Le cantate di Ernesto Foggetti/6.: Katya Gentile e le case popolari

Katya Gentile

Katya Gentile, della famiglia dei Cinghiali di Cosenza, recita alla perfezione il ruolo di figlia d’arte del Cinghiale grande e di nipote del Cinghiale piccolo. Assunta all’Azienda Ospedaliera di Cosenza non certo perché è brava, vive di luce riflessa ed ha avuto il suo quarto d’ora di popolarità quando è stata nominata vicesindaco di Cosenza e cacciata qualche anno dopo perché avrebbe voluto farsi i… cinghiali comodi suoi e persino quel delinquente di Occhiuto se n’era accorto. A fine 2021 è stata eletta consigliere regionale nella principale delle liste mafiose dello stesso “clan Occhiuto” (Forza Mafia) – dopo la “pax” siglata qualche tempo prima – al posto del padre finalmente classificato “impresentabile” anche per i massomafiosi della sua stessa coalizione. Non poteva certo bastare ai Cinghiali il via libera per l’ex pupilla di Tonino, la dottoressa Simona Loizzo, e allora ecco pronta la soluzione Katya Gentile. Oggi, a distanza di manco tre anni, la rampolla del Cinghiale cambia di nuovo casacca e si affilia alla Lega. E come se non bastasse, attacca anche Forza Mafia (al secolo Forza Italia)… che al mercato “suo” padre comprò…

Per farvi capire quanto è falsa e venduta al potere, ecco un documento inoppugnabile, dove non si parla di ineleggibilità o di incandidabilità ma di… mafia e case popolari. Una specialità di famiglia tornata in auge con l’ultimo blitz di Gratteri, nel quale è incappato uno dei principali affiliati al clan dei Gentile ovvero Oscarino Fuoco detto il malandrino, dominus e padrone delle case popolari, citato anche in questa “cantata” (che segue) di Ernesto Foggetti. Sempre a futura memoria.

Ci riferiamo alle cantate di Ernesto Foggetti. Oggi ci occupiamo di imprenditori e malavita. Con un’appendice dedicata a Katya Gentile e all’Aterp.

… Aggiungo con riferimento ai fatti di cui sono a conoscenza con riguardo alla posizione di Antonio Intrieri quanto segue: Antonio Intrieri era originariamente un imprenditore contiguo e a disposizione del clan Lanzino e segnatamente di Francesco Patitucci, Walter Gianluca Marsico e Gianfranco Bruni alias Tupinaru. 

Tale situazione risale a poco meno di dieci anni fa. Tale circostanza della contiguità se non dell’organicità dell’ Antonio Intrieri al predetto gruppo di ‘ndrangheta, oltre ad essere all’epoca notoria nell’ambito delle organizzazioni criminali, è stata da me vissuta in prima persona allorquando ho avuto modo di verificare che l’allora imprenditore Intrieri utilizzava, nell’ambito delle proprie attività imprenditoriali, somme di denaro e provviste finanziarie che gli provenivano da Francesco Patitucci.

Io stesso, come detto, ho assistito ad una conversazione avvenuta presso un bar di piazza Europa di tale C. L., allorquando Antonio Intrieri lamentava al Francesco Patitucci che i soldi che il Patitucci aveva investito nelle attività imprenditoriali formalmente riconducibili all’Intrieri, non ritornavano, nel senso che gli acquirenti degli immobili costruiti dalle società di Intrieri tardavano a pagare e quindi le casse della società di Intrieri languivano e il Patitucci non poteva vedere remunerato il proprio investimento.

Il Patitucci sollecitava con tono perentorio Intrieri ad attivarsi per ottenere il pagamento degli immobili e quindi la restituzione dell’investimento, ovviamente col relativo guadagno, posto in essere dal Patitucci, il quale, rappresentava all’Intrieri che ove quest’ultimo non fosse stato sufficientemente convincente, sarebbe intervenuto il Patitucci medesimo per riscuotere il dovuto…

Sono a conoscenza altresì del fatto che sempre per la medesima ragione, e cioè perché l’investimento del Patitucci nella società di Intrieri non vedeva una adeguata remunerazione attraverso la vendita degli immobili, fu Marsico ad indurre Patitucci ad acquistare uno degli immobili della società di Intrieri costruiti in Mendicino affinchè le casse della società di Intirieri venissero rimpinguate e l’investimento del F. P. parzialmente remunerato.

