Non ci voleva molto a profetizzarlo, con l’aria che tira all’interno dell’Asp di Cosenza. Un direttore generale che è peggio di un fantoccio in mano dei potenti e che riesce persino a soddisfare le esigenze dei sindacati più venduti del nostro panorama, capeggiati ovviamente da quel che rimane della Cgil.
Insomma, ecco che puntuale è arrivato l’ennesimo imbroglio. L’Asp di Cosenza ha provveduto a stabilizzare seicento persone tra i cosiddetti precari.
Con il plauso della Cgil.
Intendiamoci, noi siamo a favore del lavoro stabile ma per chi ne ha diritto. E l’Asp di Cosenza, dai tempi di “Petramalasanità” come lo chiamava qualcuno, ha riempito di falsi precari i suoi uffici.
Gente che non aveva alcun titolo. Che era al massimo interinale e quindi andava esclusa dalla procedura. Ma si trattava di gente che era parente di sindacalisti e quindi garantita.
409 sono stati dichiarati illegittimi dalla Corte dei conti ma ancora lavorano e percepiscono lo stipendio. Alla faccia dei caggi, come diciamo a Cosenza.
Raffaele Mauro, il direttore generale al servizio dei potentati politici e dei sindacati corrotti, che ormai tutti chiamano semplicemente “faccia i plastica”, ha accertato se queste persone hanno diritto? In molti dicono che siamo davanti all’ennesima farsa messa in piedi per favorire i soliti amici degli amici.
Sulla vicenda del precariato, ricordiamo anche l’udienza a dicembre sul caso Campanella che sconfesserà parecchi soloni e farà giustizia delle assurde manovre del Cinghiale, che aveva ordinato l’epurazione del giornalista e sperava di averlo fatto fuori definitivamente.
Il giudice sara la Ferrentino. Dopo tante peripezie, se il giornalista avrà ragione (e sarebbe assurdo il contrario, in tal caso sappiamo già che si tratta di volontà cinghialesche e agiremo di conseguenza) l’Asp dovrà dargli gli arretrati di due anni. Unica pecca, i tempi lunghi.
Mentre a via Alimena continua a regnare sovrana la legge… degli imbrogli.