Le cantate di Ernesto Foggetti/4: racconti di malavita

Maurizio Rango e Franco Bruzzese

Riprendiamo le cantate di Ernesto Foggetti: quello che segue è un racconto di malavita. Come funziona e come è organizzato il sistema malavitoso cosentino.

… Con riferimento ad ulteriori fatti di particolare rilievo di cui sono a conoscenza uno di questi si colloca temporalmente nel 2011 quando Franco Bruzzese fu scarcerato. Egli condivise l’impostazione di Maurizio Rango di ricompattare il gruppo Rango Zingari, cosa che già Rango stava facendo dopo la morte di Michele Bruni.

Approfittando della sua detenzione in Campania Franco Bruzzese fece arrivare un carico di 50 kg di hashish che fu rivenduta sul mercato da U. C. – M. F. – M. E. – T. A. – E. S. detto Etta… il quale era deputato a raccogliere i soldi derivanti dalla vendita dello stupefacente. Sono stato informato di questa ultima vicenda da parte di G. P. che è stato con Maurizio Rango uno dei veri e propri artefici nonché capi della creazione dell’ all’epoca nascente gruppo Rango Zingari.

Egli è un soggetto che riveste un ruolo apicale, di vertice. Preciso che fino alla data della mia collaborazione, iniziata il 16 settembre del 2014, posso tranquillamente riferire che il carcere di Cosenza e i relativi detenuti erano nelle sue mani, nel senso che era il vero e proprio comandante del Carcere di Cosenza. Egli era il soggetto che gestiva anche il travaso di notizie dall’esterno del carcere all’interno del carcere medesimo e viceversa.

Aggiungo, sempre con riguardo a G. P., che egli approfittava del ruolo cosiddetto di “spesino” per tenere e collegare le informazioni anche con l’alta sicurezza e certamente era il depositario e il latore di tutte le notizie del carcere. G. P. mi ha anche informato, a riprova di quanto sto affermando, di un contrasto tra il clan facente capo a M. P. e il clan degli Zingari.

Era avvenuto in quel periodo un attentato o un danneggiamento ai danni di esponenti del clan di M. P. e G. P. mi riferiva che per poco non avevano attinto anche A. M. che è soggetto assolutamente organico al clan di M. P.

G. P. mi riferiva che il diverbio tra M. P. e gli Zingari derivava dal fatto che dal momento che il gruppo di M. P. era particolarmente forte nella vendita di stupefacente, gli Zingari mal sopportavano ciò e richiedevano al M. P. il riconoscimento di un fiore nella misura di 80.000 euro all’anno.

Il M. P. si era ovviamente rifiutato e di lì i contrasti. Questi fatti mi furono raccontati da G. P. il quale leggeva un pizzino arrivato da fuori dal carcere e su tale pizzino vi era altresì scritto che M. P. aveva reagito al predetto “attentato” procedendo a sparare a sua volta in via +++++, dicendo testualmente “sono andati a sparare sotto casa di Stefanuzzo”, esplicitando con tale affermazione che appartenenti del gruppo di M. P. erano andati a sparare sotto casa di S. C., che è un appartenente al clan Zingari.

Non conosco quale sia stato l’esito di questa rottura perché poi io ho iniziato a collaborare. Posso altresì aggiungere che io stesso ho avuto rapporti illeciti con M. P., e tra questi rapporti ricordo al momento un episodio avvenuto nel 2010 allorquando io feci arrivare da Napoli non ricordo bene se 12 o 15 chili di hashish, droga che mi feci recapitare tramite un ragazzo di Napoli, tale T. G., successivamente arrestato in Cosenza per una rissa.

Il G. ha fatto portare la predetta droga da tale P., il cui fratello era detenuto all’alta sicurezza del carcere di Cosenza e viene chiamato U Russu. Tale droga, quando arrivò, fu stoccata per volere di M. P. e di F. A. presso la società E. O., con l’accordo di tale E. D. R., dipendente della società E. O., ma organico al gruppo di M. P. La droga fu lasciata lì temporaneamente e poi il E. D. R. ha provveduto a rimuoverla e immetterla sul mercato unitamente al gruppo di M. P.

Posso dire che il giorno dopo l’arrivo dello stupefacente mi sono recato a casa di F. A. a via ++++++ per avere i soldi per pagare lo stupefacente e lì ho trovato, oltre al F. A., i fratelli M. e F. R., tale F, persona bassina, e A. M.. Con riguardo alla domanda che l’ufficio mi pone circa canali di approvvigionamento del clan facente capo a M. P. nella città di Roma, rappresento che io stesso mi sono recato in Roma nell’anno 2010 con mio cugino M. D’A., su indicazione di M. P. presso un soggetto cosentino e uno zingaro, per approvvigionarmi di stupefacente.

Abbiamo contrattato il prezzo dello stupefacente quali emissari di M. P.; al momento non ricordo i nominativi di tali soggetti operanti in Roma ma mi riservo di fare mente locale. M. P. mi riferiva di avere appoggi anche nella città di Milano per reperire lo stupefacente. Aggiungo che G. P. mi ha altresì riferito in carcere che tale P. B., unitamente al figlio di quest’ultimo, avevano cercato di ammazzarlo sparandolo in quanto veniva accusato di aver rovinato la famiglia di T. B. perché aveva avuto relazione sentimentale con la moglie del B. medesimo…