Lettere a Iacchite’: “Calabria. La triste realtà di un corriere consegna pacchi sfruttato da un sistema senza regole”

Buonasera,

per ovvie ragioni, che credo sia inutile star qui ad elencare, ho la necessità di chiedere che qualora decideste di pubblicare questa mia lettera lo facciate in forma anonima; ma credo sia giusto che si faccia informazione sulle condizioni inaccettabili in cui lavorano tanti padri di famiglia in un settore che ormai è diventato importante ed è in continua espansione.

Si parla tanto di tutela dei diritti dei lavoratori, i sindacati vanno in giro a riempirsi la bocca di paroloni, le istituzioni in pompa magna altrettanto e poi non ci si accorge della situazione gravissima che gravita intorno ai lavoratori del settore logistico ovvero i corrieri, coloro i quali ogni giorno bussano alle case di tanti per la consegna dei pacchi e delle spedizioni.

Vi racconto brevemente una storia di una persona che più di 10 anni fa decide di intraprendere questa attività. Gli viene chiesto di aprire una attività di trasporto (con annesse spese burocratiche comprensive di corso di formazione del costo di 1500€) e acquisto di un mezzo. Ebbene, dopo neanche un anno gli viene imposto l’acquisto di un mezzo nuovo per politiche imposte dall’alto con conseguente sobbarco di una notevole spesa.

Ma stringiamo i denti e andiamo avanti in condizioni di lavoro a dir poco assurde perché mio marito lavorava più di 15 ore al giorno senza neanche la possibilità di ferie o malattia …ma “sei ditta individuale“ dicevano “per cui se non lavori non ti paghiamo“ e quindi pieghi la testa e vai avanti …

Dopo neanche un anno dall’acquisto del mezzo l’azienda decide di non voler più lavorare con i padroncini e li obbliga a chiudere l’azienda ed entrare in una società cooperativa come soci lavoratori dove accade veramente l’assurdo. Mio marito, assunto come lavoratore dipendente part time nonostante lavorasse anche 15 ore, continua a tutti gli effetti ad essere trattato come azienda e quindi continua a pagare le spese di gestione del mezzo e continua a non godere dei diritti di un lavoratore dipendente… Per anni (quando ancora non c‘era l’assegno unico) non percepisce gli assegni familiari e per anni viene assunto e licenziato ogni due anni da aziende diverse che comunque alla fine rispondevano sempre alla medesima azienda madre.

Per anni lo stipendio di mio marito veniva calcolato con una tariffa giornaliera stabilita a priori da cui venivano decurtati 500€ mensili come quota di socio lavoratore e tutte le spese relative alla gestione del mezzo compresa manutenzione e assicurazione e carburante e servizi senza la possibilità di detrarre nulla… Di punto in bianco più di un anno fa l’azienda decide che lo stipendio anziché calcolarlo a tariffa giornaliera sarebbe stato calcolato a consegna … Per qualche mese le cose vanno con molte difficoltà (visto che il mezzo ormai usurato cominciava a dare parecchi problemi) poi il lavoro diminuisce e per poter fare un numero minimo di consegne che permettesse di uscire con le spese mio marito è costretto a macinare chilometri, ma dopo sei mesi in cui per 15 ore di lavoro arrivano buste paghe da 1000 euro decidiamo di cambiare perché per noi con un mutuo sulle spalle era veramente pesante, tanto più che proprio sembravano non voler capire le esigenze di una famiglia e a febbraio continuavano a far vedere a mio marito ciò che avrebbe guadagnato sotto le feste natalizie con aumento di lavoro come se mia figlia per mangiare potesse aspettare Natale da febbraio che eravamo …

Detto ciò decidiamo di cambiare azienda, parliamo con un responsabile di altra azienda (attenzione stiamo parlando di grosse aziende e non di aziende piccole) che ci prospetta una situazione finalmente più chiara con uno stipendio non dico giusto ma accettabile; ci prospetta una realtà dove i diritti dei lavoratori vengono rispettati un po’ di più e lui stesso si presenta come una persona corretta e comprensiva .Ci prospetta un contratto a tempo determinato ma in ogni caso ci fa capire che, pur non potendo garantire nulla, sicuramente mio marito avrebbe trovato una certa stabilità …. E quindi si inizia questa nuova esperienza dove quantomeno gli orari erano più umani e mia figlia finalmente poteva godersi un po’ il padre dopo anni.

Ma la favola dura poco perché un mese fa letteralmente dalla sera alla mattina gli viene comunicato che per dei tagli aziendali decisi ai vertici lui il giorno dopo non potrà più lavorare … Immaginate cosa abbiamo potuto provare in quei momenti soprattutto davanti alla freddezza di quella persona che tanto si era dimostrata corretta, ma che ora non si degna nemmeno di rispondere al telefono e si preoccupa solo che mio marito consegni divisa e strumenti. Ma ha idea questa persona di cosa significa lasciare una persona in questa situazione così su due piedi? Capiamo che le aziende a monte decidono e certe cose non dipendono da chi deve mettere in atto ciò che dall’alto viene deciso ,ma ci vuole anche un minimo di rispetto e umanità.

Ma L’assurdità non è ancora finita: mio marito è a casa da un mese, è stato obbligato a consegnare divisa e strumenti di lavoro ma ancora è assunto. Nessuno gli comunica la sua posizione, non rispondono alle e-mail di sollecito in merito e ci troviamo in un limbo. Siamo stati ovunque e tutti ci assicurano che in queste condizioni lo stipendio lo devono comunque corrispondere altrimenti si può aprire una vertenza ma capite bene che la cosa comunque è preoccupante perché io ad oggi non so se arriverà lo stipendio oppure no e quando arriverà. Ma la mia domanda è: si può lasciare un essere umano in queste condizioni ?Almeno licenziatelo o quanto meno comunicate qualcosa.

In questi giorni abbiamo scoperto anche tante altre anomalie e mi rendo conto che purtroppo questo settore, nonostante le inchieste di caporalato che hanno portato al
Commissariamento di aziende, continua ad essere gestito in maniera scellerata. I lavoratori continuano ad essere sfruttati senza nessuna tutela e la cosa grave è che le istituzioni sanno ma non fanno nulla… Anche i sindacati sembrano dormire davanti a queste situazioni.

Personalmente so che questo mio sfogo non serve a nulla e probabilmente non cambierà nulla ma d’ora in poi quando aprirete la porta a queste persone sappiate che avete davanti padri di famiglia costretti a lavorare per una miseria e in condizioni da terzo mondo; costretti ad accettare tutto ciò per portare uno stipendio a casa in una realtà che purtroppo non offre molte alternative e di ciò lor signori se ne approfittano.

Lettera firmata