Lettera di una professoressa (delusa)

LETTERA DI UNA PROFESSORESSA

La scuola è sempre stata una fucina di continui cambiamenti. Le società cambiano, le mode mutano, il progresso va avanti con sempre più elevata velocità, e i luoghi deputati alla   formazione del cittadino  necessariamente non possono che essere dinamici, flessibili ai cambiamenti.

Inclusione, autonomia, flessibilità sono i termini che caratterizzano in maniera forte quella che è la scuola oggi. Tante operazioni politiche in corso in questi anni, tante formule di miglioramento proposte, tante attività inserite nei tradizionali programmi, tanti tentativi di sperimentazioni al fine di rendere qualitativamente elevato il sistema scolastico.

Propaganda, oramai divenuta retorica, è “la centralità degli alunni” nel complesso sistema di insegnamento-apprendimento, che ha portato, nel corso degli anni a rendere marginale la figura dell’insegnante e, ancora di più, a posizionare in una zona di ombra le complesse attività  del docente nelle aule scolastiche.

La scuola è una palestra di vita, non è sicuramente ricettacolo di nozioni mnemoniche e sciroppetti moralistici, ma resta comunque un luogo di apprendimento e di informazione-formazione unico e di ineguagliabile valore all’interno di uno stato sociale. Questo valore va tutelato, protetto, curato, in maniera mirata e continua, sostenendo con forza quella che è l’azione del maestro, docente, insegnante, attore principale della qualità dell’istruzione e formazione.

La figura del docente non sempre, oggi, è rispettata dai Dirigenti scolastici, che per “fare quadrare i conti”, meglio, “i tornaconti”, utili a valutazioni scolastiche positive, usano toni minacciosi e non lasciano apertura al dialogo sereno.

La figura del docente non sempre, oggi, è in sereno rapporto con il personale di segreterie, che utilizza toni e stili di ricevimento, spesso, irriverenti ed irrispettosi. Le segreterie, nelle scuole, sono realtà  che interagiscono poco con i  professionisti della didattica e non sempre con il riguardo dovuto. (Viene meno,a volte, anche un semplice “Buongiorno”)

La figura del docente, che si trova a vivere, in alcuni casi, situazioni oggettivamente ingestibili in aula, viene duramente sottoposta alle critiche del personale ATA, che, guarda caso,allorquando viene in contatto diretto con i ragazzi, non riesce a cavarsela  neanche per pochi minuti.

La figura del docente, in subordine alla centralità degli alunni e,  conseguentemente alle loro famiglie, è bistrattata, schiaffeggiata (si pensi a spiacevolissimi fatti di cronaca recente), criticata, osteggiata, danneggiata in quello che dovrebbe essere il ruolo sociale forte ed importante in ogni paese che si definisce democratico.

E’ necessario che la figura dell’insegnante ritorni in auge a livello sociale. La “Buona Scuola” non potrà mai realizzarsi  se questo malessere (ingiustizia sociale, per me), che, quasi sempre, silente o no, continua a smorzare entusiasmo, energie, valore ai docenti e, di conseguenza, alla qualità del servizio che erogano.

La centralità dell’allievo, non deve essere intesa: “l’allievo deve ottenere tutto, anche se non ha fatto nulla per raggiungere gli obiettivi desiderati”, ma nel fatto che l’attività del docente debba essere  ponderata, studiata, pensata, proposta, in funzione di quelle che sono le attitudini di ogni singolo allievo; non si deve operare sulla classe, ma su ogni singolo discente, al fine di tutelare diritto all’apprendimento di ogni ragazzo che nella scuola “vuole” crescere e formarsi come uomo e cittadino del domani.

Questo delicato e, nel contempo, non facile compito del docente deve, però, essere riconosciuto all’interno ed all’esterno di ogni singola scuola, deve essere tutelato e protetto, deve portare il docente ad occupare posizione di grande privilegio e, perché no, di notevole prestigio nelle aule.

Solo così si potrà riportare la scuola a livelli di qualità elevata, si potrà farla uscire dalla palude della burocrazia becera, si potrà ridare slancio, entusiasmo, valore alla formazione che è alla base di un Paese democraticamente sano.