Ieri pomeriggio Cosenza in Comune si è trovata per mantenere la promessa fatta agli elettori e ai suoi componenti: esserci.
Si è fatta una puntualissima e scientificamente fondata analisi del voto, visto che per noi la competenza in ogni campo è il prerequisito per aprire bocca. Siano dottori che parlano di Sanità e Salute pubblica, sociologi, statistici che parlano di flussi, studiosi che parlano di fatti culturali, esperti di immigrazione e di disagio sociale che intervengono professionalmente, brave persone che parlano di onestà.
Forse non si è parlato abbastanza della scomparsa, innaturale in quanto a statistica, di un’intera classe di intellettuali che ancora non sono ricomparsi dopo la fuga e la susseguente clandestinità durante e dopo le elezioni.
Parlo di alcuni, tantini, professori della mia università, per dirne una, che postavano, nel giorno del voto, da amene località; o di coloro che tutto commentano purché si svolga a debita distanza dal loro luogo di residenza. Il referendum costituzionale, la brexit, gli sbarchi, financo qualche sapido commento sugli europei.
Tutto pur di non aprire bocca sulle cosucce nostre. Si segnala un calo di presenze sospetto anche nelle diuturne presentazioni di libri, contando le quali, per numero e varietà, altro che Atene della Calabria, la Grecia più isole e territori d’oltremare siamo!
Appariranno, forse, tra un po’ per unirsi al coro dei lazzi e delle battutine sulla Junta; giusto quando, ancora una volta, diventeremo fonte di scherno nazionale e cibo per la satira (vd. Il Fatto Q.).
Per ora, nulla, il voto, spesso comprato o scambiato, dei quartieri periferici è una vera emergenza, ma anche il distacco serafico e indisponente di chi non si perde mai un dibattito, una petizione, una tavola rotonda purché non seguano fatti, è preoccupante.
Questo, se ci pensate, è il brodo di coltura un cui crescono il disinteresse per la cosa pubblica, quando questa si reifica nelle cose pubbliche; il distacco verso la città fatta di gente, luoghi, servizi, in favore del commento di sé; l’accettazione del brutto, tanto lo si può sempre irridere “tra noi”! Attenzione pericolo.
Adesso, per esempio, bisognerebbe essere a Piazza 11 settembre, perché lì succedono cose.
Marta Maddalon