Emergenza sanitaria in Calabria, a Catanzaro una sola ambulanza… é capitato che il 118 dopo 3 ore che era stato chiamato per una presunta emorragia non sia mai arrivato e nonostante i solleciti telefonici, si è dovuta chiamare l’ambulanza privata... e la volta precedente sempre con sospetta emorragia, non c’era personale sufficiente.
Ad Occhiuto non interessa sapere che una sola ambulanza serve l’intera Città di Catanzaro.
Accade anche che un paziente anziano che entra miracolosamente in un reparto per degli accertamenti, ne esca in uno stato pietoso, a causa della formazione di piaghe di decubito non trattate, emorragia per incapacità dei dosaggi di eparina, iposodiemia, infezione urinaria ospedaliera. A ciò si aggiungono le dimissioni dopo 14 giorni di una paziente con uno stato critico causato dalla degenza e dalla incapacità dei medici di chiedere anche una semplice consulenza medica del nefrologo o di altro specialista. Così accade che il paziente venga abbandonato al suo destino senza un’assistenza infermieristica o medica continua, cosa che ha aggravato lo stato del paziente anziano.
É possibile che anche nel capoluogo calabrese il diritto alla salute non venga più garantito, a causa anche della carenza del personale ma anche per la paura di responsabilità: si preferisce dimettere piuttosto che curare un paziente anziano? Se così fosse anche il Gemelli avrebbe dovuto dimettere il Papa dopo soli 15 giorni… L’integrazione con l’università sembra essere solo sulla carta (o al massimo per gli interventi che riguardano Occhiuto e qualche suo amico…) ma di fatto nei reparti si vedono pochi medici e sempre gli stessi. Allora in cosa consiste realmente questa integrazione? Non é più accettabile che chi arriva in ospedale per curarsi ne esca se tutto va bene in uno stato pietoso.
Le dimissioni protette non vengono richieste da un reparto ospedaliero per persone non autosufficienti, prevalentemente anziani o disabili, che hanno bisogno di una continuità di cure ed assistenza nel delicato passaggio dal ricovero ospedaliero al rientro al domicilio o in un altro contesto di cura.
Possibile che siamo ancora all’anno zero?
Il problema è poi l’assistenza domiciliare: dopo una richiesta con il medico di famiglia, se tutto va bene dopo 10 o 20 giorni mandano un infermiere per 2 giorni a settimana…
Quindi emergenza sanità ma soprattutto anziani abbandonati a se stessi e l’unica via d’uscita è spesso abbandonarli al loro triste destino in una Rsa o peggio in una clinica psichiatrica.
Non restiamo a guardare ma denunciamo questo stato in cui spesso si trova l’anziano malato caricando la famiglia di responsabilità e di un peso economico non indifferente.
Lettera firmata