Buongiorno Dott. Carchidi,
vorrei raccontare la mia esperienza presso il Poliambulatorio di Via Popilia: affetta da innumerevoli eritemi infiammati sulle palpebre e sul petto mi sono recata dagli specialisti dell’ASP.
Entrata dalla Dermatologa, non solo noto con rammarico superficialità – tant’è che la dottoressa non si alza neanche dalla sedia per analizzare le manifestazioni cutanee -, ma inizio a sentire continue lamentele relative al suo pensionamento e alla “seccatura di scrivere ricette”.
Tornata cinque giorni dopo per eseguire il patch test, regolarmente prenotato, mi viene detto, sempre dalla stessa dermatologa, di tornare tra venti giorni per via dei troppi pazienti, e che, se esente, non avrei avuto neanche il diritto di essere avvisata per un eventuale e ulteriore rinvio.
Mi ribello, com’è giusto che sia, e mi viene effettuato il test sennonché, il giorno dei risultati, ricevo le seguenti affermazioni: “Non posso redigere ricette perché è terminato il ricettario, non redigo nulla”, dato che la professionista stava facendomi uscire senza alcun documento (necessario per cambiare specialista) allora pretendo un referto medico, quantomeno attestante le risultanze del test, e così è stato…
La mia denuncia è la seguente: possibile che nel 2020 si debba ancora combattere per una sanità pubblica senza scansafatiche?
Lettera firmata









