Le cantate di Ernesto Foggetti: “Luca mi disse: non ci vedremo mai più”

Proseguiamo il racconto di Ernesto Foggetti, che ricostruisce le ultime ore di vita di Luca Bruni.

“… Effettivamente, come vi ho già accennato, i contrasti di Luca Bruni anche con Rango erano oramai conclamati e noti, tanto che era stato lo stesso Luca a raccontarmi, prima di Natale del 2011, quanto avvenuto tra lo stesso e il Rango circa il fatto che aveva, nel corso di una discussione, schiaffeggiato quest’ultimo.

Al riguardo mi precisava che ciò era avvenuto nel corso di un incontro sotto casa di Rango dove si era recato Luca dopo la sua scarcerazione. Il tutto era finalizzato a chiarire con lui i motivi per i quali continuava ad essere in contrasto con Edyta Kopaczynska, già compagna di Michele Bruni ed anch’essa inquadrata nella cosca, colpevole, a suo dire di aver apertamente parlato male degli zingari.

Edyta
Edyta

Rango aveva insistito circa il suo atteggiamento tanto che chiedeva soddisfazioni al Bruni dicendo, riferendosi alla donna: “…o l’ammazzi tu…o vedi di trovare una soluzione…” . Siccome Rango continuava nel suo atteggiamento, tanto che Luca raccontandomi la vicenda mi puntualizzava che il Rango “non capisce”, lo aveva malmenato violentemente e a tal proposito mi precisava che “ l’aveva malmenato sotto casa sua per fargli capire quanto vale”. Quindi, con Rango, i dissidi erano evidenti e precisi.

Tornando all’appuntamento con Luca nel pomeriggio del 3 gennaio del 2012, devo precisare che il tutto si è svolto alla presenza di Giuseppe Muto, che stava con me. Non posso garantire se quest’ultimo abbia ascoltato tutte le fasi del colloquio anche tenuto conto che Luca, che vi ribadisco era abbastanza teso, parlava tra i denti e con voce flebile.

Ad un certo punto, però, il Muto si allontanava dicendo che sarebbe andato a comprare le sigarette, ritornando subito dopo. Ricordo, però, che Luca, ad un certo punto, ha deposto il suo telefonino all’interno della tasca dello sportello della sua autovettura – lato guida, parcheggiata nei pressi del Cigar bar precisamente vicino al marciapiede opposto – che fino a quel momento era rimasto aperto, richiudendolo.

Avviatosi a piedi verso la discesa di via Bari, quindi dalla parte opposta della SS 19, gli chiedevo se dovevo accompagnarlo. Egli mi diceva di no perchè Daniele Lamanna e Adolfo Foggetti si trovavano lì vicino. Giuseppe Muto, pur non avendo la certezza, come detto, che avesse sentito la prima fase del colloquio, udiva chiaramente queste ultime frasi.

Adolfo Foggetti
Adolfo Foggetti

Nel momento in cui Luca si è allontanato a piedi, io e Muto, a bordo della mia Fiat Punto, ci siamo allontanati percorrendo la SS 19 in direzione Cosenza. Devo, però, aggiungere che Giuseppe Muto anche fino a qualche tempo fa rammentava l’episodio innanzi descritto e, in particolare, il fatto che avesse sentito pronunciare a Luca i nomi di Adolfo e Daniele preoccupandosi apertamente di eventuali conseguenze in tal senso.

La sera del 3 gennaio 2012 sono tornato a casa e solo la sera successiva sono stato contattato da Mara Bruni e dalla Edyta che mi chiedevano notizie di Luca. Dopo un paio di giorni dalla scomparsa, non ricordo bene il giorno, venivo fermato mentre, da solo, ero alla guida della mia Fiat Punto sul ponte di san Francesco a Cosenza da Daniele Lamanna, che era alla guida della sua vettura Renault nera. Lo stesso mi diceva che era inutile cercare Luca, lasciandomi esplicitamente intendere quello che era successo, cioè che era stato ucciso.

In tal senso mi invitava di farmi i fatti miei e di andarmene subito da Cosenza per evitare spiacevoli conseguenze nei miei confronti. Io mi intimorivo perciò e, quindi, subito, benchè gravato da sorveglianza speciale, mi spostavo prima a Genova e poi a Parma.

Io con Adolfo Foggetti e con Daniele Lamanna non ho avuto mai diretti rapporti anche sulla scorta di quanto diceva Michele Bruni, nel senso che egli stesso non si fidava di nessuno dei due ed ha esternato tale pensiero anche a Luca quando andò a trovarlo, benchè tradotto dalla polizia penitenziaria, quando stava per morire nell’ospedale di Livorno.

Michele Bruni
Michele Bruni

Io ero lì ed era presente, tra gli altri, anche Adolfo Foggetti. Ricordo che Luca, uscendo dalla stanza dove aveva incontrato il fratello morente, mi disse che Michele gli aveva detto di non fidarsi di nessuno e, tantomeno, di Adolfo e Daniele e pertanto Luca mi chiedeva il motivo della presenza di Adolfo Foggetti a Livorno.

Tornando all’ultimo incontro con Luca, ricordo, e ribadisco quanto a voi già detto, che lo stesso mi abbracciava in modo forte e deciso e mi sussurrava in un orecchio che era l’ultima volta che ci saremmo visti, probabilmente, ciò in a quanto era consapevole che stava recandosi ad un incontro che sicuramente sarebbe stato letale nei suoi confronti.

2 – continua