Le dieci “cose importanti” del Cazzaro Verde (di Andrea Scanzi)

di Andrea Scanzi

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Perso dentro un film che ovviamente non ha visto, o se lo ha visto non ci ha capito nulla come gli accade ogni volta che ascolta i da lui amati (?) Gaber e De André, Matteo Salvini sta ancora lì dentro Ecce Bombo di Nanni Moretti a chiedersi se lo notano di più se sta a casa o se invece alla festa alla fine ci va. Nell’attesa che sciolga tale micragnosa nonché angosciosa riserva, ieri ha fatto sapere che non andrà dal Presidente del Consiglio perché ha molte cose più importanti da fare. Per una volta ha ragione: la sua vita è oltremodo satura di attività meritorie e irrinunciabili. Per esempio queste.

1. Paragonarsi ad minchiam a Enrico Berlinguer, come ha fatto ieri sostenendo che non pochi valori cari al leader del Pci siano ora baluardi della Lega, e dimenticandosi che – se Enrico fosse vivo e se lo trovasse davanti – gli farebbe fare la Salerno-Reggio Calabria a forza di calci nel culo. Anzi nel “deretano”, perché Berlinguer era un uomo garbato. E ancor più misericordioso.

2. Postare a raffica foto di gattini, che peraltro lo querelerebbero se sapessero di essere sfruttati da un molossoide come il Cazzaro Verde. Tali gattini dovranno essere ora intenti a mangiare sardine (finissima allusione politica) e ora a farsi scotennare (possibilmente arsi vivi) da migranti scritturati ad arte per interpretare la parte della carogna da dare in pasto al “popolo del web”. Livelli altissimi.

3. Commentare con entusiasmo orgiastico i fatti di cronaca nera, ma solo se questi vedono i “clandestini” nella parte del cattivo e gli italiani in quella delle vittime. È qui che Salvini si butta sulla notizia con l’entusiasmo dei gatti (appunto) ai budelli. Quando invece le parti si invertono, e magari l’omicida è italiano e la vittima straniera, i social di Salvini – come pure della Meloni – si rifugiano stranamente in un assordante silenzio.

4. Organizzare ameni assembramenti in tempo di pandemia, togliendosi la mascherina anzitutto quando non deve e fregandosene del distanziamento sociale. Qualcuno storcerà il naso? Null’altro che “zecche”, “radical chic” e “ubriaconi dei centri sociali”. Anche se, di solito, a criticarlo per tali atteggiamenti è gente come Massimo Galli: non proprio un punkabbestia.

5. Rischiare di vanificare operazioni delle forze dell’ordine twittando a casaccio prima che tali operazioni siano pienamente compiute. Tale pratica è però cara a Salvini quando è al governo e finge di stare al Viminale. Ne consegue che, al momento, qualche ora libera da dedicare a quel mona di Conte forse ce l’ha.

6. Stringere le mani a capi ultrà dalla fedina penale diversamente intonsa, meglio ancora sorridendo estasiati. Giusto per peggiorare con orgoglio il contesto di per sé post-atomico.

7. Intervistarsi da solo nei salotti benevoli di “ciao Massimo”, “grazie Barbara”, “è vero Nicola”. Se invece il Salvini carambolerà dalle parti di persone vieppiù esecrabili come Berlinguer, Floris, Formigli o Gruber, raccatterà puntualmente delle figure da pinolo al cui confronto Vittorio Feltri parrà astemio.

8. Imbastire dirette Facebook davanti a quattro gatti, magari sui gradini del Campidoglio (sperando che qualcuno lo riconosca). Oppure rispondere a tarda notte su Instagram alle domande dei fan, svelando che “no, non pippo cocaina”. Per poi scofanarsi tutto d’un fiato un bel mirto all’una di notte, con agio e ancor più con atarassia.

9. Ingozzarsi di ciliegie come un dromedario bulimico, possibilmente a favor di telecamera e meglio ancora mentre quello accanto a lui parla di bambini morti.

10. Fare il “modello Giuditta” di elegantissime felpe extralarge con su scritto “Cagliari”, “Firenze”, “Montemarenzo”. O se preferite anche solo “Stocazzo”.

È proprio vero: quest’uomo lavora troppo e per Conte non ha proprio tempo. Daje Matte’!