Buongiorno,
non so se può essere utile la mia segnalazione, ma da giorno 19 febbraio 2022 mia madre si trova presso il Pronto soccorso dell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza per un malore. La cosa strana che accade è l’invio di messaggi di aggiornamento, dallo stesso Pronto soccorso, sullo stato di salute di mia madre. Questi messaggi non trovano riscontro veritiero. Oggi ci domandiamo – io personalmente e mia madre, paziente cosciente e mentalmente stabile -, se altri parenti hanno riscontrato o potuto controllare tramite i loro cari se tutto quello che viene inviato tramite messaggio corrisponde al vero. Non posso e non voglio credere che tutto questo modo di fare sia un tutelarsi in caso di un decesso, quasi a voler dire : “noi abbiamo fatto di tutto”.
Vi inoltro pec da me inviata che forse spiega il tutto nel dettaglio.
Grazie
Alla Cortese attenzione:
del Direttore sanitario Azienda Ospedaliera Cosenza
al Primario PS Azienda Ospedaliera Cosenza
al Presidente Regione Calabria
al Direttore generale Dipartimento Sanità Ing. Iole Fantozzi
Spett. Aziende Ospedaliera e Sanitaria di Cosenza,
questa mia per mettere in luce tutto quello che succede sotti gli occhi dell’utente e sotto i VS occhi, per chi ancora crede che le cose possano cambiare.
Sabato 19 febbraio alle ore 14:00, mi recavo, insieme a mia madre, presso il Pronto soccorso dell’Annunziata a causa di un malore di quest’ultima. Premetto che mia mamma, ex Vostra dipendente ormai in pensione, è affetta da enfisema polmonare e ipertensione arteriosa.
Dal nostro arrivo fino alle ore 21:00 dello stesso giorno sono stati presi solo i parametri vitali (P.S.-P.D.-F.C.- S.%02) nel triage.
Alle ore 21:00 ricevo un messaggio sul mio cellulare nel quale venivano descritti gli interventi che erano stati fatti per mia madre, ma essendo io con lei e sapendo che non era mai stata toccata dall’arrivo, ho chiesto delucidazioni pensando persino che avessero sbagliato paziente… La risposta mi è stata data dall’infermiere del triage: “Sig.ra lei non ha capito non possiamo perdere tempo a spiegarle i messaggi…”.
Dopo nemmeno 5 minuti, la guardia giurata invita tutti gli accompagnatore ad uscire fuori. Mia mamma viene messa su un letto nella stanza n. 9 del Pronto soccorso e vengono ripresi solo i parametri e il prelievo per analisi.
Giorno 20 febbraio alle ore 9:00 ricevo sempre dal Pronto soccorso un nuovo aggiornamento della cartella clinica dove era ben scritto della somministrazione di soluzione fisiologica 500×3, ma ahimè parlando con mia mamma mi ha garantito che non avevano fatto nulla. Posso sicuramente credere a mia madre in quanto nei 40 anni di servizio presso la VS azienda ha somministrazione migliaia di soluzioni fisiologiche, quindi conosce bene ogni farmaco e ogni azione per somministrarlo.
Alle ore 15:00 io stessa mi recavo in ospedale per chiedere spiegazioni di quanto scritto sul messaggio, la Dott.ssa di turno, che oltretutto conosco di nome, mi fa entrare nella sua stanza senza sapere se io ero tamponata o meno ma solo per dirmi urlando che si era rotta il c…. di tutti, che lei lavorava dalle 8 della mattina e che in quel momento mia mamma stava facendo una flebo. Scioccamente la stessa mi porta da mia madre e io faccio notare che non solo mia mamma non aveva flebo ma nemmeno un ago al braccio, e domandando a mia madre se le era stata somministrato un qualsiasi liquido tramite flebo, la stessa smentisce il dire della Dott.ssa.
Sono andata via facendo notare alla Dott.ssa che la cartella clinica, non solo quella digitale ma anche quella cartacea che la Dott.ssa mi mostrava, redatta da un medico di un ospedale pubblico, costituisce un atto pubblico, attestante il decorso della malattia, pertanto ogni alterazione o modifica di tale documento integra il reato di falso in atto pubblico.
È inutile aggiungere che la sera del 20/02/2022 alle 21:00 arriva l’ennesimo messaggio dove si aggiorna lo stato di salute di mia madre annotando di un paziente diabetico… peccato che dal suo ingresso fino ad oggi non è mai stata misurata la glicemia a mia madre…
Infine voglio solo chiedervi di non rimanere inermi davanti a questo scempio, non solo il caso di mia madre ma di tutti quelli che si recano presso l’ospedale per chiedere aiuto. Non si può trattare nessuno come numeri e non ci si può tutelare con dei messaggi falsi, quasi a voler dimostrare in caso di un decesso che “noi abbiamo fatto di tutto…”. Mi dispiace, non è così: chi sceglie di fare un lavoro non può utilizzare le parole della Dott.ssa in questione.
Spero solo che quanto ho scritto vi faccia aprire gli occhi e vigilare di continuo senza fermarvi come di certo non mi fermerò io davanti a questa ingiustizia.
PS: poco fa sono stata contattata dal primario del Pronto soccorso, il quale vuole fare anche lui chiarezza sull’accaduto. Speriamo bene…
Lettera firmata