Lettere a Iacchite’: “Cosenza, malasanità e mala umanità”

Caro direttore,
sono la figlia di un uomo di 85 anni e mi prendo cura di lui da sempre. Purtroppo è affetto da gravi problemi di salute e dato che non possiamo permetterci di partire per il Nord Italia per avere delle cure mediche migliori, ci siamo affidati alla sanità calabrese. Volevo segnalare quanto è accaduto la settimana scorsa  e mi creda che è stato un evento che mi ha davvero segnato. Mio padre da dieci anni prende un farmaco ed è assistito da una dottoressa che lavora nello studio Minerva a Piazza Fera.
Mio padre ha sempre avuto piena fiducia nella sua dottoressa, come è giusto che sia, anche se nonostante la sua esenzione per invalidità, continuasse a prescrivergli sempre farmaci a pagamento. Purtroppo, non avendo studiato, soprattutto medicina o farmacia, ci siamo fidati del medico e siamo arrivati a spendere circa 50euro al mese di medicine che per un pensionato e una precaria come me sono una bella cifra. Decido allora di chiedere chiarimenti a riguardo recandomi personalmente nel suo studio, ma la dottoressa mi liquida e mi tratta come una deficiente dicendo infastidita : Le medicine di suo padre non le da la mutua, sono a pagamento. Si rassegni.
Offesa dai suoi modi, decido di approfondire e mi reco all’Asp con le prescrizioni della dottoressa e con tutte le schede mediche di mio padre degli ultimi due anni. Li finalmente mi spiegano che i farmaci che mensilmente COMPRIAMO E PAGHIAMO, gli spettano per diritto, perché è invalido. In poche parole dovevano essere pagati dalla Regione Calabria e non da noi. Con le lacrime agli occhi dalla rabbia mi sono recata pochi metri dopo all’ufficio per il cambio del medico e ne ho scelto un altro a caso nella speranza sia più competente. Nonostante questo non mi sento affatto sollevata perché nessuno mai restituirà a mio padre tutti i soldi che ha speso per colpa dell’ignoranza del suo ora ex medico. Vorrei rivolgermi a tutti i medici della mutua che un tempo erano un punto di riferimento per il malato e per la sua famiglia chiedendo loro: Da quando i pazienti sono diventati solo dei numeri che vi fanno guadagnare tanti soldi? Da quando avete perso l’umiltà di informarvi meglio se qualcuno vi porge un dubbio o una domanda sulla propria salute? (Lettera firmata)
DIRITTO DI REPLICA
La dottoressa Anna Buffone, quale unico medico di medicina generale di sesso femminile del Centro Medico Minerva di Cosemza, precisa quanto segue.
Quello che ha scritto la signora non corrisponde al vero. Di recente, ho avuto solo una divergenza di opinioni con una farmacia di Cosenza in merito alla prescrivibilità di un farmaco a carico del servizio sanitario nazionale: della qualcosa ho, peraltro, già investito il sindacato di categoria FIMMG ai fini della tutela non tanto della mia persona, quanto dell’appropriatezza prescrittiva e, dunque, delle risorse del servizio sanitario nazionale che poi appartengono a tutti noi cittadini.