologia-oggi-la-democrazia-mafiosa-di-marisa-manzini-guarascio-e-tutti-i-loro-amici/

L’intervento del consuocero di Guarascio a nome della sua associazione, che non si capisce come sieda al tavolo del centrosinistra, sposta l’azione del Pd lametino definitivamente dal terreno politico a quello della commedia dell’arte, del grottesco, delle comiche finali. Siamo all’Armata Brancaleone, tanto per capirci.

Per riassumere e per una migliore comprensione dei fatti. Per tentare di mettere un po’ di sereno nella vita del Pd lametino, Nicola Irto e Igor Taruffi a nome della Schlein, decidono di affiancare il segretario di Lamezia, tale Gennarino Masi, con altri tre soggetti, e a Gennarino vengono affiancati Domenico Giampà, segretario di federazione della provincia di Catanzaro, Amalia Bruni, a sua volta reduce dalle “trionfali” elezioni regionali di tre anni fa, e Luigi Muraca che sarebbe nientepopodimeno che il responsabile della giustizia del Pd in Calabria, mai sentito fiatare su ndrangheta e criminalità.

“Irto, siamo in quattro”, si potrebbe parafrasare Vittorio Gassman nella mitica “Armata Brancaleone”. E lui, il novello duce di Calabria: “Beh, io farò di voi quattro!, un’armata veloce et ardita che sia veltro e lione al tempo stesso! Avanti verso Lamezia, nel core di Calabria! Avanti miei gagliardi in marcia!”

Il triumvirato diventa quadrumvirato ma invece di essere leone e cane da caccia diventa una specie di Willy il Coyote. Un terreno di coltura di minchiate e strafalcioni. La pensata più fantasiosa che viene al quadrumvirato, supportato da Nicola Irto e da Igor Taruffi, sempre in nome di Elly, è quella di promuovere un sondaggio tra i cittadini di Lamezia Terme mandando allo sbaraglio personalità come la Lo Moro e Gianni Speranza, già sindaci di Lamezia.

Per completare il quadro ci mettono nella lista un giovane di belle speranze l’avvocato Rosario Piccioni, che fu candidato a sindaco per la sinistra quattro anni fa giungendo… quarto… e tre anni fa candidato a consigliere regionale con De Magistris al grido: “mai più con il Pd!”. E ci aggiungono inizialmente, a sua insaputa, una magistrata in attività, moglie dell’ex consigliere regionale Italo Reale, Gabriella Reillo, già presidente facente funzioni della Corte d’Appello di Catanzaro e in corsa per la presidenza del Tribunale di Cosenza.

Al grido di “famolo strano”, Nicola Irto e il quadrumvirato degli incapaci affidano il sondaggio alla stessa società che aveva previsto alle ultime regionali una lotta all’ultimo voto tra Roberto Occhiuto e Amalia Bruni… Quale migliore garanzia di affidabilità? E infatti tutti vanno in agitazione. Non solo, il sondaggio da segreto che doveva essere viene sbandierato su tutti i giornali e siti della Calabria. La Lo Moro è in largo vantaggio, s’ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde uno squillo…. sono in parità, d’ambo i lati calpesto rimbomba da minchiate e da castronerie il terreno. Il tutto nel silenzio totale di Nicola Irto e di Elly Schlein. E nonostante questo sondaggio circoli liberamente sulla stampa, da parte di Nicola Irto e del Pd continua il silenzio e non vengono diffusi i dati. Tra l’altro sarebbe interessante sapere su che campione significativo il sondaggio è stato fatto, se sono stati sottoposti direttamente i tre nominativi chiedendo di scegliere, oppure – e sarebbe altra cosa – e se invece si è sottoposto agli intervistati un confronto tra i potenziali candidati del centrosinistra e il sindaco uscente Mascaro. Quindi il confronto non sarebbe tra i tre del centrosinistra, ma con Mascaro.

E’ evidente che un conto è la scelta diretta e un conto e fare il confronto tra chi è più concorrenziale con Mascaro. Soprattutto se i margini di differenza sono minimi. Ai tre segreti di Fatima, si aggiunge adesso il segreto del Pd di Lamezia terme. Ma come si sa una minchiata tira l’altra, e il nostro quadrumvirato degli incapaci pensa bene di completare la gamma delle castronerie convocando Doris Lo Moro a colloquio. Nell’incontro la Lo Moro afferma che accetterebbe la candidatura solo se proposta in maniera unitaria da tutto il Pd. Quindi il sondaggio va a ramengo e viene scordato forse perché i risultati non sarebbero tanto graditi. Nulla di particolare direte, sì, ma solo che l’iniziativa dà la stura a Gianni Speranza per chiedere a sua volta di essere ascoltato dal quadrumvirato.

E qui il quadrumvirato va nella confusione totale, va nel pallone direbbe il nostro Guarascio. Passano i giorni e Speranza non viene convocato, non si capisce da quale peste sarebbe affetto per evitarne il contatto. Si scopre dopo giorni e giorni quale sarebbe la peste mortale: non è iscritto al Pd! Masi e Giampà, le menti del quadrumvirato, avrebbero mostrato remore sull’opportunità di far ricevere dal coordinamento un non tesserato.

Ma come? Per il sondaggio del Pd andava bene e adesso per un colloquio non va più bene? Isso è lebbroso, cedete lo passo agli iscritti del Pd. Anatema, anatema, vade retro Satan. E il quadrumvirato concluse: E se de ogni fatto dovemmo trarre la sua significatione, issa è questa: Dio non lo vole. Deus non vult, est clarum!!! Come per guidare un’auto serve la patente, così sembra che per candidarsi a sindaco di Lamezia è obbligatoria la tessera del Pd. Regola accolta dagli alleati di Sinistra italiana, Verdi e anche M5S che sulla vicenda non proferiscono verbo. Noi naturalmente non tifiamo per nessuno, né per la Lo Moro né tantomeno per Speranza, che ci sembrano entrambi due vittime di una banda di incapaci. Noi registriamo solo i fatti di cronaca e le minchiate. E lo spettacolo non finisce qui, vi diamo appuntamento alla prossima tragicomica riunione.