Lettere a Iacchite’: “Astrazeneca, qual è la verità? E come si fa a dare fiducia a Ema e Aifa?”

Gentile redazione,

vorrei esprimere il mio timore, che del resto mi sembra abbastanza condiviso da tante altre persone, sul caso del vaccino Astrazeneca.

Sono una persona che ha superato i settanta anni, che ha combattuto con un tumore e che ha altre patologie; dico questo perché so benissimo che in caso contraessi il covid per me le possibilità di superarlo sono obiettivamente poche. Pertanto, a differenza di chi continua a strepitare e lamentarsi per la movida interrotta, per l’apericena mancato o per le sospensioni delle feste a base di alcool e altro, io non mi lamento neanche di non poter abbracciare  i miei cari da molto tempo e di dovere  accontentarmi di sentirli telefonicamente e vederli ogni tanto in videochiamata. Sto aspettando il vaccino come unica soluzione a questa  tragedia mondiale e sono ansiosa di farlo. Ma adesso c’è un sospetto che mi riempie di timore e c’è la perdita totale di fiducia negli organismi e nelle persone che già da tempo hanno dimostrato di non meritarla. Come si fa a dare credito a chi non fa altro che nascondere la realtà e veicolare una menzogna dopo l’altra? Come si fa ad avere fiducia nell’OMS che non ha avuto la forza di opporsi alla Cina né nei primi mesi della pandemia né in seguito per cui ancora oggi non sappiamo veramente  perché e come il Covid 19 è esploso e si è diffuso?

Come si fa a dare fiducia all’EMA e all’Aifa?

Proprio per Astrazeneca in un primo tempo era stata autorizzata la somministrazione solo per persone fino a 55 anni e senza patologie; poi  è stata  innalzata l’età a 65 anni e in seguito si è stabilito di somministrarlo a tutti senza limiti di età!

In un tempo così ristretto non c’è stata certamente la possibilità di verificare in modo corretto l’assenza di effetti collaterali negativi anche molto pesanti.

Adesso ci viene assicurato che  l’incidenza percentuale delle trombosi non è mutata, che le trombosi sono eventi ricorrenti nella  popolazione e quindi il vaccino Astrazeneca non ha alcuna incidenza sui decessi avvenuti  a poche ore o pochi giorni dalla vaccinazione. Poi, però,  gli stessi organismi e personaggi dichiarano che si tratta non di semplici trombosi   la percentuale viene riferita a queste) ma di trombosi cerebrali rarissime. Ora è semplice obiettare che se si tratta di trombosi rarissime non si può prendere a riferimento l’incidenza delle comuni trombosi ma bisogna verificare il tasso di percentualità tra popolazione vaccinata e popolazione non vaccinata riferito a quelle esplicite rarissime forme di trombosi, altrimenti è solo una presa in giro e una menzogna che espone proprio i più fragili al rischio di perdere la vita.

Qualcuno, forse più sincero o forse più cinico o entrambi, ha detto che comunque i benefici del vaccino sono innegabilmente maggiori del rischio perché i decessi  rappresentano una percentuale molto piccola, “dei decimali”, rispetto al numero di persone immunizzate e questo è ciò che si deve guardare. Detto in altre parole la perdita di pochi per la salvezza di molti è qualcosa che va bene. Con buona pace della coscienza. Starebbe bene anche a me ma solo se si fosse fatto davvero tutto il possibile per scongiurare il rischio o, perlomeno, ridurlo al minimo possibile.

Ma tutto questo è stato fatto? Oppure ci sono interessi che nulla hanno a che vedere con la salute e la salvaguardia della vita dei cittadini che impediscono di rimandare al mittente il vaccino Astrazeneca e sostituirlo con altri meno pericolosi.

Francamente, ormai, distrutta la fiducia, ognuno è libero di fare le congetture più diverse e si sa benissimo che il vaccino è un affare multimiliardario a livello mondiale. Ormai la mancanza  di coerenza, di professionalità e di etica nonché il cinismo sono talmente evidenti nei discorsi di tutti quelli che  a vario titolo affollano i media  che non  ci si può  meravigliare se le persone, “il popolo” quelli che, per dirla tutta, non contano niente, hanno perso completamente la fiducia nei politici, negli scienziati, in tutti coloro che per ruolo e professione avrebbero dovuto proteggerli ma invece di trattarli da esseri umani a cui si deve rispetto li trattano come pecore, animali docili e dominabili,  da mandare nella direzione scelta per loro.

Forse è per questo che si parla di immunità di gregge, perché ci vedono come pecore.

Distinti saluti

Flaviana Perna

Castrolibero, 21 marzo 2021