Lettere a Iacchite’: “Cosenza, il cimitero versa nel degrado”

Ogni angolo della città parla di civiltà… ma non sempre è così. In occasione delle festività natalizie come ogni anno, scendo a Cosenza per poter vivere questi momenti con i miei cari, e poter respirare gli angoli di una città che mi ha cresciuto e riempito l’anima.
Anche in questi giorni ognuno di noi, non può far finta che manca qualcuno che è stato vita e gioia come un caro ormai estinto, che ora vive solo “in altro modo” il Natale insieme a noi, e così è affettuosamente d’uopo visitare i propri cari al cimitero.

Come ogni Natale così mi sono recata in visita al cimitero della mia bella città: Cosenza… piena di luci, abbobbata a festa, forse l’unica città in Italia, per chi non lo sapesse, ad avere il prezioso Museo a cielo aperto Bilotti che nel 2019 il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, ha dichiarato come collezione “d’interesse storico e artistico”, sito sul corso Mazzini, dove passeggiando si può ammirare un Modigliani, un Picasso…

Appena vai dove le luci sono fioche o spente, trovi il degrado più totale.
Ho purtroppo potuto constatare il degrado di una parte storica ed importante del cimitero di questa città tutta infiocchettata a festa.
Gradini rotti e pericolosi, scale destabilizzate nella struttura, che non offrono alcuna sicurezza specie agli anziani che, come mia madre, evitano di recarsi in questo luogo, per timore di farsi male. Potrebbe controbattere qualcuno sottolineando che esiste un altro accesso molto più stabile e sicuro da percorrere, e ci sta non replico!! Ma e sottolineo MA, mi si dovrebbe spiegare il degrado in cui verte la Cappella comunale.

L’altare con maioliche di probabile manifattura partenopea, è completamente ricoperto da calcinacci, come il pavimento che non esiste quasi più da quello che si può scorgere, e le panche pietosamente impolverate da intonaco. Ricordo quando ero piccola, che mio padre passava sempre da li prima di andar via dal cimitero, segnandosi col segno di croce in rispetto di quel luogo, che ahimè ad oggi nessuno riconosce.

Luci, concerti, turismo, vanità spreco e poi… una delle parti della città a cui portare silente e oneroso rispetto in ogni suo angolo, è abbandonata a se stessa; so per certo che il mio rimarrà uno sfogo , ma come dicono nella città che da anni mi ha adottato “ncop a stu fatt aggia sfugà”.
Spero che tutto questo degrado andrà mano mano eliminato, e che almeno quella cappella possa tornare ad essere decentemente ripristinata e resa decorosa.

Una calabrese, Francesca Catalano