Anche Walter Gianluca Marsico si annoverava tra i finanziatori della società di Intrieri e poiché come detto questo investimento stava rischiando di non essere remunerativo, Marsico si prese una villetta a schiera sempre in Mendicino della società di Intrieri. Quanto al fatto che Intrieri sia stato fino ad un certo periodo storico uomo del clan Lanzino e segnatamente di Patitucci riferisco di una vicenda per effetto della quale io e mio zio Giuseppe Foggetti ci siamo recati in Marano presso il ristorante già gestito da Intrieri.

La ragione dell’incontro riposava nel fatto che mio zio Giuseppe Foggetti era debitore nei confronti di Intrieri di 3.000 euro. Intrieri più volte lo aveva minacciato di far intervenire Patitucci, sicchè, attesi i miei ottimi rapporti col Patitucci, ci recammo io e mio zio Giuseppe Foggetti al ristorante di Intrieri affinchè questi temporeggiasse. L’Intrieri pretendeva il pagamento di tale somma di denaro riferendo a zio Giuseppe che i soldi richiesti erano di Patitucci e l’Intriieri precisò in quella occasione che si trattava di un prestito di somme di denaro che aveva preso dalla cassa del ristorante, il quale era di fatto, anche se non formalmente, di proprietà di Patitucci.

Dopo la morte di Michele Bruni ho avuto modo di verificare che il Rango Maurizio frequentasse molto assiduamente tale ristorante coi suoi gregari, ovvero con Gennaro Presta, Daniele Lamanna, Adolfo Foggetti ed altri e si percepiva un avvicinamento molto evidente dell’Intrieri al gruppo Rango-Zingari. In una occasione ebbi a parlare con G. P., il quale cercava di convincermi affinchè io, che nel frattempo vivevo nel nord Italia, ritornassi in Cosenza e mi avvicinassi ancor di più al loro gruppo.

Il Gennaro Presta, nel prospettarmi un vantaggio in ordine a questo mio ritorno in Cosenza, mi riferiva che anche Intrieri era entrato a far parte del loro gruppo così come il di lui genero Domenico Mignolo e mi rappresentava che il Rango Maurizio, tramite i suoi sodali ed egli personalmente, era quasi “entrato” nella politica, nel senso in cui si erano impegnati nella campagna elettorale delle ultime elezioni del comune di Marano, il loro gruppo aveva procacciato voti ai candidati presso il comune di Marano e tali candidati si erano impegnati a fronte dei voti promessi e ricevuti che avrebbero “sistemato” e procacciato attività lavorative a familiari o congiunti degli appartenenti al clan Rango-Zingari attraverso delle intercessioni o raccomandazioni rispetto ai proprietari del centro commerciale Metropolis, i quali proprietari avevano collegamenti con gli amministratori pubblici del comune di Marano, che erano stati votati dagli appartenenti al clan di Rango.

Ignoro se le promesse siano state mantenute perché io poi ho iniziato a collaborare. Gennaro Presta peraltro nel cercare di convincermi a tornare in Cosenza, mi riferiva altresì che ormai Maurizio Rango aveva “preso il volo” dal punto di vista della sua ascesa criminale anche perché, a dire del Gennaro Presta, egli aveva ormai stretto rapporti con Katya Gentile oltre che con Oscar Fuoco all’Aterp il quale gli consentiva di acquistare o comunque avere la disponibilità delle case popolari del comune e di fare quello che voleva, ovvero anche di venderle.

Tale circostanza riferitami dal Gennaro Presta, in ordine ai rapporti di cui Rango poteva vantare con Katya Gentile, ho avuto modo di apprenderli direttamente anche dal Rango medesimo, al quale io ebbi a rappresentare una problematica riguardante la casa popolare di cui io sono assegnatario ed egli mi rassicurò che tramite Katya Gentile avrebbe risolto il problema.

Tuttavia il Rango non risolse il problema e ciò evidentemente in quanto vi erano, come già riferito, una serie di attriti tra me e il Rango medesimo. La mia richiesta era soltanto finalizzata e strumentale a sondare il terreno e vedere come Rango mi avrebbe risposto.