Lettere a Iacchite’: Cosenza, l’odissea di Pierino Magliari tra i boiardi di Palazzo dei Bruzi

Con la sentenza del Consiglio di Stato, l’Amministrazione Comunale dovrà regolarizzare gli otto dirigenti che rimasero fuori dopo aver vinto il concorso. Al Comune entrerà, quindi,  aria pulita. In questi ultimi decenni i dirigenti comunali hanno fatto il bello ed il cattivo tempo con le loro determine. L’Autorità Giudiziaria è stata di casa al Comune; vi sono stati anche rinvii a giudizio, che hanno provocato persino la morte di uno di loro, accolta con la massima indifferenza.

Da costoro sono stato un  bersaglio sin dal 1997, sindaco Mancini, che aveva cambiato il rapporto fiduciario con i dirigenti Collorafi (lottizzato dagli alllora Ds), Callea (lottizzato dal Partito Socialdemocratico), Adriano (di cui non saprei l’appartenenza politica).

Si inventarono per i propri settori un grande imbroglio nei miei confronti per i terreni di mia proprietà e della mia famiglia ed avevano previsto che il sindaco, dopo le mie supposte pressioni, potesse intervenire in mio favore e che tutto poi poteva ritornare come prima.

Il sindaco rimase impassibile, capì gli intendimenti ma aveva altro da pensare (all’infame processo di Palmi). Costoro avevano la copertura della segretaria del sindaco. Ognuno aveva una meta da raggiungere. Misero in giro la voce che l’impianto Tamoil a Vaglio Lise era destinato a me, ma non essendo così venne assegnato ad altri, Collorafi fu dirottato all’ATO, dove poi ottenne anche benefici familiari, gli altri rimasero in sede.

Inoltre si tentò di cedere “gratuitamente” ad una società locale un lotto edificabile di mia proprietà; tutto ciò avvenne dopo pochi giorni della morte di Mancini. Vanno anche messe in evidenza le diatribe del Palazzo della Sanità e la ristrutturazione dell’immobile alle Paparelle.

Il sindaco arrivava in Comune in carrozzella con i fedeli Davide e Vittorio. Eva Catizone succeduta a Mancini dovrebbe fare uno sforzo di memoria e dire quali furono i motivi che le consentirono di non dare seguito a quanto avevano in mente i signori dirigenti di cui sopra.

Gli ultimi mesi Mancini era in fase terminale, ma sempre lucido e combattente, conoscendolo credo che non avrebbe condiviso la mia protesta, però mi debbo difendere dagli sciacalli. Lo devo alla mia famiglia.

Se qualcuno dei citati si sente diffamato, consiglio non di annunziare querele, ma di presentarle al porto delle nebbie.

Caro Gabriele, se mi consenti la prossima la dedicherò ai miei legali legati al periodo, poi andremo tutti in ferie.

Pietro Magliari