Le cantate di Marco Massaro: rapine e pezzate

Marco Massaro

Furti, rapine, e droga, queste le attività principali del gruppo di Andreotta. Marco Massaro si canta ogni minimo particolare. Dal pesce piccolo, al pesce grande.

“… A riscontro del rapporto di subordinazione che legava il gruppo di Castrolibero al clan Bruni ed attualmente lo vincola al gruppo Rango/Zingari riferisco di un episodio verificatosi quando era ancora in vita Michele Bruni. In quella circostanza io, M.G., D.N. e V. De G., senza chiedere nessuna autorizzazione a Michele Bruni prendemmo l’iniziativa di commettere un furto all’interno della gioielleria di proprietà di tale Converso, che è ubicata in Cosenza in via Caloprese.

Commesso il furto, che ci fruttò gioielli e monili d’oro ed altri oggetti preziosi del valore di 300.000 euro, fummo immediatamente chiamati da Michele Bruni e Maurizio Rango, i quali, avendo saputo da Adolfo Foggetti che gli autori del furto eravamo noi di Andreotta, ci hanno convocato immediatamente. Nella circostanza, poiché avevamo omesso di chiedere l’autorizzazione del capoclan, Michele Bruni si appropriò della refurtiva. Vi è da dire che era stato lo stesso Converso, il quale era sottoposto ad estorsione da parte del clan Bruni/Zingari, a rivolgersi a Michele Bruni per risalire agli autori del furto e per recuperare la refurtiva. Abbiamo appreso ciò dalla viva voce del predetto Michele Bruni, il quale ci ha ripresi con veemenza per aver agito autonomamente, invitandoci a non farlo mai più.

Listener

In relazione alle rapine perpetrate dagli appartenenti al gruppo di Andreotta, di cui ho parlato nelle precedenti dichiarazioni e più in particolare a una delle tre commesse in danno della gioielleria ubicata in Cosenza nel centro commerciale “I due fiumi”, che è quella che ha fruttato di più, circa 47.000 euro, in questa sede aggiungo che tale rapina ci fu proposta da M. E., il quale ci disse preventivamente che, dopo averla commessa, dovevamo fare il cosiddetto fiore a Rango che era il mandante.

A tale atto criminoso partecipammo io, M. G., D. N., M. T. e A. B., quest’ultimo per conto di R. P. Io e i miei complici ci siamo recati sul posto a bordo della mia autovettura Toyota Yaris, ora non più circolante. Quindi siamo entrati tutti e 5 all’interno della gioielleria premurandoci di coprire il viso con dei passamontagna. Una volta all’interno abbiamo minacciato, ma senza utilizzare nessuna arma, le due commesse presenti in negozio e quando queste hanno aperto le vetrine con una tessera magnetica, abbiamo arraffato i gioielli in esposizione mettendoli nelle buste di plastica che avevamo al seguito.

Nella circostanza abbiamo agito calzando dei guanti di lana di colore viola acquistati nel negozio gestito da cinesi denominato “mondo colorato”. Dopo aver commesso il reato ci siamo allontanati indisturbati a bordo della mia autovettura che era rimasta parcheggiata nei pressi. Alla rapina ha concorso, con funzioni di palo, l’allora compagna di A. B. che si trovava a bordo di un’autovettura Peugeot parcheggiata di fronte alla gioielleria rapinata. A

bordo della mia autovettura abbiamo raggiunto la casa di A. B. che si trova in via +++++ e qui abbiamo provveduto a togliere tutte le etichette dalla merce rapinata. Quindi per quella notte abbiamo custodito i gioielli a casa del M. G.

Il giorno successivo, su disposizione di Rango, io, M. G. e D. N. ci siamo recati presso una gioielleria di Castrovillari, di cui non ricordo il nome ma che saprei individuare, il cui proprietario ha ricettato l’intero provento della rapina, consegnando a me e a M. G. la somma di 47.000 euro.

Dopo aver spartito il denaro tra di noi autori della rapina, io personalmente ho accompagnato M. E. da Rango al quale M. E., in mia presenza, ha consegnato la somma di 8.000 euro quale fiore. Come sopra accennato il gruppo di Castrolibero è altresì dedito a spacciare stupefacenti di cui si approvvigionava da Rango. In proposito il fatto che Rango smerciasse personalmente stupefacenti mi consta direttamente poiché in un’occasione, che risale al 2011, egli mi ha consegnato presso la sua abitazione 100 grammi di cocaina affinchè la girassi a M. E.

Nella stessa circostanza Rango mi ha fatto omaggio di 50 grammi di fumo. Mi risulta che il Rango nascondesse la droga all’interno del magazzino posto al piano terra dello stabile dove abita la sua famiglia. Rango riforniva di stupefacenti, in particolare cocaina, anche D. M., il quale, per come ho appreso direttamente dalla sua viva voce, è stato battezzato da Rango.

Per disposizione dello stesso Rango, il D. M. presiede al traffico di stupefacente che si svolge nella zona compresa tra i paesi di Marano Marchesato e Principato, San Fili e Cerisano, il che implica che D. M. dispone dei suoi cavalli in ognuno dei paesi indicati. D. M. in questa attività si avvale della collaborazione del suo braccio destro, A. R. di Marano, ed altresì lo coadiuvano D. B.- F. V. detto “B….” – G.C. e suo fratello – U. C. e altri ragazzi che non so indicare.

Mi risulta che il clan Rango/Zingari si serve per lo spaccio di marijuana, hashish e cocaina, in Cosenza, anche di D. T. e di A. F., entrambi abitanti nella zona dello stadio…”.