Lettere a Iacchite’: “Cosenza, il pronto soccorso è sempre un lazzaretto e il Covid è diventato una scusa”

Non ho mai segnalato nulla e non so come funziona il tutto ma ora mi sento in dovere morale di farlo, per paura o per altro… la Calabria è quello che è. Uno schifo, mi vergogno di essere calabrese.

Giorno 13 Febbraio mio nonno, non vedente, allettato, quindi non può deambulare, è stato trasportato d’urgenza in ospedale per una trasfusione “urgente”… causa: emoglobina bassa.
Noi per nostra sfortuna viviamo in provincia di Cosenza, e l’ospedale in questione è l’Annunziata. La situazione è veramente tragica, le racconto la storia.
Mio nonno ha 93 anni, dopo 2 anni allettato a casa è stato curato con i migliori medici a pagamento, la ferita veniva medicata due volte a settimana, e la settimana prossima avrebbe dovuto iniziare la radioterapia per alleviare gli atroci dolori della malattia.

Dal momento che lo vedevamo molto stanco abbiamo provveduto a fargli fare le analisi e il risultato dell’emoglobina era molto basso.
A malincuore lo abbiamo trasportato in ospedale, al pronto soccorso. Perché dico a malincuore? Perché il pronto soccorso è un lazzaretto. Dal momento in cui il covid non lascia passare nessuno, mio nonno è stato due giorni sulla barella senza coperta, senza acqua, cibo e terapia medicale.

Arriva giorno 16, non è cambiato nulla, nessuno ci fa entrare, nessuno risponde ai centralini (ci avevano detto che potevamo chiamare la sera per avere informazioni, ma stiamo chiamando da giorni, il centralino centrale sposta la chiamata ma nessuno risponde), nessuno sa nulla, i medici si nascondono con “ma siamo pochi”.
I medici non hanno voluto neanche la cartella medica e il nonno, che muove solo la testa, è stato chiuso in una stanzetta con altre sei barelle occupate. Un lettino è separato dall’altro solo da un separé di tessuto…un lazzaretto…per non parlare del rischio covid.

Vi scrivo veramente con le lacrime agli occhi. Figuratevi che per avere queste poche informazioni abbiamo informato amici e parenti… perché cosi funziona in Calabria, se non hai amici non sei nessuno. Ma purtroppo nessuno fa nulla, alcuni potrebbero farlo ma se ne lavano le mani…proprio perché non sei nessuno.
Il covid ha messo in ginocchio la sanità? Vero! In Calabria lo era già da tempo, ma ora lo utilizzano come scusa…non è possibile che chi non ha il covid debba morire e lasciato solo in una stanza come un animale in gabbia…

Si il personale è poco? Beh se fosse cosi non si assumerebbero la responsabilità di accogliere pazienti per poi aspettare che muoiano. E’ disumano. Questi sono gli stessi che fanno favoritismi ai parenti, gli stessi che invece di assumersi le responsabilità sparlano per poi nascondersi dietro “io sono solo, non posso fare 100 cose”.

Ho provato anche a chiedere a terzi ma rispondono sempre allo stesso modo “sai quanti vengono con la stessa richiesta?”… e con questo ? dobbiamo sottostare alla consuetudine?
In tutto ciò la trasfusione è stata fatta solo dopo due giorni, beh la carenza effettivamente c’è ma un ospedale SALVA le persone o sbaglio, o almeno tenta nel farlo?

Solo ieri siamo stati informati di quel poco che potevamo sapere, quindi abbiamo deciso di riportarlo a casa, farlo stare in compagnia con le cure che da 2 anni ad oggi ha sempre avuto. Il caso di mio nonno 93enne sarà l’ennesimo caso, dove un uomo muore per la sola colpa di essere anziano…
Spero che voi possiate fare qualcosa, forse non sarà molto, ma sarà l’ennesima vergogna che cadrà sulla nostra sanità cosentina.
Questa è una denuncia alla sanità calabrese e alle singole istituzioni territoriali che guardano solo ai propri interessi e non a quelli di una collettività carente di assistenza sanitaria, soprattutto chi veramente dovrebbe essere accudito con maggiore attenzione…e con cuore.

Lettera firmata