Da qualche giorno, come redazione, abbiamo deciso di aprire una rubrica settimanale, che speriamo diventi quotidiana, dal titolo, vista la novità: dillo all’assessore Bisceglia.
E così abbiamo iniziato ad ascoltare storie di varia umanità e di famiglie che vivono in povertà a Cosenza. Non che non lo facessimo anche prima, ma questa volta abbiamo voluto che a parlare dei loro bisogni fosse proprio chi questa condizione vive.
Lo scopo è quello di meglio comprendere, quando parliamo di povertà, ascoltandolo in “presa diretta”, di cosa ha realmente e concretamente bisogno chi ha poco o niente, e di portarlo all’attenzione dell’assessore alla povertà Bisceglia. Vogliamo che siano proprio loro a declinare quali sono le urgenze e le priorità che affrontano ogni giorno, per poter mettere insieme il pranzo con la cena. E da qui chiedere alle istituzioni che hanno il dovere di ascoltare, rappresentate dall’ex monaco, una “mano di aiuto”.
Ieri in redazione è venuto a trovarci Maurizio, con la moglie Angela e la figlia di 8 anni Jessica. Un inciso: tutti quelli che hanno accettato o si sono proposti a raccontarci la loro storia, hanno chiesto di restare anonimi, almeno pubblicamente. Ma qualora le istituzioni, cioè l’ex monaco, o qualche benefattore intendesse intervenire, per dare “una mano” può contattare la redazione (l’ex monaco sa bene come trovarci) e saremo lieti di fornire le vere generalità delle persone, le quali ci hanno autorizzato per questo. Per cui i nomi che usiamo sono fittizi.
Purtroppo a Cosenza, e non solo, ci vergogniamo della nostra povertà. Abbiamo paura del giudizio che gli “altri” possano dare delle nostre condizioni. Ma allo stesso tempo, oggi, come ieri, sentiamo il bisogno di chiedere aiuto a qualcuno. Le difficoltà diventano ogni giorno sempre più gravose e il rischio di “sprofondare” definitivamente sempre più concreto. La forbice tra il ricco e il povero si allarga sempre più, e la possibilità, per il povero, di trovare soluzioni ai suoi problemi diventa sempre più complicata. Ma veniamo alla storia.
Maurizio è un pregiudicato e vive nella città antica, insieme a moglie e figlia. Maurizio, da quando ha scontato la sua pena, non ha mai più commesso altri reati. L’arrivo della figlia lo ha cambiato radicalmente. Dalla sua uscita dal carcere all’oggi ha sempre cercato di lavorare. Ha fatto di tutto, non si è mai sottratto a niente. Sempre, come si usa a Cosenza, rigorosamente a nero. 10 mesi lì, 8 mesi la, una settimana di sopra, 3 di sotto, e così via.
Fa di tutto: dalle pulizie, al manovale, al trasportatore. E’ uno che si adatta, e da tempo come succede a tanti cosentini si arrangia. Riesce a portare a casa quando va bene 400 euro al mese. La moglie, Angela, anche lei si dà da fare. Lavora per dieci euro al giorno, per qualche ora, come donna delle pulizie. Pulisce qualche ufficio in città. Quando gli va bene lavora 5 giorni alla settimana, per un totale di 50 e qualcosa euro. Poco più di 200 euro mensili. Che sommati a quelli del marito fanno 600 euro.
Per fortuna, ma dipende dai punti di vista, a vedere la fatiscenza, non pagano un caro affitto. La mensilità è di 150 euro, per due stanze bagno e cucina, messi alquanto male, come tantissime abitazioni nella città vecchia. 70/80 euro di luce mensile (generalmente 150 a bimestre), e fanno 230 euro. Sottratti dal totale, restano 370 euro con cui fare la spesa e comprare il necessario per la figlia. Insomma per le esigenze personali e di famiglia, Maurizio ha a disposizione poco più di 12 euro al giorno. Capite, come capiscono tutto coloro i quali vivono le sue stesse condizione, che con questa cifra non si fa molto. Questo il quadro. Andiamo alle richieste.
Maurì, cosa chiedi all’assessore alla povertà, visto che di te si può dire che sei povero?
- Quello che chiedo come prima cosa è un lavoro serio quotidiano e normalmente retribuito. Mi adatto a fare di tutto. Ancora me la sento a portare pesi. Ma so che per questo problema poco possono fare l’assessore e il sindaco, e allora chiedo una mano con un buono spesa, fin quando non trovo un lavoro con uno stipendio normale, di 5/7 euro giornaliero, come quello che danno agli impiegati del comune, da spendere, appunto, in un supermercato della città. Questo ci permetterebbe di destinare qualcosina, 2/3 euro al giorno per le esigenze scolastiche di nostra figlia. Tipo il panino al burro come gli altri bambini e il succo di frutta. Per il materiale scolastico non c’è problema, perché devo dire la verità, ci aiuta una associazione di brave persone. Le danno tutto, quaderni, colori, album, penne e pure lo zainetto. Ecco in questo momento mi servirebbe questo. Ogni tanto vado pure alla parrocchia per il banco alimentare. Ma non ti danno niente. Cioè ti danno un po’ di chili di pasta, 3 litri di latte, un pezzo di formaggio quando c’è, e cose così. Il mio problema non è comprare un mezzo chilo di pasta che al discount pago 30 centesimi. E poi quello che ti danno secondo loro ti deve bastare per un mese. Il problema è la bombola del gas, l’olio, la carne, il pesce, le merendine, i prodotti per l’igiene personale e della casa. Non è che quelli del banco possono pensare che io tutti i giorni a mia figlia gli do riso squadatu. O no? Non pretendo, per carità, vorrei lavorare per comprarmeli da solo queste cose, ma non ce la faccio, nonostante mi sbatto a lavorare. Ecco, è questo l’aiuto che chiedo per il momento all’assessore. E a questo problema non voglio aggiungere, come hai visto bene, il problema della casa. Perché so che nonostante le mie condizioni non siano “nella norma”, c’è chi sta peggio di me. Ringrazio padre Fedele se vorrà aiutarmi, e anticipatamente lo ringrazio.