Lettere a Iacchite’: “Cosenza, noi talassemici in attesa di terapia cacciati fuori dall’ospedale”

Siamo l’Associazione Talassemici Cosenza, stiamo vivendo un periodo bruttissimo al Centro Trasfusionale di Cosenza, MALATI in ATTESA di TERAPIA messi fuori ad aspettare, vi chiediamo se potete pubblicare l’articolo sulle vostre pagine online. Grazie mille della vostra collaborazione.

Chiedevano di poter essere finalmente curati correttamente, si sono visti togliere le poltrone venendo letteralmente cacciati per strada.
Questa, seppur incredibile è esattamente l’estrema sintesi di quello che devono subire, loro malgrado, i talassemici presso l’ospedale di Cosenza.
Si è tanto parlato in questi mesi di sanità calabrese malata evidenziando conti e cifre che non tornano; ma il cuore del problema, forse, risiede più in profondità, vicino ai malati. essendo più affine all’etica che ad una partita di bilancio e proprio per questo il nostro caso è emblematico quasi “educativo”.

Dopo essere stati spogliati di tutto: reparto, cure competenti, presa in carico, medico competente, strutture degne (sottratte per farne uffici vuoti) ed essere portati in ambienti inadeguati dove viene violata bellamente ogni diritto alla privacy, i talassemici della nostra associazione hanno lottato per ben due anni con dignità e senza cercare clamore, chiedendo solo di non essere più abbandonati a se stessi, e puntando sulle responsabilità delle competenti istituzioni sanitarie che alla fine, interpellate, verificano e rispondono interagendo con i Responsabili Ospedalieri e del Centro Trasfusionale (dove sono in “cura”), indicando le criticità e disponendo, perentoriamente, le correzioni .

Ebbene, questo è stato evidentemente percepito come uno “smacco”, e deve essere stato davvero mal digerito dal responsabile del Centro Trasfusionale che in questi anni ha sempre negato ogni criticità e, per tutta risposta, ha pensato bene di modificare le procedure d’accesso al reparto, architettando per i talassemici una trafila infinita (ben 5 ore d’attesa minimo, solo per cominciare la terapia, caso unico in Italia) ed addirittura negando la fruizione delle poltrone trasfusionali e degli ambienti dell’Ambulatorio (se non solo al momento finale della trasfusione) cacciando letteralmente i malati dal reparto e costringendoli ad attendere in strada con 33 gradi all’ombra (in compenso quest’inverno saranno molti molti di meno…) con un ago cannula diritto piantato nel braccio senza nessun monitoraggio medico, rischiando infezione o incidenti con gli avventori che affollano le aree antistanti la struttura.

Una situazione pericolosa e kafkiana che il primario del Centro Trasfusionale giustifica con motivi di sicurezza….Noi non siamo riusciti a comprendere la sicurezza di chi ci si propone di tutelare così facendo, di certo non si parla della sicurezza dei pazienti talassemici (ma questo vale per qualsiasi altro malato) che necessiterebbero di un approccio esattamente opposto a quanto disposto per essere minimamente tutelati. E chi non ci sta…? Niente paura, si chiamano gli agenti di polizia che, da buoni padri di famiglia, capiscono la situazione, ma non possono fare altro che il loro dovere.

E quindi ben ci sta (come ci è stato detto in faccia tante volte)…proprio così: ci siamo meritati prevaricazioni e disagi, perché se fossimo stati in silenzio questo non sarebbe accaduto e sarebbe rimasto tutto come prima “…che è meno peggio di ora”… beh, a Noi viene la pelle d’oca solo a sentire un concetto come questo, che ci ispira inquietanti assonanze e che rientravano nel normale agire di personaggi familiari a tutti durante le frequentazioni scolastiche …. ma quelli li chiamavamo bulli e nulla avevano a che fare con la salute e la vita (nella sua accezione più classica ) delle persone.
I talassemici cosentini che ogni 7/15 giorni devono sottoporsi a questa delicata terapia trasfusionale salvavita e lo devono fare per il resto della vita, sono ormai abituati ad ogni sorta di privazione, ma non accetteranno l’inaccettabile e chiederemo con ancor più forza il rispetto dei diritti minimi, perché ormai non abbiamo più nulla da perdere e ci terremo stretta quella dignità che ci ispira ed è nostro ultimo patrimonio.

Associazione Talassemici Cosenza