L’Asp di Vibo è infestata dalla ‘ndrangheta ma nessuno ha il “coraggio” di parlare

ASP VIBO, OCCHIUTO NON PUÒ TACERE

La politica calabrese tace sullo scioglimento dell’Asp di Vibo Valentia. Tace la maggioranza di centrodestra nonostante che il rapporto sia firmato dal ministro Piantedosi del governo Meloni. Tace l’opposizione che pure avrebbe motivo per fare rumore. Tace Roberto Occhiuto sia nella sua veste di presidente della Regione nonché di Commissario della Sanità scelto a sua volta dal governo Meloni e in primis da Piantedosi stesso. Tace Wanda Ferro, eletta nel collegio di Vibo Valentia nonchè sottosegretaria del Ministro Piantedosi. Tace il Pd che dovrebbe essere all’opposizione. Tace il M5s che in un’altra regione avrebbe fatto l’ira di Dio. E tace persino Libera e non se ne comprende il motivo.

Roberto Occhiuto tace perché si attendeva una motivazione alla Andreotti con un “prima” del suo incarico disastroso e colluso e un “dopo” improntato al risanamento e al cambiamento. Invece la motivazione, come abbiamo già scritto, sottolinea la continuità tra prima e dopo e in più “stigmatizza la scarsa collaborazione prestata dalla struttura dirigenziale dell’azienda sanitaria nel fornire la documentazione richiesta”.  Una legnata che gli ha fatto perdere la parola… Vediamo se la parola – ma forse sarebbe meglio dire la “chiacchiera” – la recupererà leggendo l’inchiesta sul prossimo numero de  L’Espresso sulla “sanità modello Calabria”.

Wanda Ferro non parla perché in questo caso è di Catanzaro e quelli di Vibo nemmeno li conosce, mica siamo in campagna elettorale. L’opposizione all’unanimità tace perché nella ordinanza Maestrale-Carthago spuntavano i nominativi di parlamentari, consiglieri regionali, dirigenti, medici appartenenti all’epoca al Pd e… simili. Il M5S che potrebbe parlare non parla perché un pezzo di quel Pd è arrivato a rappresentarlo nelle istituzioni comunali.

Non parla Michele Comito, capogruppo al consiglio regionale di Forza Italia,  primario di cardiologia all’Ospedale di Vibo Valentia in aspettativa,  perché anche lui appare nelle testimonianze di alcuni testimoni di giustizia. Non parla Giuseppe Mangialavori, che sarà anche ex coordinatore regionale di Forza Italia, ma che rimane sempre il presidente della Commissione bilancio, tesoro e programmazione alla Camera dei deputati e uomo forte di Forza Italia a Vibo.

Nessuno parla e invece tutti dovrebbero parlare, chiedere e intervenire. La relazione è un atto di accusa pesante a tutto un mondo fatto di complicità, silenzi, asservimenti. Come non si fa ad intervenire per chiedersi a che livello di penetrazione siamo arrivati se Piantedosi scrive: “… viene riferito che dalle risultanze di una recente operazione di polizia è emerso che una struttura privata convenzionata – nei confronti della quale, peraltro, si rilevano «… significativi elementi di contiguità con esponenti della criminalità organizzata» – per ben dieci anni, sebbene autorizzata e accreditata per l’esecuzione di prestazioni in diverse discipline, «avrebbe eseguito indebitamente prestazioni sanitarie chirurgiche di carattere ambulatoriale, in carenza per una determinata branca sia dell’autorizzazione sanitaria per l’esercizio sia dell’accreditamento con l’ente».

Da ciò non può che essere riconfermato – indipendentemente dagli esiti delle citate indagini – il grave deficit gestionale dell’apparato dirigenziale, che per anni ha di fatto «autorizzato e permesso l’erogazione indebita di somme di denaro da parte dell’ente, che, quindi, si ritiene, (…) incapace di predisporre un sistema di controlli adeguato al già difficile contesto economico e sociale in cui opera …».

La relazione non fa nomi, ma la politica deve approfondire questi fatti e chiedere risoluzioni drastiche. Non si può pensare che è compito solo della triade commissariale a dover mettere a posto tutto. Il presidente Occhiuto non può stare zitto ma deve esprimersi sulla relazione di scioglimento dell’Asp di Vibo Valentia. E prima o poi sarà “costretto” a farlo.